Bari. Baci in strada contro l’omofobia

  

BARI Il traffico, nel caos delle otto di sera in pieno corso Vittorio Emanuele a Bari, è stato bloccato per cinque volte. Da cento persone, donne soprattutto, che volevano darsi un bacio di testimonianza. Che volevano testimoniare, davanti agli automobilisti -più incuriositi e divertiti che scandalizzati o infastiditi -e davanti a telecamere e obiettivi che non si può aver paura degli omosessuali. Ieri le associazioni baresi che si battono per il riconoscimento di pari diritti per tutti, hanno celebrato (anche) così la giornata internazionale contro l’omofobia. Il 17 maggio si ricorda la cancellazione dell’omosessualità dall’elenco delle malattie mentali, stilato dall’Organizzazione mondiale della sanità, avvenuto appunto il 17 maggio del 1990. Ed è un’occasione durante la quale si tenta di sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema. Sette, tra collettivi e associazioni a cominciare da Arcigay e Arcilesbica, hanno così organizzato diversi momenti, lungo il pomeriggio, per promuovere il confronto, l’approfondimento, il divertimento: un filmato è stato proiettato alla Taverna del Maltese, un altro video, curato da Arcigay, è stato proposto alla Ciclatera. E poi, con la regia dell’associazione «Un desiderio in comune» , il flash mob «Cross kissing» : attraversare la strada baciandosi sulle labbra. Invitati a partecipare eterosessuali e omosessuali, coppie e amici, senza differenza. L’iniziativa è riuscita, se si considera che la pacifica occupazione della carreggiata destinata alle auto si è ripetuta per cinque volte, sotto gli occhi pazienti dei vigili urbani. Allo scattare del rosso del semaforo, ragazze e ragazzi, uomini e donne, qualcuno più arrabbiato, dotato di striscioni antifascisti, qualcuno più divertito, esibendo parrucche e magliette con frasi scherzose, si sono sistemati in mezzo alla strada e hanno iniziato a baciarsi, fino al verde. L’atmosfera giocosa ha contagiato chi passava di là: dal secondo tentativo, la performance è stata seguita dal ritmico suonare di clacson e da applausi. Lo scopo «dare visibilità alle nostre istanze perché l’identità sessuale in Italia non è un valore e non ha tutela, ma è vissuta nell’invisibilità, come strategia di sopravvivenza per evitare discriminazioni, violenze verbali e fisiche, abusi» , come scrivevano nel loro documento gli organizzatori, sembra raggiunto. Almeno per una sera. Ad. Lo.


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