Arcigay e Agedo scrivono a “La Repubblica”: male quella “lobby gay” sbattuta in prima pagina

  

Gentile direttore,

da due giorni il vostro quotidiano sostiene che una presunta “lobby gay” abbia costretto alle dimissioni il Santo Padre e stia attivamente conducendo i giochi del conclave orientando il voto dei cardinali.

Il vostro titolo di spalla di oggi 22 febbraio in prima pagina “Lobby gay nella Curia, il Vaticano sotto shock” ci rimanda a due pagine interne con articoli di Ansaldo e Zampaglione (oltre a un fondo di Tarquini) che parlano esclusivamente di episodi relativi alla pedofilia nel clero, vicende che parlano di bambini abusati, di vescovi insabbiatori, di cardinali reticenti davanti ai tribunali.

Vogliamo sperare che la distinzione tra omosessualità e pedofilia sia per voi assolutamente chiara: gli amori e gli affetti gay non c’entrano nulla con l’abuso sessuale sui minori, fenomeno intollerabile che ha tra l’altro pesanti risvolti penali oltre che psichiatrici.
Abbiamo trovato incredibilmente offensivo l’accostamento di oggi fra titolazione in prima pagina e articoli interni, accostamento che genera confusione e che danneggia violentemente le persone gay, come se in questo paese ce ne fosse bisogno.

Il giochino di creare ad arte confusione fra omosessualità e pedofilia era molto in voga nel clero fino a pochi anni fa, da quando il ciclone degli scandali pedofili si è abbattuto sulla chiesa hanno però smesso. Non hanno smesso però certi politici abituati a pescare nel torbido e certi giornalacci che non vale neanche la pena di nominare.

Non ci aspettavamo niente del genere da Repubblica.

Vogliamo sperare che troverà il modo per correggere e rimediare.

Cordiali saluti,

Flavio Romani, presidente Arcigay

Rita de Santis, presidente Agedo