La relazione annuale del responsabile giuridico Dimitri Lioi

  

ARCIGAY Consiglio nazionale del 24-25 marzo 2012
Relazione programmatica per l’anno 2012 del Responsabile per le questioni giuridiche di Arcigay

Il programma di lavoro per l’anno 2012 viene presentato a ridosso di un’importante sentenza della Corte di Cassazione, n. 4184/2012, con la quale, pur rigettando in via definitiva la richiesta di trascrizione di un matrimonio tra persone dello stesso sesso celebrato all’estero, sono stati affermati rilevanti principi in materia di matrimonio tra persone dello stesso sesso, tali da integrare a tutti gli effetti una sorta di ‘diritto vivente’ all’interno del nostro ordinamento giuridico.
Nell’ambito di quel processo di riflessione e di elaborazione già definito nella precedente Relazione annuale del Responsabile giuridico, è importante sottolineare che i Giudici della Suprema Corte di Cassazione hanno comunque dato atto che la realtà sociale e giuridica europea ed extraeuropea mostra il diffuso fenomeno di persone dello stesso sesso stabilmente conviventi per le quali, sul piano giuridico, è invalso il riconoscimento a tali coppie, da parte di alcuni di questi paesi, del diritto al matrimonio (o di forme di riconoscimento di stabili convivenze con alcuni limitati diritti).
Certamente questa decisione è ferma nel dichiarare che la nostra Costituzione, allo stato attuale, non riconosce di per sé un diritto al matrimonio; tuttavia, richiamando le affermazioni contenute nella nota sentenza n. 138 del 2010 della Corte costituzionale, nonché nella decisione Schalk e Kopf della Corte Cedu del 24 giugno 2010, in relazione agli articoli 8, 12 e 14 della CEDU e al Trattato di Lisbona, la Cassazione ha preso atto che “il limitato ma determinante effetto dell’interpretazione della Corte europea . . . sta nell’aver fatto cadere il postulato implicito, il requisito minimo indispensabile a fondamento dell’istituto matrimoniale, costituito dalla diversità di sesso dei nubendi”, riservando tuttavia la garanzia di tale diritto alla discrezionalità dei Parlamenti nazionali.
In ogni caso, prosegue la Corte, i componenti della coppia omosessuale, conviventi in stabile relazione di fatto, se (secondo la legislazione italiana) non possono far valere né il diritto a contrarre matrimonio né il diritto alla trascrizione del matrimonio contratto all’estero, possono, quali titolari del diritto inviolabile di vivere liberamente una condizione di coppia e del diritto alla tutela giurisdizionale di specifiche situazioni, adire i giudici comuni per far valere (in presenza di ‘specifiche situazioni’) il diritto ad un trattamento omogeneo a quello assicurato dalla legge alla coppia coniugata, sollevando eventualmente in tale sede eccezioni di illegittimità costituzionale.
Inoltre, concludono i Giudici della Suprema Corte, nel nostro ordinamento è stata radicalmente superata la concezione secondo la quale la diversità di sesso dei nubedi “è presupposto indispensabile, per così dire ‘naturalistico’, della stessa ‘esistenza’ del matrimonio.
E’ fuori di dubbio questa sentenza segna un punto importante nel percorso di evoluzione giurisprudenziale interno al nostro assetto giuridico e, più in generale, per quanto riguarda la tutela dei diritti fondamentali delle persone lgbt.
Per altro, è altresì importante sottolineare che la magistratura, quanto meno a far data dalla sentenza n. 138/2010, non si è mai discostata da una tendenza volta ad estendere per via interpretativa l’area di tutela delle persone lgbt.
Senza dubbio, dal punto di vista dell’interpretazione di giurisprudenza abbiamo registrato progressi anche in tema di omogenitorialità e di normativa antidiscriminatoria, pur in presenza di una limitatissima produzione legislativa nazionale e di una più accentuata normativa regionale.
Rispetto ai fenomeni di omofobia e di transfobia, a fronte del vero e proprio ‘naufragio’ in Parlamento della normativa tesa a introdurre nel nostro ordinamento una circostanza aggravante comune ad effetto speciale nei casi di aggressione per odio omofobico e transfobico, registriamo la riproposizione della proposta di legge finalizzata ad estendere l’applicazione della legge Mancino a tutela anche dell’orientamento sessuale e dell’identità di genere.
Tale percorso legislativo, in ogni caso, potrebbe segnare in questo momento una battuta d’arresto: la calendarizzazione delle proposte di legge in materia di matrimonio e omofobia, infatti, deve scontare la circostanza che questa legislatura terminerà il proprio corso entro un anno, per il che tutti i d.d.l. dovranno, dopo l’insendiamento delle nuove Camere, riprendere ex novo il loro iter.
Fatta questa valutazione, questo Responsabile, raccogliendo anche le sollecitazioni emerse in seno al Cn, rimarca la possibilità di valutare l’opportunità politica di riprendere il discorso relativo alla proposizione di un progetto di legge di iniziativa popolare.
Dal punto di vista del percorso giudiziario, quanto a singoli episodi di aggresssione di stampo omofobico e transfobico, va sottolineato il fatto che negli ultimi due anni Arcigay è stata più volte ammessa come parte civile nei procedimenti penali scaturiti da questi stessi episodi, vedendosi riconosciuto in tali casi un risarcimento del danno come ente rappresentativo di interessi cd. diffusi, riconducibili alla comunità lgbt.
A fronte di questa situazione, si ritiene comunque necessario proseguire un percorso di interlocuzione con le forze politiche nazionali, pur tenendo presente che la via legislativa, soprattutto in materia di matrimonio e di omogenitorialità, presenta allo stato un diffuso ostracismo riscontrabile in ampi settori della nostra classe politica.
Chi scrive ritiene altresì percorribile una via che, pur tenendo in piedi questa necessaria interlocuzione con le forze politiche, favorisca l’emersione di frammenti di legislazione in alcuni settori specifici (specie in campo socio-assistenziale), orientamenti di giurisprudenza di legittimità e di merito, regolamenti amministrativi ed elementi di autonomia privata i quali, via via, possano ampliare la sfera di tutela delle persone lgbt e della loro libertà di autodeterminare la propria esistenza. Occorre, in buona sostanza, adoperarsi per la nascita di regole che non cadano dall’alto, ma che provenendo ‘dal basso’, dalla realtà sociale, si facciano esse stesse normativa cogente.
In questo senso appare importante, al di là dei limitati effetti giuridici di questi istituti giuridici, favorire la più ampia estensione dei Registri delle unioni civili e del rilascio delle Attestazioni di famiglia anagrafica all’interno e da parte dei Comuni italiani. In ambito regionale, ciò si declina nel senso di porre Arcigay come interlocutore ai fini dell’elaborazione e dell’approvazione di leggi regionali in materia socio-assistenziale, fermi i limiti di competenza delle regioni medesime. Occorre poi incrementare l’estensione, tra gli enti locali, della rete READY, quale canale privilegiato di scambio delle buone prassi amministrative in materia di orientamento sessuale e identità di genere.
Importante è anche creare forme di sinergia con le realtà universitarie interessate a forme di collaborazione con le associazioni che siano una rilevante espressione della cd. Società civile. Personalmente, e insieme al Presidente nazionale, questo responsabile giuridico ha avviato un dialogo con la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Bergamo, presieduta dalla Prof.ssa Pezzini. La Facoltà di Bergamo, recentemente, è risultata prima classificata in Italia, tra tutte le università italiane, per quanto riguarda l’elaborazione di progetti di ricerca in materia di normativa anti-discriminatoria. Dato l’asoluto rilievo dell’attività accademica della Facoltà di Bergamo, si ritiene opportuno procedere con questa forma di interlocuzione, che potrà dare un apporto scientifico alla nostra attività associativa di assoluta importanza.
Centrale, anche da questo punto di vista, è la sinergia operativa che Arcigay ha saputo costruire con l’UNAR, ente che nell’autunno scorso si è visto riconoscere dal Consiglio d’Europa lo status di Autorità indipendente di fatto nel contrasto dei fenomeni discriminatorii.
A questo proposito giova sottolineare che questo Responsabile giuridico, insieme ad altri dirigenti dell’associazione, è stato chiamato da Unar a tenere una formazione per operatori e funzionari dell’Ufficio stesso in materia di discriminazione e di omofobia/transfobia a danno delle persone lgbt. Il materiale elaborato da chi scrive per quella formazione, inserita nell’ambito del Progetto Unar voltro a costituire una rete di antenne e di back-office relativamente ai fenomeni di discriminazione, omofobia e transfobia, è stato poi richiesto da Unar stesso come materiale di utilizzo e distribuito a tutti i partecipanti all’incontro organizzato dalla dirigenza dell’Ufficio con alcuni rappresentanti del Consiglio d’Europa, alla presenza del Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, tenutosi a Roma in data 16 febbraio 2012.
Accanto ad una strategia legislativa che proceda sia per ‘frammenti’ (o segmenti, come specificato più sopra), sia di iniziative dirette (seppur oggi ostacolate da un preciso settore della nostra classe politica, ostile e del tutto impreparata ad affrontare questioni che riguardano la tutela e il riconoscimento dei diritti per le persone lgbt), andrà perseguita e portata avanti una strategia giudiziaria che recepisca le indicazioni (e, oserei dire, i suggerimenti) della Corte di Cassazione, nel senso poco prima sottolineato. Anche con il necessario aiuto e il supporto dei comitati territoriali, sin da subito è possibile avviare, da parte di Arcigay (eventualmente in sinergia con altre realtà associative) iniziative giudiziarie e tutela di specifiche situazioni che riguardino coppie formate da persone dello stesso sesso. Sulla scorta della sentenza n. 4184/2012 della Cassazione (che, come già detto, partecipa alla definizione del nostro ‘diritto vivente’, in virtù della sua funzione nomofilattica), laddove la rivendicazione di tutele particolari per le coppie di persone dello stesso sesso, omogenee a quelle già riconosciute alle coppie coniugali, dovesse essere negata dalle competenti autorità amministrative, ben sarebbe possibile ricorrere ai giudici comuni e sollevare, all’uopo, eccezioni di illegittimità costituzionali su questi punti specifici.
Questa strada va sicuramente portata avanti.
Dal punto di vista dell’attività interna, l’anno 2012 ha conosciuto una situazione di mancanza di liquidità, che ha oggetivamente impedito l’utilizzo delle risorse programmate nel bilancio preventivo approvato nel marzo 2011. Pur in assenza di questa disponibilità, tuttavia, anche l’attività del settore giuridico non ha conosciuto sosta, grazie alle risorse e alle attività legate ai Progetti aggiudicati da Arcigay.
Ciò è stato fatto in stretta sinergia con l’area Progetti della Segreteria nazionale di Arcigay. Per prima va citata l’importante l’attività di ricerca e formazione di “Io sono Io lavoro”, che tra l’altro ha permesso, per la prima volta in Italia, una mappatura dei fenomeni discriminatorii sui luoghi di lavoro.
Tra il 2011 e il 2012, inoltre, sono state avviate due altre importanti attività.
Una, già menzionata più sopra, concerne la predisposizone sul territorio delle regioni ROC di antenne e di un servizio di back-office direttamente interconnesso con Unar. Grazie a questo servizio, concesso in appalto ad Arcigay e ad altre due realtà associative nazionali, la nostra associazione ha costituito, articolandosi nel territorio delle quattro regioni ROC (Sicilia, Campania, Calabria e Puglia), una serie di punti di raccolta, di elaborazione e di trattamento (per il contrasto) dei fenomeni di discriminazione, di omofobia e di transfobia a danno delle persone lgbt. La supervisione scientifica della parte di appalto gestita da Arcigay è affidata al Responsabile giuridico nazionale di Arcigay.
La seconda, denominata T.S.M., concerne un’attività di formazione interna all’associazione, relativa alle questioni fiscali e tributarie nella conduzione di un ente no profit, declinate anche nell’ambito giuridico. L’attività di docenza (e di coordinamento della docenza), nonché della supervisione scientifica è stata affidata anche a questo Responabile giuridico. Da questo punto di vista, nel mese di febbraio 2012, si è tenuto un laboratorio di formazione a Salerno, che ha visto una buona partecipazione di soci e socie provenienti dai comitati dislocati su tutto il territorio nazionale. Le materie trattate (diritto degli enti no profit, diritto tributario e fund raising) sono state affidate a docenti di sicura esperienza e di riconosciuto rilievo (Antonio Rotelli, Presidente di Avvocatura per i diritti Lgbti – Rete Lenford; Paolo Piantavigna, docente universitario; Marco Livia, dirigente nazionale delle ACLI e direttore dell’IREF), oltre che allo stesso Responsabile giuridico nazionale di Arcigay.
A breve prenderà avvio, poi, un progetto di formazione per operatori di Sportello legale, curato direttamente dal nostro Sportello legale nazionale. Questa stessa attività formativa costituirà un valido esempio di disseminazione di nozioni giuridiche e di buone prassi per l’assistenza delle vittime di fenomeni di discriminazione o di aggressioni omofobiche e transfobiche; essa costituirà inoltre un momento di ulteriore collaborazione tra l’area giuridica della Segreteria nazionale e lo Sportello legale nazionale. Questo progetto, infine, potrà costituire la base operativa per poter poi incrementare Sportelli legali di Arcigay sul territorio nazionale.
Appare, inopltre, importante segnalare due recentissimi progetti. Uno, gestito da Ilga Europe, coinvolgerà Arcigay, nella persona del suo Responsabile giuridico, per un’attività di ricerca e di collaborazione con la stessa Ilga Europe, al fine di elaborare strategie politiche di pressione aventi lo scopo di far approvare anche in Italia un’organica legislazione a tutela delle persone lgbt in materia di omofobia e transfobia, sulla scorta della Raccomandazione Rec(2010)5 del Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa. E’ importante ricordare che detta Raccomandazione riconosce “che le persone lesbiche, gay, bisessuali e trangender per diversi secoli – e tuttora – sono state vittime dell’omofobia, della transfobia e di altre forme di intolleranza e discriminazione (. . .) e che un’azione specifica è necessaria al fine di garantire il pieno rispetto dei diritti umani di queste persone”. Di conseguenza, la Raccomandazione invita gli Stati membri a “vegliare affinché, nella derteerminazione della pena da irrogare, un movente fondato su un pregiudizio legato all’orientamento sesuale o all’identità di gnere possa essere preso in considerazione”.
Inoltere, di recente l’Unar ha avviato una procedura per l’appalto del servizio di gestione di Contact center e di supporto all’ufficio per la promozione della parità di trattamento e la rimozione delle discriminazioni. Detto appalto di gestione è stato affidato alle Acli, ma, per quanto riguarda i fenomeni di discriminazione legati all’orientamento sessuale e all’identità di genere, è stata chiesta una collaborazione ad Arcigay su questo mandato specifico. Arcigay opererà secondo il relativo capitolato d’appalto e con la supervisione dell’area giuridica della Segreteria nazionale. Secondo le linee guida di intervento, questo mandato prevede l’intervento di legali di Arcigay sull’intero territorio nazionale per casi di discriminazione, omofobia e transfobia, per il che è intenzione della Segreteria nazionale e di chi scrive agevolare ulteriormente l’estensione territoriale di Sportelli legali di Arcigay, da coinvolgere poi in questa forma di attività.
Per quanto riguarda altre attività di formazione e di elaborazione giuridica, rimane centrale il rapporto con la Commissione giuridica in seno al Consiglio nazionale. L’interlocuzione con tale Commissione, ad oggi, ha permesso la definizione di una linea guida per quanto riguarda l’estensione dei Registri per le unioni civili e le Attestazioni di famiglia anagrafica. In elaborazione, poi, (salvi i limiti di disponibilità di liquidità) vi è l’organizzazione di un evento formativo in una città del Sud Italia, in materia di identità di genere, a trent’anni dalla legge n. 164/1982 e a un anno dal d.lgs. 150/2011, che ha parzialmente riformato il procedimento per la rettificazione anagrafica dell’attribuzione di sesso (oltre che la disciplina della prova nei procedimenti civili per la rimozione dei casi di discriminazione).
I fondi a bilancio (ove disponibili, giova ripetere) potranno essere messi a disposizione, altresì, per intraprendere iniziative giudiziarie nei casi qui sopra meglio precisati.
Infine, a supporto di tutte le attività sopra elencate e di quelle ad esse accessorie, lo scrivente Responsabile Giuridico nazionale, a mente dell’art. 26 dello Statuto di Arcigay, ha costituito un Gruppo di lavoro per l’area giuridica, allo stato attuale composto da un avvocato, da un laureando e da uno studente universitario, entrambi, in giurisprudenza. Per quanto riguarda la formazione specifica dei componenti di tale Gruppo di lavoro nelle novità riguardanti le materie giuridiche lgbt, essa sarà curata direttamente dal Responsabile per l’area giuridica di Arcigay.
Bologna, 24 marzo 2012

Dimitri Lioi
Responsabile giuridico – Segreteria nazionale di Arcigay


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