Trento non ci perseguita ma c´è tanta diffidenza

  
Trento

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Trento non è una città particolarmente persecutoria nei confronti dei gay. Ma non si può definirla nemmeno una realtà aperta. Tanto che i gay, a differenza che in altre città medie e grandi, qui non hanno nessun luogo di ritrovo pubblico, se non la sede della loro associazione. Niente isteria anti-omosessuale ma molti luoghi comuni, troppa indifferenza, scarsissimi contatti col potere politico-amministrativo e decisa incomprensione da parte delle élite ecclesiastiche.

Alla sede di Arcigay, in via Veneto 24, davanti un piatto di biscottini e un bicchiere di moscato secco. Stefano ha 45 anni e fa il ricercatore, Loris ne ha 27 e di professione è parrucchiere.

Come vive un gay in Trentino?
A Trento la situazione è migliore rispetto ad altre zone italiane, siamo abbastanza liberi. Ma è decisamente peggiore rispetto ad altre città. Esiste una notevole differenza tra la grande città e la provincia. Ma anche città non grandissime sono molto più avanti. Bologna ad esempio, già dagli anni ´70 e ´80 è all´avanguardia in questo senso. Arcigay nazionale nacque proprio a Bologna. Nelle piccole città come la nostra la vita per noi non è mai rose e fiori.

I gay a Trento sono una presenza visibile?
Rispetto ad anni fa siamo più visibili. Ma, evidentemente, siamo sbucati dal nulla…

Avete vostri luoghi di incontro?
No, a Trento oggi non ne abbiamo. Forse potremmo parlare di un bar, molto frequentato. Ma non è stato dichiarato «locale gay». Un tempo c´erano alcuni locali gay friendly ma oggi, a parte la sede dell´associazione, Trento non ci offre nulla. Dobbiamo spostarci a Verona dove troviamo discoteche, bar, saune ed altro. O anche a Laghetti di Egna dove, con l´associazione Centaurus di Bolzano (anche loro dell´Arcigay) gestiamo due serate al mese alla discoteca Melody.

Vi sentite liberi di manifestare la vostra sensibilità gay in pubblico?
Negli ultimi anni va un po´ meglio. Ma certe effusioni non abbiamo ancora il coraggio di portarle a galla in pubblico. Ci autocensuriamo abbastanza, abbiamo la coscienza di avere il fiato sul collo. A Brescia, per esempio, con un compagno gay si può andare tranquillamente mano nella mano, a Trento queste cose non te la senti di farle.

La gente trentina vi osteggia, quindi?
Ciò che temiamo è il sorriso o la sghignazzata. Non c´è censura vera e propria, crediamo che in città quest´ultimo atteggiamento sia minoritario. Gli sghignazzamenti ci feriscono. Non vogliamo fare un discorso razzista ma il problema è quello del gruppo, del branco. Per semplificare, pensiamo ai militari… quando sai che tra loro qualcuno è sicuramente gay e sarebbe magari disposto a fare sesso. Ci ferisce anche il fatto di non poterci manifestare liberamente in termini affettivi, perché non sai mai chi ti trovi davanti.

Ci saranno stati dei progressi generazionali.
I più vecchi tra di noi hanno sofferto tantissimo, hanno dovuto tenere tutto dentro ed ora è necessario che possano ricostruire la loro storia. Chi è uscito negli anni ´70 invece ha vissuto in maniera liberatoria il suo essere gay, pur sempre con dolore. I giovanissimi sono più liberi, possono consumare di più ma non sappiamo se siano più accettati.

Le forze politiche con voi?
Costituiamo un problema per tutti anche se c´è sempre stato un rapporto privilegiato con la sinistra, pur altalenante. Alle ultime elezioni ci ha contattato solo Rifondazione, con Catalano. E a Rovereto abbiamo lavorato con Cova, dei Verdi: ci ha proposto di fare il registro delle unioni civili (proposta che ci aveva tempo prima fatto anche Pinter, senza però andare avanti). Cova ha portato la cosa in consiglio ed è stata approvata.

Ci sono nella realtà trentina gay altolocati, che si nascondono?
Sì, ai massimi livelli politici, nello sport, nella cultura e nell´amministrazione. Sono la prova di quanto sia ancora costoso assumersi a pieno la condizione di gay.

Che rapporto avete con la pedofilia?
Un atteggiamento di dissociazione. Secondo le statistiche la pedofilia è soprattutto eterosessuale, accade in famiglia o nelle vicinanze. Non è un fenomeno che interessa il mondo gay. Ultimamente sembra che anche i mass media lo abbiano capito e lo comunichino ma un tempo non era così.

I vostri rapporti con le lesbiche?
Abbiamo convissuto nella stessa associazione per anni prima che, a livello nazionale, ci dividessimo, l´unione fa la forza. Ci uniscono molte problematiche: il tema dei diritti richiesti, la discriminazione. Assieme alle lesbiche una volta l´anno organizziamo un ciclo di film. Cosa ci divide? L´essenza maschile e femminile, due approcci diversi alla realtà. Quelli di noi che si sono affacciati alla società negli anni ´80, va detto, sono partiti però dall´apertura del discorso sulla sessualità operato dalle femministe.

Il matrimonio gay, in chiesa o in Comune?
Tra di noi ci sono posizioni diverse. La questione essenziale è quella dei diritti in quanto coppia. Per coloro che nella coppia credono. A naso, a molti gay il riconoscimento della coppia da parte dello Stato non interessa niente. Ma la maggior parte vi aspira.

Figli ad una coppia gay?
Ancora una volta si tratta di approcci personali. Ma ultimamente la voglia di paternità è più sentita tra i gay. Prima era più negata in quanto ritenuta impossibile, oggi è voluta e richiesta.

Omosessuale: un dato biologico o culturale?
Siamo sempre esistiti. Certo, se scoprissero un gene risulterebbe un fatto naturale… noi pensiamo comunque che sia così. In una persona può farsi evidente prima, dopo, più o meno coscientemente. Sarebbe meglio assumere, in pubblico, questa condizione, anche se poi per il resto della società non cambia nulla.

Siete accusati di vivere una sessualità spinta ed esibizionista.
Tutto sommato, a parte le fantasie di ognuno, conosciamo molti eterosessuali che giudichiamo più "perversi", anche se usiamo questo termine in senso ironico.

Il vostro rapporto con la Chiesa?
Lasciamo da parte il tema dei sacerdoti gay, non certo di secondaria importanza. Per il resto il nostro rapporto con la Chiesa è complesso e controverso, non facile.

INFO
Circolo Arcigay 8 luglio
Via Vittorio Veneto 24 38100 Trento
Tel. 0461.390140
www.arcigay.it/trento
[email protected]


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