Una mano a Milano

  

di Gianni Rossi Barilli
Si avvicinano le elezioni amministrative ed è di nuovo tempo di bilanci e di progetti, di promesse e di speranze che questa volta davvero qualcosa cambi in meglio. Col tempo poi sappiamo già che molto, se non tutto, è destinato a rientrare nei ranghi di un tran tran spento e ordinario, ma il rito democratico che si ripete non è per questo inutile. Mobilita e risveglia, come la primavera che ritorna, e riannoda almeno un po’ i labili legami sociali e generazionali che ci garantiscono ancora un minimo di vita civile. Tra i test più importanti in ballo a livello nazionale c’è Milano, ex capitale morale e roccaforte dell’alleanza berlusconiano-leghista che si presenta all’appuntamento piena di cantieri in vista dell’expo 2015 ma anche molto appannata nell’immagine glamour e vincente cui si era abituata. Venti di crisi spirano un po’ ovunque: sull’economia e sulla qualità della vita, come sull’adeguatezza di una classe dirigente più provinciale che globale, macchiata dagli scandali e apparentemente sempre più ignara delle tante energie potenziali della metropoli su cui governa con scarsa autorevolezza.
In tanto spreco di opportunità rientra anche il problematico rapporto con una realtà, se non comunità, glbt mai pienamente riconosciuta e volutamente tenuta ai margini quando si diverte come quando produce. Il cattolicesimo reazionario di facciata che tiene banco nelle stanze che contano impedisce di imitare Parigi, Londra, Madrid o Berlino e suggerisce quasi sempre la rimozione, con qualche guizzo di repressione, a meno che non si tratti di ricevere e festeggiare a palazzo l’artista o lo stilista di grido che tanto quando froceggia ha il buon gusto di farlo in privato o fuori dal territorio nazionale.
Per via di queste premesse Milano siamo anche noi”, slogan semplice e diretto scelto dall’Arcigay cittadina per rianimare il dibattito pubblico in previsione della competizione elettorale e anche oltre, appare come una sfida finanche rivoluzionaria alla pigrizia mentale di una politica seduta sugli allori di un potere ingessato e di una visione del mondo mummificata.
Sì, ma noi chi? Noi tutti, risponde con candore il Centro di iniziativa gay milanese, ovvero quelli che per un motivo o per l’altro non sono considerati “uguali” secondo schemi ideologici superati dagli eventi. Quindi non solo i gay, le lesbiche e le persone transessuali, ma gli stranieri (extracomunitari e non), i precari (giovani e non), gli invalidi, gli anziani soli, le madri single e chi altri esprima bisogni da troppo tempo inascoltati.
Il progetto si incardina su due linee parallele e complementari: una campagna per pubblicizzare un pacchetto di atti amministrativi concreti per rendere Milano “più amabile”, e un social network (al sito www.milanosiamoanchenoi.it) che serva come punto di elaborazione e confronto delle proposte. Un’iniziativa aperta, con l’idea di stimolare nuove connessioni in un panorama metropolitano disgregato. Il Cig-Arcigay Milano, presente sul territorio da 27 anni (ovvero, fa notare, “da molto più tempo di altri attori politici”) mette a disposizione le proprie risorse ed esperienze per questa inedita scommessa. Con l’obiettivo di far entrare nell’agenda politica mainstream i temi su cui svolge le proprie attività di volontariato.
Da quali considerazioni parte l’idea di estendere l’intervento oltre il perimetro “sindacale” dei diritti glbt? “Nella nostra vita non siamo soltanto persone omosessuali”, risponde il presidente del Cig Marco Mori, ma ciascuno di noi è anche tante altre cose. Per questo pensiamo sia utile ragionare più complessivamente in termini di cittadinanza, toccando anche altri aspetti in una città che si caratterizza per il non riconoscimento dei diritti. Questo naturalmente non significa che pretendiamo di occuparci di tutto. Siamo aperti al confronto, ma intendiamo mantenerlo su un terreno che ci è familiare: diritti civili, salute, inclusione sociale, laicità. La sintesi cercheremo di farla su questi temi”. Una prima serie di “ricette” da introdurre nel dibattito elettorale è già stata definita e tocca sia richieste specifiche della realtà glbt (sportello contro l’omo-transfobia, registro delle unioni civili, creazione di un centro gay e lesbico) che argomenti più generali come la promozione attiva della multiculturalità da parte dell’amministrazione, la formazione dei dipendenti comunali sull’ampio spettro delle differenze presenti in città, la presenza di mediatori linguistici negli spazi pubblici, l’avvio di campagne di prevenzione sulle malattie a trasmissione sessuale e di politiche sanitarie antidiscriminatorie.
“Qualcuno”, spiega Marco Mori, “ci ha chiesto di fare una lista civica e qualche partito si è pure preoccupato di questa ipotesi, ma la nostra intenzione non è quella. Vogliamo solo che si discuta e si prendano impegni precisi su quanto proponiamo. Non ci schieriamo a priori con nessuno. Alla fine tireremo le somme e cercheremo di porre all’attenzione degli elettori chi ha recepito il nostro messaggio e chi no”. Intanto via con la campagna informativa: dal 21 marzo sono partite le iniziative sui siti web e sulla stampa free-press cittadina, insieme ai banchetti che distribuiranno 220.000 cartoline e altro materiale per illustrare il progetto.


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