Il sostegno all’Arcigay infiamma il Consiglio

  

Toni accesi, gestacci, cartelli, magliette eloquenti e insulti in Consiglio comunale sono lo strascico atteso della polemica scatenata dalla decisione della giunta Tosi di concedere il patrocinio, con l’uso gratuito del teatro Camploy il 5 maggio e con un contributo di 1.500 euro, al Gruppo salute e prevenzione Aids (Gasp) per la Giornata mondiale contro l’omofobia.
Come allo stadio, ma con ranghi visibilmente ridotti, tre contro tre è il numero dei contestatori, sul loggione dell’aula consiliare si sono opposti il Cip, Circolo culturale triveneto Christus Rex, anche noti come integralisti cattolici, e il Circolo Pink per la difesa dei gay, lesbiche e transessuali. I primi indossavano delle magliette blu con la scritta gialla «Noi Romeo e Giulietta, voi Sodoma e Gomorra». I secondi con un cartello: «Se ve li diamo noi 1.500 euro le mozioni le abrogate?», facendo riferimento ai documenti dichiaratamente omofobi votati dal Consiglio nel 1995. A margine, più discreti ma non meno incisivi, i militanti di Famiglia e Civiltà che si sono limitati a far trovare tra la corrispondenza dei consiglieri una lettera giudicata da Maria Luisa Albrigi «assolutamente sgradevole».
Un siparietto che ha trovato il suo apice con le comunicazioni di Elena Traverso (An – Pdl) e di Alberto Zelger (Lista Tosi) entrambi contestati e fischiati dall’una o dall’altra frangia di supporter, che tra loro si scambiavano gesti non proprio educati, con buona pace del presidente Pieralfonso Fratta Pasini che tentava di sedare gli animi.
«Nel leggere le polemiche di questi giorni», spiega Traverso, «mi sono sorpresa non poco visto che il patrocinio è dato a una associazione non certo di facinorosi che propone uno spettacolo contro l’omofobia. E sfido chiunque a non essere d’accordo con il messaggio lanciato, visto che omofobia significa persone licenziate, picchiate o derise per il solo orientamento sessuale. Chi è contro significa che è a favore di questi atti? Inoltre non è la prima iniziativa che il Comune sostiene di questa associazione e nessuno ebbe niente da dire. Tutto il resto delle polemiche sulle mozioni del ’95 non ha niente a che vedere con questo, se vogliamo riaprire il dibattito facciamolo, ma in un modo più adeguato non legato all’iniziativa perché, altrimenti, si va verso una pericolosa deriva». E aggiunge: «Sarebbe come dire che siccome una nota cantante gay suonerà in Arena quest’estate si negherà l’uso dell’anfiteatro».
Dal canto suo invece Zelger dice: «Una manifestazione come antidoto alla discriminazione dei gay? C’è già l’articolo 3 della Costituzione e il Codice penale contro questi fatti, l’obiettivo reale è un altro, ovvero che una lobby gay spinge in questo modo per il riconoscimento delle famiglie non naturali. Quindi un patrocinio che va contro quanto espresso nello statuto e nel programma elettorale di tutelare le famiglie naturali».
«Non possiamo fingere di non vedere quando qualcosa si muove», interviene Michele Breviglieri, presidente di Arcigay Verona. «Accogliamo con favore l’intervento dell’amministrazione comunale che ha patrocinato lo spettacolo teatrale Divercity – Verona incontra la diversità. È un primo segnale di discontinuità rispetto ad errori gravi commessi in passato dalla giunta veronese», aggiunge Paolo Patané presidente nazionale Arcigay.
Di tutt’altro avviso il Circolo Pink che dice: «Se Palazzo Barbieri pensa di riparare alle offese, anzi alle gaffes del 1995 contro gay lesbiche e transessuali, elargendo il patrocinio e addirittura 1.500 euro per l’iniziativa di una associazione veronese da farsi al Camploy, sbaglia di grosso. L’amministrazione ritiri le mozioni e le sostituisca con le risoluzioni europee oppure si dimetta».
La risposta dall’altro lato della barricata Chistus Rex: «Le iniziative contro l’omofobia sarebbe meglio trasferirle dal Camploy alla psichiatria».
Il Consiglio ha poi proseguito i lavori approvando all’unanimità una mozione in favore dei lavoratori della azienda Over meccanica, proposto dal Pd, la costruzione di una rotatoria in corso Milano davanti al supermercato Rossetto, pagato dalla società privata, e il Piano del commercio sulle aree pubbliche che regolamenta tra gli altri anche i mercati rionali.G.C.


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