Verso un’Europa equa e rispettosa dei diritti fondamentali di tutti

  

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QUESTIONARIO PER LE ELEZIONI PARLAMENTARI EUROPEE 2004
“Verso un’Europa equa e rispettosa dei diritti fondamentali di tutti”
ILGA Europe

La ringraziamo per dedicare tempo alla compilazione del nostro questionario. Allo scopo di farle impiegare meno tempo possibile, può semplicemente segnare SI o NO o aggiungere altri commenti qualora lo desiderasse. Il questionario è diviso in tre sezioni:

1. Continuazione della lotta alle discriminazioni a livello europeo
2. Protezione dei diritti umani delle persone gay, lesbiche, bisessuali e transgender
3. Riconoscimento delle diversità di relazioni familiari a livello europeo

Allegato troverà una introduzione ad ognuna delle tre sezioni del questionario e altre spiegazioni alle singole domande

La preghiamo di inviarci il questionario compilato non oltre il 15 Aprile 2004

Nome
Paese
Collegio elettorale
Partito Politico (Lista)
Posizione nella Lista

DATA FIRMA

1. Continuazione della lotta alle discriminazioni a livello europeo

1.1.1 Appoggerebbe l’immediata e piena attuazione della Direttiva sull’uguaglianza di trattamento nei luoghi di lavoro a livello nazionale, includendo esplicitamente la protezione in riferimento alle discriminazioni sulla base dell’orientamento sessuale?

1.1.2. Incoraggerebbe la Commissione Europea per rendere effettivo il suo ruolo di garante del Trattato e promuovere le procedure di infrazione contro gli Stati membri che non rispettassero i loro doveri nell’ambito del diritto comunitario?

1.2. Appoggerebbe l’estensione della legislazione che vieta la discriminazione sulla base dell’orientamento sessuale alle aree di competenza dell’Unione diverse dall’occupazione, quali sicurezza sociale e previdenza, salute, diritti sociali, educazione, e beni e servizi (incluse le politiche abitative)?

1.3. Darebbe il suo supporto all’estensione esplicita della legislazione antidiscriminatoria all’ambito dell’identità di genere, così che le persone transgender possano beneficiare di una protezione effettiva dalle discriminazioni?

1.4 Sarebbe favorevole alla continuazione dell’EU Action Programme per combattere le discriminazioni dopo il 2006?

1.5. Appoggerebbe la diffusione (mainstreaming) della politica antidiscriminatoria a tutte le aree delle politiche, dei programmi e delle iniziative comunitari?

1.6. Diventato un membro del Parlamento europeo, considererebbe di lavorare — nell’ambito del suo programma politico – per i diritti di lesbiche, gay, bisessuali e transgender (LGBT)?

2. Protezione dei diritti umani delle persone lesbiche, gay, bisessuali e transgender

2.1. Appoggerebbe una Risoluzione del Parlamento Europeo che obbligasse i paesi ad abrogare le leggi discriminatorie sulla base dell’orientamento sessuale o dell’identità di genere, o a mettere fine ad altre violazioni dei diritti umani da parte degli Stati su queste basi?

2.2. Appoggerebbe l’uso di clausole sui diritti umani nei rapporti con Paesi terzi o in accordi di cooperazione allo scopo di incrementare la pressione politica sui governi che ammettono discriminazioni sulla base di orientamento sessuale e diversità di genere?

3. Riconoscimento delle diversità di relazioni famigliari a livello europeo

3.1. Considererebbe l’appoggio a risoluzioni del Parlamento Europeo che richiamino alla fine delle discriminazioni verso le coppie dello stesso sesso per ciò che attiene il riconoscimento legale delle loro unioni (incluso il diritto al matrimonio)?

3.2. Appoggerebbe il pieno riconoscimento nella legislazione comunitaria del matrimonio fra persone dello stesso sesso, delle unioni legalmente riconosciute e delle unioni di fatto comprovanti una relazione durevole nel tempo?

3.3 Considererebbe l’appoggio ad una risoluzione del Parlamento Europeo diretta alla fine delle discriminazioni contro le persone LGBT in tema di genitorialità, incluso il diritto all’adozione, il diritto ad avere la patria potestà sui figli del proprio partner e l’accesso — in termini paritari – ai servizi di procreazione medicalmente assistita?


NOTE ESPLICATIVE

1. Continuazione della lotta alle discriminazioni a livello europeo

Introduzione

Le persone LGBT ( lesbiche, gay, bisessuali e transgender) in Europa continuano a dover affrontare discriminazioni ed esclusioni sociali da tutte gli aspetti della vita. Siano essi il lavoro, i servizi sociali, l’ambito sanitario, l’educazione o più generalmente in relazione all’offerta di beni o servizi , gli esempi non mancano né di discriminazioni individuali che di quelle collettive.
Le persone transgender sono particolarmente a rischio, dovendo affrontare un altissimo numero di discriminazioni in aree chiave della vita quali l’ambito lavorativo.
Questi altissimi livelli di esclusione e di discriminazione potrebbero essere combattuti tramite:
– Una completa struttura legale che garantisca la protezione dalle discriminazioni in tutte le aree di competenza comunitaria
– L’esplicito divieto di discriminazione in base all’identità di genere
– L’estensione del Programma di Azione anche dopo il 2006
– L’adozione di una strategia tesa alla diffusione (mainstreaming) dei principi antidiscriminatori attraverso tutte le aree della politica, dei programmi e delle iniziative comunitari.

Spiegazione delle singole domande

1.1. Ci sono stati e tuttora ci sono ritardi nell’attuazione del diritto comunitario da parte degli Stati Membri esistenti. Inoltre esistono preoccupazioni che vari paesi ignorino la necessità di inserire la discriminazione in base all’orientamento sessuale o indeboliscano le forme di tutela richieste dalla direttiva . Nei casi di incompleta o ritardata attuazione, è compito della Commissione — in quanto garante del Trattato — attuare la procedura di infrazione contro lo Stato membro in questione.

1.2. Attualmente la legislazione europea prevede la protezione dalle discriminazioni sulla base di razza ed appartenenza etnica nelle seguenti materie: lavoro, sicurezza sociale, previdenza sociale, salute, istituti di carattere sociale, educazione, beni e servizi (compreso il diritto all’abitazione). La discriminazione su base sessuale in ambito lavorativo è vietata , e una direttiva- attualmente in via di emanazione – la vieta anche per ciò che attiene l’accesso ai beni e ai servizi . Ad ogni modo,a dispetto dei bisogni reali, la protezione dalle discriminazioni sulle altri basi previste dall’articolo 13 del Trattato di Amsterdam (religione o credo, handicap, età o orientamento sessuale) non sono state estese al di là dell’ambito lavorativo.

1.3. La Corte di Giustizia Europea ha deciso che la discriminazione in base all’orientamento di genere è riconducibile alla discriminazione sessuale . Pertanto è vietata tale discriminazione in ambito lavorativo in base alla già esistente legislazione comunitaria in materia di ugual trattamento indipendentemente dalla appartenenza di genere, e sarà vietato nelle norme sui beni e i servizi una volta che la seconda direttiva – attualmente in corso di adozione – sull’uguaglianza di genere relativa a queste materie sarà completata (vedi dietro 1.2.). Comunque il giudizio della Corte è poco noto e quindi spesso datori di lavoro e ufficiali governativi non vi si conformano. Una soluzione è ravvisabile per ciò che attiene questo ambito nella modifica delle direttive in modo che si faccia esplicito riferimento all’identità di genere.

1.4. Il programma d’azione stabilisce il finanziamento per una serie di iniziative dirette all’eliminazione delle discriminazioni, comprendendo le organizzazioni non governative di livello europeo che rappresentino gli interessi delle persone a rischio di discriminazione sulla base di razza, età, handicap e orientamento sessuale. La prosecuzione della politica di questo atto anche dopo il 2006 è fondamentale nella prosecuzione del ruolo attivo della UE nella lotta alle discriminazioni in questi campi.

1.5. L’UE non potrà avere un approccio veramente efficace nella lotta alle discriminazioni fino a che questa non verrà presa sistematicamente in considerazione in tutte le politiche comunitarie, a livello di pianificazione, realizzazione e valutazione. Un approccio simile è attualmente applicato solo con riguardo alle discriminazione sulla base di genere.

1.6. Come membro del Parlamento Europeo ci sono molti modi per impegnarsi per il riconoscimento dei diritti delle persone LGBT. Un modo per esprimere il proprio sostegno è la cooperazione con gli altri membri del Parlamento Europeo attraverso l’Intergroup on Gay and Lesbian Rights.

2. Protezione dei diritti umani delle persone LGBT

Introduzione

Le persone LGBT in tutto il mondo continuano a subire maltrattamenti, umiliazioni, abusi fisici e/o verbali a causa del loro orientamento sessuale o della loro identità di genere. Queste vanno dalla retorica omofobica o dall’abuso da parte di enti statali – come la polizia — alla violenza e alla discriminazione da parte delle famiglie o dai gruppi di appartenenza. Molti Stati sono complici delle persecuzioni subite da persone LGBT. Quasi 80 paesi hanno tuttora leggi che definiscono reato penale i rapporti omosessuali fra adulti consenzienti. In almeno 7 paesi la pena massima per questi reati è la morte. 4 Stati Membri — o loro dipendenze territoriali — hanno leggi che discriminano sulla base dell’orientamento sessuale, così come un paese che sta per entrare nell’Unione.
C’è un aumento di consapevolezza sulla diffusione delle violazioni dei diritti umani contro le persone LGBT. L’urgenza e la gravità di queste violazioni richiedono una risposta forte da parte dell’UE, compreso in modo particolare un utilizzo più efficace delle clausole sui diritti umani nelle relazioni e nei rapporti di cooperazione con paesi terzi.

Spiegazione delle singole domande

2.1 Il Parlamento Europeo ha approvato un buon numero di risoluzioni che condannano le violazioni di diritti umani, in particolare nel rapporto annuale sui diritti umani nell’UE e nei paesi terzi.

2.2 Molti dei paesi terzi che discriminano sulla base dell’orientamento sessuale o dell’identità di genere sono fra i maggiori beneficiari degli aiuti per lo sviluppo da parte dell’UE e hanno firmato accordi con la stessa UE che avevano come punto fondamentale il rispetto dei diritti umani. Questi accordi potrebbero costituire un importante strumento per la lotta alle discriminazioni se all’abuso in tema di diritti umani venisse dato sufficiente peso dalla UE nelle contrattazioni con i governi dei paesi terzi.

3. Riconoscimento delle diversità di relazioni familiari a livello europeo

Introduzione

Negli ultimi anni si è verificato il proliferare di legislazioni nazionali aventi per oggetto il riconoscimento legale di coppie omosessuali — i cui partner non fossero già sposati — e dei loro figli. Molti Stati Membri stanno sviluppando nuovi istituti legali allo scopo di meglio rispondere alle nuove istanze di una società in cambiamento in particolar modo per ciò che riguarda le relazioni famigliari.
Questo variegato, frammentario sviluppo a livello nazionale coincide con una crescita del ruolo dell’UE nel coordinare i diversi sistemi di diritto civile, compreso il diritto di famiglia. Eppure finora l’UE è stata lenta nel reagire, portando ad una situazione incerta e insieme discriminatoria per le persone LGBT. Ciò ha particolare incidenza per quanto attiene la migrazione e l’asilo: l’assenza di un ampio riconoscimento da parte del diritto comunitario dello status legale per partner dello stesso sesso e delle loro famiglie ha portato a barriere discriminatorie, impedisce la libertà di movimento di cittadini UE e limita il diritto alla ricongiungimento famigliare solo alle famiglie convenzionali.
La sfida per l’UE ora è di uniformare le varietà nazionali nel campo del diritto di famiglia imponendo un approccio inclusivo piuttosto che di esclusione.
– La legislazione comunitaria deve pienamente riconoscere e dare pieno rispetto alle partnership legalmente riconosciute a livello nazionale — in tutte le varietà -, così come a quelle, basate su una relazione duratura, non riconosciute legalmente indipendentemente dalle nazionalità degli appartenenti della famiglia.
– Indipendentemente dalla situazione del proprio diritto nazionale, gli Stati Membri dovrebbero, in base al principio di mutuo riconoscimento, riconoscere la validità e l’efficacia delle unioni strette in accordo con la legislazione nazionale di un altro Stato Membro.

Spiegazione delle singole domande

3.1 Nell’ultimo decennio il Parlamento Europeo ha svolto un ruolo fondamentale verso un pieno riconoscimento legale delle coppie omosessuali.

3.2 Negli ultimi anni il riconoscimento legale delle coppie omosessuali è stato un tema importante nell’ambito delle direttive sull’asilo, l’immigrazione da parte di soggetti di paesi terzi e la libertà di movimento dei cittadini UE. In tutti i casi il riconoscimento — nelle direttive – di queste unioni è risultato inadeguato e discriminatorio, lasciando molte coppie omosessuali e le loro famiglie a dover affrontare limitazioni alla libertà di movimento o addirittura separazioni.

3.3 In molti Stati Membri la genitorialità è un ambito dove le persone LGBT subiscono discriminazioni. Il Parlamento Europeo ha appoggiato il diritto di adozione delle persone LGBT.


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