Le fondamenta dei diritti

  

A tre anni dalla costituzione della Giornata della Memoria in Italia a ricordo dell’olocausto, Arcigay ripropone in chiave nazionale l’omosessualità quale elemento cardine di quella parte di memoria collettiva dimenticata ed emarginata.
La memoria dell’olocausto omosessuale ha subito, dall’ultimo dopoguerra fino a non molto tempo fa, la medesima discriminazione subita dalle persone lesbiche e gay. Le migliaia di vittime dell’Europa delle dittature non sono state dimenticate, ma più radicalmente mai ricordate.
Il recupero dall’oblio di questa parte di storia, è stato quindi, fino ad ora, compito non delle istituzioni, come potrebbe sembrare logico in una società civile che sia tale, ma soltanto grazie all’impegno di singoli ed associazioni prevalentemente omosessuali.

La giornata della Memoria del 27 gennaio diventa quindi punto di partenza privilegiato per la ricerca e la divulgazione di quella che è la nostra storia, che, come abbiamo ricordato prima, è stata non a caso rimossa, prerequisito di rimozione dell’omosessualità nel contesto sociale; è anche punto di contatto tra le associazioni come Arcigay ed il resto della società, per colmare quella distanza conoscitiva tra la cultura comune e le discriminazioni omofobe storiche ed attuali. Inoltre, la condivisione di una storia comune è fondamento di quella identità omosessuale che ci rende simili alle altre lesbiche e gay del pianeta. Arcigay, con l’istituzione di un incarico specifico nazionale sulla memoria storica coglie a pieno l’importanza dell’identità ai fini degli obiettivi che noi lesbiche e gay abbiamo davanti a noi, in primis il diritto di vivere pubblicamente i propri affetti.

In questa chiave il prossimo 27 gennaio si tenterà di dare un respiro nazionale alla Memoria dell’omocausto stimolando e mettendo in rete le diverse iniziative organizzate dalle sedi territoriali Arcigay lungo lo stivale. Ma in un’ottica più ampia, sarebbe auspicabile lo stimolo di ricerche e studi sulle discriminazioni omosessuali durante il periodo delle dittature in Europa, ma non solo, dato che, anche dopo il conflitto, se lo sterminio si fermò, non fu altrettanto per quanto riguarda le discriminazioni; nell’Europa orientale, per esempio l’idea del nuovo uomo socialista mal si conciliava con l’omosessualità: anche questo terreno di ricerca risulta oggi a malapena scalfito.

Se la presenza delle persone omosessuali alle cerimonie dei prossimi 27 gennaio sarà un dato importante, esso non dovrà esaurirsi nelle celebrazioni di un’unica giornata: divulgare nelle scuole e nelle altre associazioni quanto successe a lesbiche e gay, ma anche il cammino che singoli e gruppi omosessuali fecero nel corso dello scorso secolo, potrà essere quel minimo comune denominatore, che, basandosi sulla condivisione della memoria storica, contribuirà all’estensione di quei diritti civili per buona parte ancora negati. A Berlino esiste un Museo dedicato all’omosessualità: potrebbe essere un traguardo di medio periodo anche in Italia.

Trovate una raccolta dati sulla memoria omosessuale su www.memorialgbt.it che anche con il vostro contributo potrà diventare riferimento divulgativo della nostra memoria nell’attesa che possa esser accolta a pieno titolo della memoria collettiva.


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