XV Congresso nazionale Arcigay

È convocato per i prossimi 13, 14 e 15 novembre a Napoli il XV Congresso nazionale di Arcigay per il rinnovo delle cariche sociali. Di seguito l’unica mozione congressuale giunta entro i termini previsti dal regolamento. La mozione – “Diritto alla felicità” – candida come presidente Flavio Romani e come segretario Gabriele Piazzoni. Di seguito il testo integrale con l’elenco dei firmatari: per sottoscriverla mandare una mail a [email protected]. (per scaricare il pdf cliccare qui)

 

DIRITTI ALLA FELICITA’

Mozione per il XV Congresso Nazionale Arcigay
collegata alla Candidatura di
Flavio Romani Presidente Nazionale e Gabriele Piazzoni Segretario Nazionale

Il XV Congresso Nazionale di Arcigay coincide con i trenta anni della nostra storia, tre decenni durante i quali abbiamo cambiato il Paese, con una lavoro culturale, di visibilità e di piena affermazione delle persone LGBT. Ora ci troviamo a svolgere il nostro Congresso in un momento storicamente decisivo per le battaglie che sono da sempre il cuore della nostra ragione di vita: estensione e piena equiparazione dei diritti civili, contrasto all’omotransfobia, qualità della vita delle persone omosessuali e trans, e in tale contesto il contrasto allo stigma verso le persone hiv+

Arcigay è l’unica organizzazione LGBT con una articolazione nazionale profondamente ramificata e impegnata a 360° sulle tematiche LGBT, che riunisce al suo interno differenti elementi che investono la vita delle persone omosessuali, dalla dimensione politica a quella sociale, da quello dei servizi e dell’assistenza alla dimensione ludico-ricreativa, da quella culturale a quella educativa nonché a quella della salute e prevenzione.

Il portato istituzionale che Arcigay si è costruita con il lavoro di oltre 30 anni a servizio della comunità LGBT del nostro paese, se da un lato garantisce l’autorevolezza della nostra organizzazione, dall’altro ci carica di una grande responsabilità nei confronti dei cittadini LGBT le cui richieste e i cui bisogni sono alla base della nostra esistenza.

Data la situazione in essere nel Paese, di grande attenzione e conflittualità sul tema dell’estensione dei diritti civili e del riconoscimento delle differenze, è compito di Arcigay rafforzare la propria azione, anche attraverso profondi cambiamenti, per accrescere la propria capacità di influenza sull’opinione pubblica e sulle organizzazioni politiche, sociali ed economiche per poter giungere al pieno riconoscimento dell’uguaglianza dei cittadini.

Dopo il Congresso di Ferrara e il periodo di estrema conflittualità che lo ha preceduto, il Presidente e il Segretario hanno saputo ritrovare una sostanziale pacificazione interna e, con tutti i limiti della situazione contingente, hanno dimostrato di svolgere i loro incarichi in pieno spirito di servizio verso l’associazione e i suoi iscritti.

In questi tre anni, partiti da una situazione di profonde debolezze economiche e organizzative, che in parte permangono, Arcigay è riuscita comunque a sanare la propria situazione debitoria e a raggiungere un sostanziale equilibrio economico ottimizzando i costi nonostante una diminuzione complessiva delle entrate, riuscendo a recuperare nuovi canali di finanziamento per realizzare campagne specifiche (“A far l’Europa comincia tu” e “lo stesso amore gli stessi diritti, #lostessosi”) con una diffusione capillare e efficace nello stimolo dell’opinione pubblica sull’intero territorio Italiano. Si è riusciti ad attivare l’onda Pride nazionale in sinergia con altre organizzazioni.

Al netto di questi dati positivi, è necessario rafforzare maggiormente la nostra capacità di definire una strategia politica e di attuarla in modo coeso nella condivisione delle scelte, potenziando la capacità comunicativa dell’associazione per incidere con maggiore forza nel dibattito politico-culturale nazionale.

Nell’ottica di preservare lo spirito di coesione e al tempo stesso offrire quello slancio organizzativo che riteniamo necessario, riteniamo essenziale che il nuovo mandato sia legato necessariamente a una squadra di lavoro operativa e con una chiara ristrutturazione dei ruoli di governo di Arcigay attraverso una loro efficace modulazione nel nuovo Statuto.

Da questo Congresso deve uscire una Associazione rafforzata ed unita, in grado di rilanciare la propria azione, consapevole che il proprio compito in questo momento storico è decisivo per il futuro dell’eguaglianza, delle libertà e della vita dei cittadini italiani LGBT, e per questa ragione l’Associazione deve sviluppare maggiormente la propria identità LGBT da riflettere anche sulla organizzazione dei Pride e di tutte le manifestazioni organizzate.

Questa mozione è volutamente sintetica e operativa perché, proprio per la sua tendenza all’unità e al rilancio dell’azione di Arcigay, vuole evitare di ingessare il confronto disponendo la propria visione sull’intero scibile umano, ma vorrebbe permettere un dibattito congressuale vero, nel quale sia realmente utile e auspicabile la presentazione di documenti di

indirizzo politico e contributi aggiuntivi nel corso dei lavori congressuali, provenienti sia dai congressi territoriali che dalle elaborazioni dei delegati nell’assise nazionale di Napoli del 13-15 novembre prossimo.

Ci limiteremo quindi a enunciare la nostra visione politica su quelli che riteniamo pilastri imprescindibili della nostra azione, per concentrarci poi sulla strutturazione organizzativa di Arcigay che riteniamo necessario implementare alla luce della situazione odierna e delle risorse economiche, organizzative ed umane da cui partiamo:

Matrimonio egualitario

La battaglia per la piena uguaglianza dei diritti è in questo momento storico la madre di tutte le battaglie per il movimento LGBT nel nostro Paese.

La fine della discriminazione nell’accesso al matrimonio, con pieno riconoscimento di tutti i diritti e doveri che oggi sono riconosciuti alle coppie eterosessuali è l’obbiettivo primario che vogliamo raggiungere. Questo obiettivo è “primario” nel senso che pone la questione dell’uguaglianza con la massima forza, ma non esaurisce le varie linee di azione sociale, culturale e politica che dobbiamo portare avanti. Il matrimonio egualitario è diventato inoltre, in un quadro geopolitico, la cifra caratterizzante delle democrazie moderne e liberali. Non a caso infatti proprio la compressione dei diritti delle persone LGBT viene usata, per esempio in Uganda e in Russia e in altre parti del mondo, per marcare la propria distanza dalle democrazie liberali in favore di forme di stato autoritarie e illiberali. Con la discussione sui diritti matrimoniali delle persone LGBT l’Italia deve decidere da quale lato della barricata porsi, e noi naturalmente vogliamo (per il bene generale e non solo per i nostri diritti) che si ponga in seno alle democrazie europee e atlantiche e non tra le teocrazie illiberali. Una società di “liberi ed eguali”, come recita la dichiarazione Universale dei Diritti dell’Uomo, è una società in cui aumenta per tutti il benessere globale e il capitale sociale di fiducia reciproca.

A oggi in seno all’opinione pubblica italiana permane una sostanziale spaccatura a metà fra coloro che sono favorevoli e coloro che sono contrari all’estensione dei diritti, con una crescente prevalenza di favorevoli. Percentuale di favorevoli che però scende in modo significativo quando viene inserito l’elemento della genitorialità per le coppie omosessuali, elemento questo che ci deve indurre a lavorare per informare meglio l’opinione pubblica attorno a questo tema, forti delle realtà già esistenti in altri paesi e di decine di studi in questo campo.

Dobbiamo riconoscere che siamo in una situazione migliore rispetto a quella nella quale ci trovavamo anche solo tre, cinque o dieci anni fa, quando l’opinione pubblica era decisamente più ostile o disinteressata rispetto ad oggi.

È necessario quindi interrogarci su quali sono stati gli elementi e le azioni che abbiamo saputo mettere in campo per arrivare a questa situazione.

Decisiva è stata l’azione fatta verso l’articolazione più periferica dello Stato, i Comuni. La gran parte dell’opinione pubblica ha nei fatti cominciato ad interrogarsi attorno al tema del riconoscimento dei diritti per le coppie omosessuali attraverso i dibattiti locali, scatenati dall’istituzione, in molti comuni del paese, dei Registri delle Unioni Civili. Uno strumento che sappiamo essere limitato esclusivamente ai servizi erogati dal comune che lo istituisce, ma uno strumento decisivo per attivare il dibattito a livello locale, riversatosi poi a livello nazionale. In questo senso ha giocato un ruolo chiave anche l’impegno di alcuni sindaci nel registrare i matrimoni same-sex contratti all’estero. In alcune città è stata la stessa Arcigay a sollecitare i primi cittadini e a dare risalto mediatico alla contraddizione di un’Italia lontana anni luce dall’Europa dei diritti.

Ora dobbiamo proseguire la sensibilizzazione dell’opinione pubblica e lo sviluppo del tema “piena parità di diritti” attraverso campagne strutturate ed efficaci, affinché diventi “scontato” per qualsiasi partito politico dire “sì” ad una cosa ormai ovvia ed entrata nel pensiero comune: la piena uguaglianza per tutti i cittadini sul piano della vita famigliare.

Dal punto di vista politico è necessario tessere alleanze su questo tema con le grandi realtà sociali e sindacali (sia dei lavoratori che degli imprenditori) del paese, che possono contribuire in modo significativo al sostegno del pressing verso le istituzioni e i partiti politici e al coinvolgimento della pubblica opinione sulla necessità di sanare questo vulnus del nostro paese. Soprattutto, Arcigay deve diventare un simbolo di libertà e laicità e fare il possibile per conquistarsi il sostegno di persone non direttamente toccate dalle nostre istanze, ma che si riconoscono in noi e nel nostro bisogno di libertà, dignità e diritti. Questo dovrebbe essere uno dei contenuti centrali di almeno una delle campagne di Arcigay, perché porterebbe consenso sociale e anche un aumento del tesseramento “solidaristico”, che sarebbe un bene sotto ogni punto di vista.

Dal punto di vista mediatico occorre investire molto su una comunicazione semplice ma puntuale ed efficace, anche “aggressiva” quando serve, che ci permetta di trasmettere un messaggio profondo e immediato tramite poche parole e simboli (es. la campagna #lostessosì con il cuore con l’uguale) che veicolino in modo facilmente comprensibile da chiunque un messaggio forte e chiaro che deve diventare mainstream per permetterci di arrivare al conseguimento del nostro obbiettivo. La campagna #lostessosì per il matrimonio egualitario è allo stesso tempo un’operazione di comunicazione con l’obiettivo di convincere gli indecisi e coinvolgere gli eterosessuali che condividono la nostra battaglia e un’operazione di costruzione di coalizione con l’esplicito obiettivo di allargare alleanze sociali ben oltre il perimetro del movimento LGBTI. Arcigay ha già investito molto in questa iniziativa che ha raccolto interesse e consenso a più livelli, ed è necessario ora definire meglio la rotta di questa doppia operazione.

Contrasto all’omo-transfobia

I dati sui numerosi episodi di violenza e discriminazione omotransfobica, peraltro ampiamente sottodimensionati rispetto al fenomeno reale, ci trasmettono l’immagine di un Paese tuttora profondamente pervaso da una cultura eterosessista, maschilista e conservatrice che fatica ad accettare il profondo cambiamento in atto. L’aumento dei dati delle discriminazioni e delle violenze vanno infatti letti come aumento della conflittualità fra coloro che non accettano il desiderio di visibilità e accettazione sociale e legale delle persone LGBT, e la sempre più forte volontà delle stesse persone LGBT di non nascondersi e di voler vivere pienamente e alla luce del sole la propria vita, il proprio modo di essere e i propri affetti.

Questo aumento della conflittualità come diretto risultato dell’esponenziale aumento della visibilità delle persone LGBT e della loro crescente non disponibilità a subire soprusi e discriminazioni non può indurci a passi indietro o a timidezze, “Freedom is not free”.

Nonostante questi episodi, talvolta terribili e incomprensibili, dobbiamo continuare l’azione di sostegno che abbiamo sempre svolto a favore del coming out delle persone LGBT e dobbiamo approntare una reazione decisa all’offensiva culturale portata avanti da movimenti cattolici integralisti e reazionari. Abili strumentalizzatori e mistificatori della realtà, parlano di complotti per omosessualizzare il mondo e indottrinare i bambini all’ “Ideologia gender”. Un abile artificio retorico per colpire e isolare una minoranza, attribuendole un complotto oscuro e pericoloso, al fine di farle mancare l’appoggio della gran parte dei cittadini e poter quindi proseguire indisturbati la compressione dei diritti e l’emarginazione sociale.

Il dispositivo reazionario messo in campo dal movimento “anti-gender” sta attraversando soprattuto paesi come l’Italia e la Francia e va preso molto sul serio perché ha un’origine lontana, profonda e e accurata. L’invenzione della “ideologia gender” all’inizio degli anni 2000 come reazione della Chiesa cattolica ai documenti discussi e approvati nel corso della Conferenza Internazionale sulla Popolazione e lo Sviluppo (organizzata dalle Nazioni Unite al Cairo nel 1994) e della Conferenza mondiale sulle donne (convocata dall’ONU l’anno seguente a Pechino).Linvenzione della “Ideologia del Gender”, iniziato come risposta della parte più estremista del mondo cattolico all’autodeterminazione delle donne, ed il recente utilizzo contro gli omosessuali e le loro famiglie, non è altro che la riproposizione odierna di quella che fu l’invenzione dei protocolli dei savi di Sion e del complotto giudaico-pluto-massonico usato per colpire la minoranza ebraica nel secolo scorso.

Questa strategia, abilmente costruita anche con lo scopo di essere strumento di reazione negativa all’estensione di diritti e all’accettazione sociale delle persone LGBT, si basa su due capisaldi: una riformulazione “più moderna” della sottomissione della donna all’uomo, che diventa “complementarietà naturale” dei sessi, e una caricaturizzazione e stigmatizzazione continua degli avversari, ivi inclusa la ricerca scientifica sull’ordine sessuale. Nei prossimi tre anni Arcigay dovrà delineare e mettere in atto in modo prioritario una strategia chiara e articolata su tutti i piani (comunicativo, istituzionale, politico) per smontare e decostruire la reazione “anti-gender”, e restituirle la sua dimensione reale: quella del fanatismo religioso intollerante, misogino e mistificatore.

Non possiamo accettare con passività la legittimazione sociale della discriminazione e l’arretramento culturale, specie nelle istituzioni scolastiche, dove la strategia comunicativa della parte più retriva del paese sta facendo breccia, cavalcando paura e ignoranza.

Dobbiamo proseguire il nostro lavoro di contrasto all’omotransfobia attraverso:

  • Azione politica diretta con manifestazione pubblica delle nostre rivendicazioni tramite campagne nazionali strutturate di mobilitazione politica dei nostri comitati territoriali e dei lori militanti. Alcune date chiave per la comunità LGBT come la Giornata internazionale contro l’omotransfobia, il TDoR, La giornata della memoria e i Pride devono essere momenti per rilanciare in modo deciso il tema del contrasto all’omotransfobia cercando la collaborazione e il sostegno di Istituzioni, mondo politico, sindacale e associativo
  • Azione di denuncia e di condanna di tutte quelle circostanze dove si annidi l’omotransfobia: scuola, lavoro, chiese, ospedali, manifestazioni, istituzioni, politica… La denuncia e l’esposizione alla condanna sociale generale sono punti di leva che ci possono permettere di passare da una posizione debole e difensiva a una forte e di attacco nei confronti della discriminazione.
  • Azione culturale in ambito scolastico, rivolta sia a studenti che a docenti dato che in particolare gli adolescenti LGBT devono scontrarsi con la difficoltà nel trovare informazioni attendibili e modelli positivi cui fare riferimento, mentre sono facilmente esposti ad atteggiamenti omonegativi in contesti scolastici o extrascolastici (famiglia, gruppo di pari, circoli sportivi…). Quella scolastica è l’età in cui tipicamente le persone acquisiscono consapevolezza sul proprio orientamento sessuale e/o identità di genere, per questo è importante fare il possibile perché questi e queste giovani LGBT possano avere dei buoni modelli prossimali in cui immedesimarsi, e non delegare il ruolo di modello solo a persone famose, perlopiù stilisti, cantanti e attori. Dobbiamo far passare il messaggio che per essere rispettabili e apprezzati non sia necessario diventare delle superstar o fare solo certi tipi di mestiere, e possiamo farlo principalmente sostenendo modelli reali e quotidiani di alto valore, come succede nelle suole, modelli prossimali nei quali i giovani possano rappresentarsi. A ciò si aggiunge l’imbarazzo e la sommarietà con cui in molti casi le istituzioni educative e i mass media si occupano delle tematiche LGBT, cosa che spinge le ragazze e i ragazzi omosessuali (o coloro che sono percepiti come tali) a concepirsi delle comparse nella propria vita relazionale. La stigmatizzazione e il senso di vulnerabilità a cui sono esposti gli/le adolescenti omo e bisessuali possono in molti casi portare ad un calo dell’autostima e delle capacità di socializzazione, oltre che ad una maggiore preoccupazione per la propria sicurezza. La scuola è spesso purtroppo terreno fertile per attecchimento di pregiudizi e conseguenti discriminazioni ai danni di tutte le persone che non rispecchiano modelli sociali largamente accettati e rispondenti a stereotipi fuorvianti: anche chi discrimina ha diritto ad un intervento educativo per modificare i propri atteggiamenti negativi e prendere parte alla costruzione di un ambiente sicuro e accogliente per tutti e tutte. La sfida maggiore che si pone Arcigay nei prossimi anni riguarda il contrasto di ogni forma di discriminazione all’interno delle scuole, realizzando laboratori curriculari ed extra-curricolari di prevenzione del bullismo, educazione al rispetto dell’alterità e formazione del personale scolastico. Tali laboratori potranno essere efficaci e produttivi solo previa formazione di operatori ed operatrici sui territori, con il fine di costituire degli appositi “gruppi scuola” nei vari comitati o, quanto meno, avere un livello di competenze omogeneo su tutto il territorio. In parallelo con la formazione, è necessario continuare a mantenere i rapporti con il Miur per monitorare l’omofobia nelle scuole italiane e ideare azioni mirate volte al contrasto di questo fenomeno e soprattutto per ottenere e rivendicare spazi di azione contro chi oggi vorrebbe impedire che nelle scuole si parli di bullismo omotransfobico, orientamento sessuale, e identità di genere;
  • Pressione verso le istituzioni politiche territoriali sfruttando quanto di buono è stato fatto in questi anni (es. Rete Ready) e proponendo nuove forme di coinvolgimento per la diffusione di buone pratiche e per la responsabilizzazione delle Istituzioni verso questo fenomeno. Le Istituzioni, soprattutto quelle locali, hanno un grande valore sociale e simbolico, e devono essere quanto più possibile coinvolte nelle nostre attività. Le Regioni soprattutto, a seguito di quelle dove sono già state approvate leggi regionali contro le discriminazioni e/o contro l’omofobia e la transfobia, devono diventare uno degli spazi dove iniziare azioni di sistema.
  • Coinvolgimento del mondo economico, del lavoro e dell’impresa, nel contrasto alle discriminazioni; in questo ambito occorre proporre protocolli con la doppia finalità di ottenere politiche interne inclusive e antidiscriminatorie nelle realtà aziendali e di appoggio alle nostre rivendicazioni politiche. Non possiamo non tener presente il contributo ed il ruolo decisivo che in altri paesi il sostegno di sindacati ed imprese ha dato alla causa dei diritti civili e alla lotta contro le discriminazioni e occorre considerare che il mondo del lavoro consente l’accesso diretto ad una parte di società a cui finora non ci siamo rivolti.

Differenza e trasformazione culturale

Come emerso anche dalla conferenza di organizzazione, è molto importante anche continuare un lavoro di trasformazione culturale attraverso la critica alla società eteronormata, la valorizzazione , delle differenze e azioni che diano visibilità ai radicali bisogni umani che definiscono le nostre rivendicazioni al di là della “soluzione normativa” proposta dal “matrimonio” o similari. La vita e l’esperienza delle persone LGBT è stata nella storia, ed è spesso tutt’oggi, trasformatrice di valori e prospettive, ed è un patrimonio questo che non va sacrificato sull’altare dell’uguaglianza.

La società nella quale ci troviamo è fondata su principi eteronormativi, patriarcali, maschilisti e binari difficili da scardinare, che, oltre ad aver delineato l’ossatura della famiglia tradizionale come la conosciamo oggi, producono stereotipi negativi e discriminazione nei confronti delle persone LGBTI come individui e come comunità e su più piani. Il nostro compito è anche quello di continuare a lavorare sulla decostruzione e sul cambiamento di quei principi e stereotipi, a partire proprio dal tema del binarismo che attualmente comprende solo il genere maschile ed il genere femminile e che va a generare pregiudizi e discriminazioni verso tutto ciò che esula da tale schema stereotipico (non rientrano in questo schema le persone intersessuali, le persone trans e tutti e tutte coloro che non rispondono ai ruoli ed alle espressioni di genere imposte dall’attuale costrutto socio-culturale).

Se è vero dunque che le esperienze di vittoria sul piano culturale e normativo rispetto a diritti e uguaglianza ci insegnano che intercettare i valori comuni e usarli a proprio vantaggio può essere un modo efficace per vincere quella specifica battaglia, è anche vero che questa strategia, se è la sola messa in campo per l’azione, rischia di oscurare ancora una volta nel nostro Paese il tema della differenza e dell’individualità. Per questo è molto sentita la necessità di inserirsi nel dibattito socio-culturale e politico con l’obiettivo di ottenere una società pienamente non giudicante e rispettosa delle peculiarità che ciascuno porta (orientamento sessuale, identità di genere, provenienza geografica, ceto, religione etc), anche come singolo individuo. La piena inclusione delle persone LGBTI nella società avviene nel momento in cui riguarda il caleidoscopio delle differenze di ciascuno, affinché non siano più usate come elemento di discriminazione, ma valorizzate come ricchezza comune.

Il recupero e la valorizzazione del patrimonio storico-culturale del movimento LGBT italiano e della sua comunità, con uno sguardo specifico alla dialettica tra “liberazione” e “normalizzazione” e ai cambiamenti della società, potrebbe essere un aspetto interessante su cui lavorare nei prossimi tre anni in ambito culturale con specifici progetti.

Salute, benessere e servizi

La salute intesa come benessere delle persone LGBT non può essere trascurata da un’organizzazione come la nostra. Salute intesa sia dal punto di vista fisico che come benessere psicologico e sociale.

E’ quanto mai necessario proseguire e aumentare l’azione verso la lotta contro la diffusione delle infezioni sessualmente trasmissibili con un occhio particolare al contrasto dell’HIV tramite un approccio chiaro di prevenzione combinata, consapevoli che una sessualità libera deve necessariamente essere responsabile e informata. Dobbiamo adoperarci per una maggiore accessibilità ai test di screening e diagnosi, ricercando collaborazioni con le autorità sanitarie e confronto istituzionale (negli organismi in cui Arcigay siede come la Consulta delle Associazioni per la lotta contro l’AIDS e la Commissione Nazionale), nella relazione con le altre associazioni (Plus, Lila, Nadir, NPS), nel rapporto con la comunità. L’implementazione di una strategia di testing HIV community-based gestito direttamente dall’associazione sarà il nucleo della strategia dei prossimi 3 anni. La nuova ondata di infezioni di HIV che colpiscono in modo significativo gli MSM (uomini che fanno sesso con uomini) non possono lasciarci indifferenti, e la cronicizzazione dell’infezione deve vederci come protagonisti di una visione radicalmente inclusiva delle persone sieropositive: non solo nell’azione di supporto e sostegno contro l’emarginazione sociale, o nella gestione del percorso di cura, ma anche nella destigmatizzazione della persona sieropositiva e dei rapporti siero-discordanti. La ridottissima visibilità delle persone sieropositive nell’associazione

Un’organizzazione come Arcigay deve infine porsi il problema di riuscire a fornire un appoggio diretto ed indiretto alla ricerca sia per la cura che per l’eradicazione del virus, settore quest’ultimo decisamente trascurato in questi anni.

Il “prendersi cura” delle persone LGBT ha però un senso più ampio ed è logicamente collegata con il proseguo a 360° della nostra azione per i diritti e per la lotta alle discriminazioni. Lo stress al quale sono sottoposte le persone costrette a nascondere la propria omosessualità nel proprio ambiato familiare, sociale e lavorativo finisce per riflettersi sulla qualità di vita di queste persone (minority stress). La nostra azione per il Coming Out delle persone omosessuali è parte fondamentale sia del percorso per la piena accettazione sociale delle persone LGBT sia del recupero della piena

disponibilità della libertà e della qualità della vita delle persone che decidono di uscire dall’invisibilità. Tuttavia deve sempre essere chiarissimo che l’essere visibili non deve essere un presupposto per associarsi o per sostenere Arcigay, perché le nostre sono battaglie di libertà per i diritti di tutti e di tutte indipendentemente dalle convinzioni e dalle condizioni personali, perché anche chi non ha trovato la forza di fare coming out e di reclamare i propri diritti ha il diritto di essere rappresentato e tutelato, ed è preciso dovere di Arcigay coprire tutto lo spettro di situazioni dove si annidi il disagio, la discriminazione, la mancanza o il diniego di diritti.

Nel vasto contesto della salute come benessere rientra quindi anche la tutela sociale nei confronti di persone LGBT segnate dall’emarginazione sociale dovuta in primis alla crisi (persone rimaste senza casa o senza lavoro) che si somma, o si moltiplica, con l’emarginazione in quanto LGBT (nessuna tutela famigliare). E’ importante tornare a monitorare i bisogni delle persone LGBTI e lavorare affinché non ci si limiti a pretendere solo i diritti civili, ma si ragioni a 360 gradi sull’effettivo godimento di quei diritti sociali che contribuiscono al benessere complessivo della persona, la cui mancanza in ambito LGBTI è percepita con meno evidenza ma contribuisce ad allontanare le persone LGBTI, come singoli, come coppie o come collettivi, dall’obiettivo di una piena uguaglianza sostanziale.

In questo ambito per esempio abbiamo diverse esperienze locali, da Arcigay di Bologna con Avvocato di strada che ha condotto un interessante studio che potrebbe essere la base di nuove strategie di azione, ad Arcigay di Roma che ha contribuito alla costruzione con il supporto della Croce Rossa del “Refuge LGBT”, prima casa di accoglienza LGBT, all’Arcigay di Perugia, Palermo e Torino con il “Gruppo sordi”. Ma sono tante altre le esperienze locali nell’ambito generale dei bisogni, delle fragilità e dei servizi. Proprio a partire dalle esperienze locali è prioritario oggi da una parte recuperare e strutturare il nostro sguardo sui bisogni concreti e le fragilità di cui sono portatrici le persone LGBTI con le loro molteplici differenze e dall’altra lavorare seriamente per la messa a sistema di una serie di servizi di alta qualità garantiti dal marchio nazionale dell’associazione. In questo contesto diventa centrale il tema della formazione, che deve diventare uno degli strumenti fondamentali di crescita dei comitati e dei volontari, anche in un’ottica di professionalizzazione del volontariato attraverso percorsi specifici: se Arcigay a livello nazionale non fornisce servizi, può però coordinare, armonizzare e informare quelli che ha sul territorio tramite un lavoro di rete e di formazione comune.

Organizzazione Arcigay Governance

  • il nuovo statuto deve razionalizzare gli incarichi e riorganizzare in modo efficiente e funzionale i ruoli politici, di controllo e di garanzia fra Presidente e Segretario;
  • nel nuovo statuto il Presidente nazionale ha la rappresentanza giuridica di Arcigay, convoca e presiede il Consiglio Nazionale al fine di assicurare il corretto svolgimento e la legittimità dei passaggi democratici del luogo dove Arcigay raggiunge la sintesi sulle questioni politiche che investono il nostro campo di azione e nel quale avviene la definizione delle linee strategiche che Arcigay si vuole dare, e nel quale si esercita l’indirizzo e il controllo sull’operato della Segreteria;
  • nel nuovo statuto il Segretario nazionale deve svolgere un ruolo di direzione e rappresentanza politica, coordinando il lavoro della Segreteria nazionale ed elaborando e proiettando all’esterno la linea politica dell’associazione, frutto della sintesi della discussione democratica interna in merito alle differenti questioni e tematiche che investono il campo di azione di Arcigay.Segreteria
  • ogni componente della segreteria, in base agli obiettivi da raggiungere, deve potersi avvalere delle competenze già diffusamente presenti nei nostri comitati territoriali, persone che costituiscano un team di lavoro con cui confrontarsi e con le quali realizzare operativamente i progetti di Arcigay nei diversi ambiti;
  • all’interno della linea politica generale, ogni componente di Segreteria con deleghe specifiche dovrebbe esplicitare obiettivi e tempistiche di esecuzione, in una visione per area tematica che non sia vincolante ma che dia sempre un riferimento della direzione che l’associazione sta prendendo, permettendo di valutare periodicamente i risultati;
  • la Segreteria deve essere efficace e funzionale alla linea politica di Arcigay, pertanto il Segretario nazionale deve garantirne il pieno funzionamento, suggerendone se necessario integrazioni o sostituzioni nei componenti al Consiglio Nazionale.

Consiglio Nazionale e Assetto associativo

  • Il Consiglio Nazionale è il luogo dove la nostra organizzazione raggiunge la sintesi sulle questioni politiche che investono il nostro campo di azione e nel quale avviene la definizione delle linee strategiche che Arcigay si vuole dare, esercitando ovviamente il proprio ruolo di indirizzo e di controllo sull’operato della Segreteria, per questo è importante adeguare il suo funzionamento in modo da permettere a tutti i componenti di parteciparvi e di poter portare il proprio contributo.isioni routinarie attuative della linea politica stabilita non dovrebbero però passare per il Consiglio Nazionale. Per questo è necessaria una Segreteria operativa e funzionante con un team di lavoro allargato e in grado di rendicontare le proprie attività;
  • in questo modo il Consiglio Nazionale potrebbe valutare l’operato della Segreteria ed eventualmente re- indirizzarne la linea politica. È necessario implementare inoltre una modalità di confronto tra Segreteria e territori che prevederebbe meno spostamenti costosi per tutti, dove un membro della Segreteria potrebbe incontrare periodicamente i Comitati afferenti ad un area territoriale (nord-est, nord-ovest, centro, sud) in riunioni dove si spiegano le scelte e si raccolgono umori, consigli e idee.
  • Arcigay deve tornare a considerare tutte le sue parti come fondamentali al raggiungimento dei propri obbiettivi, senza trascurare le realtà provinciali, contraddistinte da piccoli comitati, che più bisogno hanno dell’assistenza e dell’ausilio del nazionale, sia come conoscenze operative che come ricaduta di un’immagine forte e autorevole dell’associazione Arcigay.Obbiettivi
  • definito il pensiero strategico generale, da lì devono discendere coerentemente tutti gli obiettivi e le azioni da mettere in campo nei vari ambiti con una vera e propria programmazione che deve diventare un elemento innovativo e centrale di tutto l’assetto organizzativo di Arcigay, a partire da una figura ad essa dedicata, fino agli aspetti più relativi al rendere conto dei risultati;
  • è necessario definire obiettivi chiari secondo le priorità che ci si vuole dare, che siano concretamente realizzabili secondo tempistiche definite e quindi valutabili; è attorno a questi obiettivi che va costruito l’operato della Segreteria e il team di lavoro (se possibile in parte professionalizzato) che operi per realizzare concretamente le azioni;
  • la progettazione e la programmazione delle azioni/iniziative finalizzate al raggiungimento degli obiettivi deve avvenire attraverso una pianificazione di indirizzo strategico triennale e una operativo/tattica annuale in modo da raccogliere condivisione e dare il tempo ai comitati di aderirvi e parteciparvi.Azione di lobbying politica/istituzionale e comunicazione
  • è uno degli obiettivi prioritari di Arcigay e su questa strategia è necessario investire nella formazione dei militanti;
  • riuscire a realizzare efficacemente azioni di pressing sulle Istituzioni, che devono sempre essere coinvolte come rappresentanti del vivere civile e comune, e sui parlamentari, nonché nelle azioni di contrasto ai movimenti omofobici emergenti sul territorio;
  • in questo momento storico cruciale per i nostri diritti e per il contrasto ai movimenti omofobi è essenziale tornare a presenziare sui media nazionali (TV, radio, giornali), attraverso specifiche strategie – persona/e dedicate in Segreteria o esterne competenti e con le capacità opportune per garantire l’agibilità della nostra associazione nei luoghi della comunicazione mainstream. E’ fondamentale esserci in prima persona nei luoghi dove si forma l’opinione pubblica sul tema dell’omofobia e dei diritti negati in quanto rappresentanti di chi questi fenomeni li subisce;
  • Studiare un piano di comunicazione coordinato e coerente da attuarsi direttamente verso l’opinione pubblica attraverso la rete e i social network, strumento di comunicazione diretta che possiamo usare efficacemente, sia in ambito di comunicazione politica, che di visibilità, che di raccolta fondi al servizio della nostra programmazione strategica.

Tesseramento

  • il nuovo statuto deve riconoscere le persone fisiche iscritte alla Associazioni aderenti come corpo associativo di Arcigay, che partecipano alla vita dell’Associazione nazionale attraverso le Associazioni aderenti stesse, ridando quindi piena legittimità e riconoscimento alla tessera nazionale come simbolo di appartenenza a un corpo sociale nazionale e all’esistenza di un livello politico nazionale di Arcigay;
  • è necessario procedere con l’aggiornamento tecnologico del sistema di tesseramento che risponda alle esigenze delle politiche di tesseramento di oggi, con riguardo sia alle esigenze dei piccoli che dei grandi comitati, garantendo al contempo la flessibilità necessaria ad eventuali evoluzioni ed esigenze future in questo ambito;
  • la tessera di Arcigay deve, oltre a rafforzare la propria valenza politica come simbolo di libertà e laicità, poter essere anche strumento di visibilità, attraverso un lavoro con altri circuiti (es. Arci), facendo in modo che i tesserati Arcigay siano interessati al rinnovo e a “utilizzare” la loro tessera anche in ambiti diversi dall’attivismo politico e dal circuito ricreativo (accordo con associazioni, ma anche catene commerciali nazionali).Azioni coordinate sui territori
  • Il coordinamento nazionale di azioni sui territori non deve essere imposto, ma deve essere il risultato di una strategia sensata e quanto più possibile condivisa, e deve tenere conto delle specificità dei vari comitati, sapendo costruire una proposta di azione e di pratiche da realizzare nei territori che sia il più modulare possibile, così da poter essere efficace e funzionale sia per i piccoli che per i medi che per i grandi Comitati.
  • Arcigay nazionale deve raccogliere le esperienze e le conoscenze operative sviluppate dai vari Comitati per creare sinergie e condividere le buone pratiche tra i territori, creando ad esempio “manuali” (es. su come fare pressing con le Istituzioni, percorsi di formazione nelle scuole,…) che possono essere adottati come risultato di esperienza e di consigli pratici.
  • Va proseguita l’azione di stimolo alla nascita di Coordinamenti Regionali tra i comitati territoriali, in virtù della necessità di rapportarsi nel modo più efficace possibile con le istituzioni regionali, e le loro crescenti competenze legislative in molti ambiti nei quali svolgiamo la nostra azione.
  • Arcigay deve essere in grado di cogliere le utilità che possono derivare dalla creazione di Coordinamenti Tematici e Reti (donne, transessuali, persone sieropositive, giovani, giuristi, locali ricreativi) che possono essere di grande utilità per l’organizzazione tutta, sia in ambito di elaborazione delle proprie posizioni politiche su temi specifici, che necessitano di approfondimento da parte di persone qualificate e competenti, sia in ambiti nei quali un approccio specifico e dedicato possa essere di maggior utilità al coinvolgimento delle persone e alla loro attivazione al servizio dell’azione dei nostri Comitati Territoriali.
  • Quest’anno il settore delle politiche giovanile di Arcigay compierà i suoi primi dieci anni. Nel tempo si sono susseguite visioni e strutture diverse per quanto riguarda la gestione delle politiche giovanili, ma sempre con la consapevolezza che si trattasse di un asse strategico per l’Associazione tutta. I giovani hanno dimostrato di essere una risorsa fondamentale per l’associazione, ritagliandosi i propri spazi identitari ma al contempo mantenendo l’assoluta consapevolezza di essere parte integrante di un’unica ed organica associazione nazionale. La Rete Arcigay Giovani rappresenta quindi un plus valore per l’intera associazione perché permette di arrivare direttamente ai giovani che rappresentano la principale risorsa in un’associazione fortemente caratterizzata dal volontariato come la nostra. Risulta quindi di primaria importanza la capacità di questa rete di raggiungere nuove persone e lavorare con loro in un’ottica di empowerment individuale ed associativo per formare la futura classe dirigente ma anche per garantire un passaggio generazionale fluido e non traumatico. Il ruolo della Rete Arcigay Giovani non si esaurisce però con il coinvolgimento di nuovi militanti, ma grazie ad un lavoro in sinergia con Arcigay, ha permesso di migliorare la pressione nel mondo dell’associazionismo studentesco e giovanile, nelle Universitá, nelle scuole e nelle istituzioni locali e nazionali che si occupano di politiche giovanili. A livello locale si rende necessario proseguire l’azione di stimolo alla nascita di Gruppi Giovani tra i Comitati locali, riuscendo a fornire nuove energie per i Comitati. Per raggiungere questi scopi si ritiene importante migliorare la struttura della Rete Arcigay Giovani, stimolando incontri per permettere la raccolta e la condivisione delle esperienze fatte nei singoli Comitati e associazioni aderenti, valorizzando cosí il grandissimo capitale presente in Arcigay e diminuendo il gap tra Centro-Periferia troppo spesso motivo di esclusione ad una completa vita associativa. Per garantire continuità al lavoro fin qui fatto, sia nei territori che a livello nazionale, e per accrescerne l’efficacia, si rende oggi necessaria una maggiore responsabilizzazione e strutturazione della Rete Arcigay Giovani nell’ottica di elaborare nuove strategie dai giovani e per i giovani LGBT sempre in linea e in sinergia con con gli organi dirigenti e consultivi di Arcigay. Si propone quindi di dotare la Rete Arcigay Giovani di un gruppo di coordinamento stabile consolidando così la struttura che si è venuta a costituire nell’ultimo triennio.

Sostenibilità economica e accuntability

  • È necessario progettare e attuare maggiormente campagne di raccolta fondi che siano fondamento di progetti seri e credibili, per ottenere la fiducia di chi è disponibile all’erogazione di donazioni, sia nei confronti dei nostri militanti e delle nostre strutture territoriali, che devono toccare con mano come il loro impegno in questa direzione sia funzionale al raggiungimento dei nostri obbiettivi e produca utilità economiche in termini di supporto, servizi e materiali a disposizione dei Comitati Territoriali;
  • una campagna strutturata e programmata che potenzi la nostra capacità di intercettare i fondi liberamente destinati dai cittadini, tramite l’opportunità data dal 5×1000, può essere un valido strumento a nostra disposizione per implementare la raccolta fondi da destinare alle nostre attività;
  • dobbiamo aumentare i nostri sforzi per la realizzazione di progetti e la partecipazione ai bandi di finanziamento, ripristinando un team tecnico di progettisti in grado di svolgere efficacemente questo compito coordinato da un responsabile per la programmazione;
  • La nostra capacità di funzionare in modo efficace come organizzazione articolata in tutto il territorio nazionale è propedeutica per la partecipazione al recupero di finanziamenti su base programmatico progettuale da parte di istituzioni pubbliche e fondazioni nazionali e sovranazionali. Dotarsi di un responsabile per la programmazione è necessario per il raggiungimento di questo obbiettivo;
  • la costruzione di un Coordinamento tematico ricreativo, anche in collaborazione con altre associazioni, se fatto con reciproca trasparenza e chiarezza e con una struttura adeguata a questo scopo può rafforzare la nostra capacità di coinvolgimento delle persone LGBT, soprattutto di quel tipo di persone che non si rivolgerebbe direttamente ad Arcigay ma che è parte ampia di quello spettro di esigenze (talvolta inespresse) che Arcigay deve necessariamente contemplare nella sua azione. Inoltre, a fronte di un’offerta di servizi e di attività culturali adeguate, fornirebbe un apporto decisivo alle necessità economiche della nostra struttura.
  • È infine necessario che l’associazione strutturi nei prossimi tre anni un modo regolare e chiaro per “rendere conto” dei propri risultati, di quali programmi mette in campo, con quali risorse e risultati. L’introduzione graduale di forme di bilancio sociale, peraltro nell’ottica della riforma del terzo settore che potrebbe renderlo obbligatorio, è un nodo cruciale di questo percorso. Questo aspetto va ben oltre il tema della trasparenza, e va nella direzione di ricostruire e rafforzare la credibilità e la concretezza dell’associazione, la percezione comune della sua utilità e necessità non solo per la comunità LGBTI, ma per tutti, e quindi in ultimo luogo anche la sua “appetibilità” in tutto il sistema di fundraising.

 

FIRMATARI

Flavio Romani – Ferrara

Gabriele Piazzoni – Cremona

Michele Breveglieri – Verona

Alex Cremonesi – Verona

Zeno Menegazzi – Verona

Laura Pesce – Verona

Giulia Tessano – Verona

Claudio Tosi – Genova

Domenico Lazzaro – Genova

Massimo Vianello – Genova

Marta Traverso – Genova

Alberto Baliello – Udine

Vincenzo Branà – Bologna

Ezio De Gesu – Bologna

Matteo Cavalieri – Bologna

Franco Grillini – Bologna

Enrico Colombo – Bologna

Giacomo Damilano – Bologna

Sarah Serraiocco – Bologna

Emanuele Selleri – Bologna

Mariagiulia Biagi – Bologna

Luisa Zazzaro – Bologna

Lorena Leoni – Bologna

Dalivia Trevisan – Bologna

Irene Pasini – Bologna

Alice Biagi – Bologna

Valentina Pinza – Bologna

Alessandro Loforte – Bologna

Giuseppe Seminario – Bologna

Alex Mosconi – Bologna

Vincenzo Palombino – Bologna

Lorenzo Tocci – Bologna

Gianluca Paudice – Bologna

Maurizio Betti – Bologna

Riccardo Belletti – Bologna

Simone Ragusa – Bologna

Francesco Pennisi – Bologna

Giorgia Todisco – Bologna

Fabrizio Marrazzo -Roma

Carlo Chiattelli – Roma

Marianna Adel Labib – Roma

Francesco Angeli – Roma

Carlo Guarino – Roma

Enrico Martina – Roma

Fabrizio Macioce – Roma

Paolo Burattini – Roma

Esther Ascione – Roma

Paolo Salvatori – Roma

Roberto Verardi – Roma

Matteo Perozzi – Roma

Pietro Turano – Roma

Daniele Sorrentino – Roma

Chistian Mottola – Roma

Paolo Zanella- Trento

Shamar Droghetti – Trento

Gianluca Tanel – Trento

Patrik Fongarolli Frizzera – Trento

Giorgio Guzzetta – Trento

Lorenzo De Preto – Trento

Nicolò Gardoni – Trento

Nicola Gretter – Trento

Gabriele Manachino – Trento

Moreno Zolfo – Trento

Claudia Dolci – Trento

Michele Filosi – Trento

Francesco Primiceri – Trento

Matteo Scarano – Trento F

rancesco Guatteri – Trento

Mattia Galdiolo – Padova

Mirco Costacurta – Padova

Alessandro Pinarello – Padova

Filippo Biondi – Padova

Alberto Lunardi- Padova

Paolo Bianciotto – Torino

Marco Alessandro Giusta – Torino

Silvano Bertalot – Torino

Maurizio Gelatti – Torino

Francesca Puopolo – Torino

Giorgio Galfo – Torino

Riccardo Zucaro – Torino

Denise Magliano – Torino

Marco Tonti – Rimini

Marco Renzi – Rimini

Gabriele Morri – Rimini

Tommaso Mazza – Rimini

Elena Angelini – Rimini

Fabio Vici – Rimini

Jacopo Cesari – Pesaro

Davide Caroleo – Pesaro

Francesco Rocchetti – Pesaro

Giacomo Galeotti – Pesaro

Maria Cristina Mochi – Pesaro

Andre Casati – Pesaro

Pietro Dini – Pesaro

Bruno Nonvieri – Pesaro

Alessandro Melchiorri – Pesaro

Valerio Mezzolani – Pesaro

Lorenza Tizzi – Cremona

Jacopo Gualazzi – Cremona

Sergio Meloni – Cremona

Ilaria Giani – Cremona

Marco Cosci – Cremona

Matteo Tammaccaro – Cremona

Giuseppe Begnis – Cremona

Sebastian Barczyk – Cremona

Antonio Calvia – Cremona

Davide Provenzano – Mantova

Giuseppe Maffia – Bari

Gionata Bottalico – Bari

Eufemia Capezzera – Bari

Antonella Forte- Bari

Michele Amendolagine – Bari

Luciano Lopopolo – BAT

Vincenzo Antonio Gallo – BAT

Maria di Tullio – BAT

Paola Grazia – BAT

Mariantonietta Fiorella – BAT

Francesco Pagnani – BAT

Adriana di Terlizzi – BAT

Ginaluca Caruolo – BAT

Morena Rapolla – Basilicata

Nadia Girardi – Basilicata

Rosetta Gioiosa – Basilicata

Antonella Gioiosa – Basilicata

Chiara Sassano – Basilicata

Rocco Pace – Basilicata

Vita Colucci – Basilicata

Luciano Castrignano – Basilicata

Lucia Luria – Basilicata

Elvio Montagna – Basilicata

Tiziana Caggianese -Basilicata

Gabriele Curri – Salento

Daniela de Lentinis – Salento

Gianluca Zedda – Salento

Filomena Casale – Salento

Ignatti Gabriella – Salento

Laura Quaranta – Salento

Gianmarco Caniglia – Salento

Roberto de Mitry – Salento

Ottavia Voza – Salerno

Miguel Coraggio – Salerno

Edoardo Palescandolo – Salerno

Cosimo Pastore – Salerno

Giovanni Frasci – Salerno

Raffaele Giordano – Salerno

Massimo Scirocco – Salerno

Tommaso Tucci – Salerno

Nunzio Carnala – Salerno

Filomena D’Elia – Salerno

Antonello Sannino – Napoli

Fabrizio Sorbara – Napoli

Mariano Fusaro – Napoli

Claudio Finelli – Napoli

Fabio Corbisiero – Napoli

Luciano Correale – Napoli

Vincenzo Veneruso – Napoli

Matteo Gabriele – Napoli

Fabio Ragosta – Napoli

Elena Tramontano – Napoli

Daniela Falanga – Napoli

Salvatore Simioli – Napoli

Maria Luisa Mazzarella – Napoli

Valter Catalano – Napoli

Fabio Caruso – Napoli

Carmen Ferrara – Napoli

Danilo di Leo – Napoli

Marco Marocco – Napoli

Carmine Urciuoli – Napoli

Ferinando Orabona – Pistoia

Dafne Caccamo – Ragusa

Emanuele Micilotta – Ragusa

Giuseppe Ragusa – Ragusa

Marco Spadaro – Ragusa

Samuele Colombo – Ragusa

Armando Caravini – Siracusa

Maurizio Bianca – Siracusa

Alessandro Ernesto Baio – Siracusa

Giuseppe Giampiccolo – Siracusa

Giuseppe Di Natale – Siracusa

Orazio Lauretta – Siracusa

Raffaele Bruno – Siracusa

Giovanni Luca Melfa – Siracusa

Elisabetta Cristina – Siracusa

Samantha Bizzarro – Siracusa

Salvo Di Maria – Siracusa

Giovanni Caloggero – Catania

Dario De Felice – Catania

Antonio Ferrarotto – Catania

Matteo Iannitti – Catania
Angelo Prestifilippo – Catania

Francesco Mascali – Catania

Patrizia Mauro – Catania

Marco Salanitri – Catania

Fabio Marchese – Cataia

Riccardo Alma – Catania

Stefano Lanza – Catania

Giuseppe Cacisi – Catania

Graziella Puglisi – Catania

Riccardo Di Salvo – Catania

Francesco Zingo – Catania

Carmelo Spalletta – Catania

Santina Sconza – Catania

Leonardo Dongiovanni – L’Aquila

Patrizia Passi – L’Aquila

Lorenzo Samperna – L’Aquila

Christian Porretta – L’Aquila

Davide Vincenzi – L’Aquila

Simone Pagliariccio – L’Aquila

Carla Liberatore – L’Aquila

Simone Parisse – L’Aquila

Stefano Conti – L’Aquila

Mariani Franco – L’Aquila

Giusti Fianfranco – L’Aquila

Arianna Ioannucci – L’Aquila

Luigi Perilli – L’Aquila