Chiesa vietata ai gay cristiani “Allora pregheremo per strada”

  

Il parroco di Santa Lucia aveva accolto la veglia, poi l´ha disdetta per ordine del cardinale Romeo
Il vescovo si rifà a una disposizione di Ratzinger del 1986 Raduno davanti alle porte chiuse
di LORENZO TONDO
«La Curia di Palermo, venuta a conoscenza dell´iniziativa, mi ha invitato, nel pieno rispetto delle norme date dalla Santa Sede, a sospendere l´incontro di preghiera del giorno 12 nella nostra parrocchia». Con questa lettera padre Luigi Consonni, parroco di Santa Lucia, ha comunicato sul sito della chiesa la sospensione della veglia di preghiera indetta dai cristiani omosessuali in occasione della giornata internazionale contro l´omofobia. Poche parole, quelle del prete del Borgo Vecchio, che non riescono a nascondere l´amarezza per un ordine indiscutibile, perché venuto dall´alto. Un ordine al quale don Luigi, missionario comboniano, non può sottrarsi.
Insomma, un evento che in Italia, Spagna e in diversi altri Paesi di Europa e America Latina si ripete da cinque anni per ricordare le vittime dell´odio contro gli omosessuali, a Palermo non s´ha da fare. Lo ha ordinato l´arcivescovo Paolo Romeo. Lo ha ribadito il suo ausiliare, Carmelo Cuttitta. Entrambi si richiamano a quanto prescritto da Joseph Ratzinger, che nel lontano 1986, quando era ancora prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, spiegò in 18 punti le linee guida della Chiesa sulla «cura pastorale delle persone omosessuali»: «Dovrà essere ritirato ogni appoggio a qualunque organizzazione che cerchi di sovvertire i nostri insegnamenti – scriveva l´allora cardinale – A qualcuno tale permesso di far uso di una proprietà della Chiesa può sembrare solo un gesto di giustizia e di carità, ma in realtà esso può essere fonte di malintesi e di scandalo».
Insomma, per gli omosessuali pregare si può. Ma non dentro le mura della chiesa. «La parrocchia ci aveva concesso i locali – spiegano i componenti dell´associazione Ali d´Aquila, gruppo di cristiani gay e lesbiche di Palermo, organizzatori dell´evento assieme alla Chiesa evangelica luterana, a quella valdese e alla Comunità San Saverio – Ora siamo tristi e indignati. Anche perché ci è stato comunicato da don Consonni e non dall´arcivescovo. Con la preghiera volevamo ricordare quanti soffrono per il pregiudizio omofobico».
«È un veto che cancella la sofferenza di vittime inermi – incalza Daniela Tomassino, presidente di Arcigay Palermo – di quegli stessi deboli che il cardinale e la Chiesa si dicono votati a difendere senza distinzioni. La proibizione è anche un atto di aggressività, nella sua complicità a coloro che diffondono omofobia e odio».
Nessun commento invece dall´arcidiocesi, che sembra aver frenato un dialogo, quello tra i cristiani omosessuali e la Chiesa cattolica, che in altre città italiane sta invece facendo passi avanti. Come succede a Parma, tra il vescovo Enrico Solmi e il gruppo di gay e lesbiche cristiane dell´Emilia. Ma anche a Catania, Bologna, Padova, Milano e Firenze, dove cresce il numero delle parrocchie che accolgono gruppi di credenti omosessuali.
Se la deputata lesbica del Pd Paola Concia, che bolla il divieto come «un atto cattivo e disumano», chiede di incontrare il cardinale Romeo, gli omosessuali palermitani non si arrendono. La sera del 12 maggio, armati di sacchi a pelo e candele, d´intesa con gli altri movimenti che hanno aderito all´iniziativa, si riuniranno davanti alla chiesa di Santa Lucia per pregare e ricordare. «Pregheremo, sì – dicono – E continueremo a farlo. Anche davanti a porte che ci vengono chiuse».


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