Proscrizione gay

  

di Caterina Perniconi
La discriminazione contro gli omosessuali si risolverà pubblicando liste di gay non dichiarati? La domanda è d’obbligo dopo la divulgazione di dieci nomi di presunti omosessuali e omofobi che siedono in Parlamento attraverso un sito registrato all’estero, Listaouting.wordpress.com.
Una pagina con i colori dell’arcobaleno su cui compare soltanto la data, l’ora e l’elenco delle persone. Nessuna prova, niente fotografie, neanche una testimonianza.
L’operazione era stata annunciata alcuni giorni fa da un gruppo anonimo ed è direttamente ispirata alle dichiarazioni di Aurelio Mancuso, ex presidente di Arcigay e ora alla guida di E-quality Italia, che aveva paventato di rivelare l’identità di coloro che “predicano bene e razzolano male” in politica, con diretto riferimento a dichiarazioni anti-gay e leggi conseguenti. Mancuso nel giorno in cui la notizia fa il giro del Paese, i politici gridano al “metodo Boffo” e le associazioni gay lo ritengono solo un passo indietro nelle loro battaglie si dichiara estraneo all’iniziativa, definendola “poco affidabile”. Precisando che “se è un’offesa dire di un altro che è gay, allora siamo in Iran, dove gli omosessuali vengono uccisi, e non in un paese europeo che ha adottato il Trattato di Lisbona”.
Alla stessa carta fa riferimento anche la polizia postale, spiegando che per ora non è stato rilevato alcun reato in Rete. Innanzitutto perché la lista è stata diffusa da un sito con sede estera che avrebbe quindi bisogno di rogatorie internazionali in caso di denuncia. Poi perché per ora le denunce non sono arrivate. E che, in ogni caso, si troverebbero a fare i conti con il Trattato di Lisbona, quindi con la l’evidenza che omosessuale’ non può essere considerata un’offesa diffamatoria.
Il Garante per la privacy, Francesco Pizzetti, ha invece definito “illecita” la pubblicazione di dati sulle tendenze sessuali senza il consenso degli interessati.
Eppure, anche escludendo la sfera penale, la comunità glbt si è interrogata sull’utilità di un’operazione considerata delatoria e la risposta corale è stata negativa. Arcigay ha definito la pubblicazione della lista “una pagina da operetta”. Per il presidente, Paolo Patanè “la strombazzatissima lista non presenta nessuna prova, nessun dossier, nessuna fonte verificata o verificabile. Alcuni dei nomi sono chiacchierati e, di bocca in bocca, corre la presunzione della loro omosessualità. Alcuni sono molto omofobi, altri non hanno mai espresso pubblicamente il loro pensiero. Nessuno di loro è politicamente difendibile, ma quello di cui sono oggetto è banale gossip da parte di anonimi”. Sicuramente, come fa notare la parlamentare democratica Paola Concia, questo gesto è figlio “dell’esasperazione dei cittadini omosessuali e transessuali che ogni giorno sono vessati e costretti a subire discriminazioni inaccettabili e sono cittadini senza alcun diritto”. Ma anche per lei “l’outing rappresenta una pratica estrema e violenta che rischia di trasformare questa vicenda così delicata in una guerra tra bande”.
Alcuni degli esponenti politici chiamati in causa hanno reagito, nessuno violentemente: “Sono seriamente preoccupato perché ho già ricevuto un centinaio di telefonate di donne in apprensione, a cominciare da mia moglie Diana ha commentato il deputato del Pdl Mario Baccini a seguito della notizia mi hanno assicurato che si sta costituendo un comitato femminile per la tutela del maschio latino che lancerà una campagna di adesioni e raccolta firme affinché l’Unesco mi riconosca come maschio patrimonio dell’umanità”. Il vicepresidente vicario del Pdl, Massimo Corsaro, ha ironizzato: “Mi era giunta notizia che il mio nome sarebbe stato strumentalmente inserito in un elenco infamante. Per un attimo ho temuto che mi inserissero in quello degli interisti occulti. Tutto sommato meglio così”.
Ha negato le accuse e risposto divertito anche il presidente dei senatori Pdl, Maurizio Gasparri: “Ho letto di essere stato incluso da un sito internet in una lista di gay insospettabili e ho osservato il dibattito che ne è scaturito. Forse per trarre vantaggio dal politically correct sarebbe stato giusto accreditare la notizia che è palesemente falsa. Ma le risate di amiche e amici mi hanno convinto che provarci sarebbe inutile perché proprio non mi ci vedono in quel ruolo e, con rispetto verso tutti, devo ammettere di essere un banale e convinto eterosessuale”. L’unico che ha avuto una reazione più dura è stato il governatore della Lombardia, Roberto Formigoni: “Sono fantasie malate di personaggi inqualificabili, non perdete tempo a seguire queste sciocchezze estreme”. E se in qualche caso non lo fossero, finirebbero per risultare tali.


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