E il monsignor pro Cav attacca Vendola

  

Il vescovo emerito Babini: un politico non violi la legge naturale. Insorge l’Arcigay

«L’omosessualità è peggio che andar a donne». È stato lineare nel suo ragionamento monsignor Giacomo Babini, vescovo emerito di Grosseto, non nuovo a dichiarazioni controverse. Altri, sugli stessi temi, avrebbero marcato visita a una quindicina di talk show e alla fine sarebbero rimasti maciullati da quel gioco a somma zero che è il contraddittorio televisivo. Lui no. Lui ha rilasciato un’intervista al sito Pontifex.roma.it (anche se più tardi l’ha definita «una chiacchierata tra amici», senza però smentire neanche una parola) e ha tirato le somme su Berlusconi con quello sguardo comprensivo ma fermo tipico di chi la sa lunga sulle vicende umane. «Io credo – ha detto Babini – che oggi sia in atto una vera caccia a Berlusconi: buona parte dei quotidiani si dedicano a lui e quattro procure gli indirizzano esagerate attenzioni. Sarebbe più utile lasciarlo governare e aspettare che la manovra dia i suoi frutti.

Molti osservatori sembrano più intenzionati a fare cadere il governo che alla fedele aderenza alla realtà».
Fin qui, considerazioni quasi da bar. Ma è stato quando ha toccato territori più hot che monsignor Babini se l’è cavata con stilosa saggezza. «Certo – ha continuato – Berlusconi non mi sembra un modello, ma oggi la politica si fa con le mutande e non con la testa. Sarebbe bene accertare che Berlusconi abbia fatto cose malvagie e baccanali. La politica è l’arte del possibile e inevitabilmente si finisce col cadere in zone franche. Ad ogni modo, la cosa rilevante è evitare di violare la legge naturale e i principi di vita che Cristo ci ha insegnato». Ergo, ha proseguito Babini, «credo che l’omosessualità praticata sia un peccato gravissimo e contro natura, peggiore di chi va con l’altro sesso. Alla luce dei fatti, senza stilare classifiche, Vendola pecca molto più di Berlusconi».

Corollario del monsignore: «Non ne posso più della retorica inutile del governatore pugliese».
L’Arcigay, per voce di Paolo Patanè, ha colto la palla al balzo: «Ora comprendiamo meglio, ma non accettiamo, il voto del consiglio comunale grossetano». Pochi giorni fa, infatti, la giunta ha cassato il registro delle unioni civili: ha votato contro addirittura il Pd. Segno che le opinioni del monsignore sono piuttosto trasversali.


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