“Ci sposiamo a Oslo per lottare in Italia”

  

di ROSARIO DI RAIMONDO
Per chi li conosce da tempo, non poteva che andare così. Da una parte lui, Sergio Lo Giudice, capogruppo del Pd a Palazzo d´Accursio, presidente onorario di Arcigay e icona di molte battaglie del movimento omosessuale in Italia. Dall´altra, Michele Giarratano, suo compagno da più di cinque anni, avvocato e responsabile dello sportello legale del Cassero. «Una coppia bellissima, sinergica», confidano gli amici.
Cinquant´anni Sergio, ventinove Michele, entrambi siciliani, il 27 agosto si sposeranno a Oslo, accompagnati da parenti ed amici. Testimoni di nozze due donne, amiche di vecchia data. Hanno scelto la Norvegia, duemila chilometri dall´Italia, perché è l´unico Paese europeo dove ci si può sposare senza essere residenti, a differenza, ad esempio, della Spagna.
«Non è un matrimonio simbolico – sottolinea un conoscente di vecchia data -, loro due si amano veramente. Le nozze rappresentano il coronamento di un percorso». Un percorso che da strade differenti si è unito in un impegno comune, che tra le tante altre cose li accomuna: la lotta per la conquista dei diritti a favore di gay, lesbiche e trans.
«Sergio ha impresso una svolta matrimonialista al nostro movimento – ricorda Franco Grillini -, lui è quello che un giorno ha detto: basta, adesso vogliamo tutto. Altro che Pacs o robe simili, lui voleva e vuole gli stessi diritti per tutti». Mentre Michele, continua il consigliere regionale dell´Idv, «è un bravissimo avvocato, che mi ha anche difeso in passato». E che ha fatto parte del collegio della trans Alessandra Bernaroli, cui la Corte d´Appello di Bologna ha imposto il divorzio dalla moglie dopo aver cambiato sesso.
Dopo le nozze, il ritorno in Italia e il “wedding planner” organizzato dagli amici del Cassero, con tanto di confetti di Sulmona. Scelta non casuale, dato che il sindaco della città ha definito i gay «un´aberrazione genetica». Poi la battaglia legale: «Dopo il matrimonio chiederemo la trascrizione in Italia e dopo il rifiuto (lo stato italiano non riconosce i matrimoni gay, anche se celebrati all´estero) faremo ricorso alla Corte europea – spiega Lo Giudice -. Speriamo così anche noi di spingere tribunali e legislatori a pronunciarsi sui diritti delle persone omosessuali». E, in questo senso, “promuove” l´Emilia-Romagna: «La linea adottata è la più efficace, ossia garantire servizi a nuclei di persone che decidono di fare famiglia indipendentemente dal vincolo che li lega».


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