Usa, per i gay nell’esercito finisce l’era del “silenzio”

  

Una lettera ufficiale dei vertici militari americani sancisce l’entrata in vigore della norma voluta da Obama che cancella la regola “don’t ask, don’t tell” introdotta da Clinton. “Tutti vanno trattati con dignità e rispetto”. Festeggiamenti in tutta la nazione, e si attendono i primi coming out

di MARCO PASQUA

Il lugotenente di Marina Gary Ross e il suo compagno Dan Swezy si scambiano i voti nuziali subito dopo l’entrata in vigore formale del Repeal
Ci sono voluti 18 anni, perché l’esercito americano aprisse ufficialmente le porte alle persone omosessuali. Da oggi, infatti, gay e lesbiche potranno dichiarare ufficialmente il loro orientamento sessuale, sia all’atto dell’arruolamento, ma anche se dovessero già indossare una divisa, senza la certezza di essere respinti o allontanati. Grazie alla firma del presidente Barack Obama, a dicembre, del provvedimento abrogativo approvato dal Congresso, il principio del “Don’t Ask Don’t Tell” (DADT) viene definitivamente archiviato.

Introdotto nel 1993 nell’era di Bill Clinton, consentiva ai militari omosessuali di continuare a prestare servizio a patto che non dichiarassero il loro orientamento. Una norma che, in questi 17 anni e in tutta la sua ipocrisia, ha determinato l’allontanamento di 13mila militari, espulsi soltanto in quanto omosessuali.

In una giornata storica per il movimento omosessuale americano, che si era sempre battuto contro il DADT, i vertici dell’esercito hanno inviato un’enfatica lettera ai generali dislocati in tutto il mondo, con la quale aprono ufficialmente questa nuova fase nella storia dell’esercito a stelle e strisce. “La giornata di oggi segna la fine del Don’t ask Don’t Tell – si legge nella missiva – La legge è abrogata. Da oggi, gay e lesbiche che indossano la divisa potranno prestare servizio nell’esercito con la dignità e il rispetto che è loro dovuto. Per oltre 236 anni, l’esercito americano ha rappresentato una straordinaria forza portatrice di bene nel mondo.Ci aspettiamo che tutto il personale segua i nostri valori, adeguandosi completamente e in maniera equa a questa abrogazione, secondo le nostre direttive. Tutto il personale ha il dovere di trattare i propri compagni con dignità e rispetto. Così facendo, aiuteremo l’esercito americano a continuare ad essere la forza della nazione”. Concetti che saranno ripetuti stasera in una conferenza stampa del segretario della Difesa, Leon E. Panetta e di Mike Mullen, capo di Stato Maggiore della Difesa.

IL TESTO DELLA LETTERA 1

In quella che è stata già definita la “giornata dell’abrogazione” (Repeal day), sono in molti a chiedersi quanti coming out ci saranno, adesso, tra le fila dell’esercito. Secondo le informazioni raccolte dal Washington Post, già durante il week end alcuni contingenti avrebbero festeggiato il decadimento della norma. Qualcuno ha riferito di aver celebrato con il proprio compagno (anche lui arruolato). Su Youtube, un soldato che per mesi ha raccontato la sua vita da “velato”, per colpa del DADT, ha deciso di mostrare il suo volto e di fare coming out, anche con il padre.

Nei giorni scorsi, inoltre, le varie associazioni che si sono battute per l’abrogazione della norma hanno organizzato feste in tutta l’America, con un vero e proprio count-down verso l’abbattimento di questa barriera. Da New York a Chicago, fino alla California, l’associazione “Servicemembers United”, che ha assistito, in questi anni, i soldati congedati in quanto omosessuali, si è fatta promotrice di centinaia di feste. Per celebrare il raggiungimento di questo traguardo, OutServe Magazine, la rivista lanciata a maggio da un gruppo di attivisti gay che fanno parte delle forze armate americane, pubblicherà un’edizione speciale con le foto e i nomi di cento militari omosessuali.

Nel luglio scorso, e dopo due anni di polemiche e ritardi, il presidente Obama aveva ufficialmente certificato che l’esercito era pronto per l’abrogazione della norma, dopo corsi di formazione sul tema. Circa due milioni di soldati (quasi il 90%), in questi ultimi mesi, si sono confrontati con gli esperti in materia, per poter accogliere, nel miglior modo possibile, i compagni che decideranno di fare coming out. Incontri di durata compresa tra i 45 e i 75 minuti, condotti in gruppi numerosi (da 50 a 250 soldati), con tanto di discussioni su come affrontare ogni eventuale questione legata all’orientamento sessuale. Ad esempio, si è chiesto ai comandanti come si sarebbero comportati se due reclute in abiti civili fossero state viste baciarsi in un centro commerciale; oppure, cosa avrebbero fatto se avessero saputo che un soldato era stato visto un bar per gay. Nel primo caso, la risposta “giusta” è che ci sarebbe dovuto essere un richiamo solo nel caso di baci giudicati “eccessivi” (e, questo, indipendentemente dall’orientamento sessuale, anche se la coppia fosse stata formata da due eterosessuali); nel caso del locale gay, si deve lasciare ai soldati la libertà di frequentarli, senza alcuna restrizione.

Dall’Italia arriva anche il commento di Arcigay che, tramite il presidente, Paolo Patané, parla di una “decisione straordinaria”: “La fine della Dadt è una pietra miliare nella lotta del movimento gay internazionale per la conquista della piena parità. È una decisione di dignità e rispetto che avrà ricadute in tutto il mondo”. “Nel nostro Paese – ricorda Patané – non esiste alcun bando alla visibilità gay nell’esercito ma registriamo, insieme agli amici di Polis Aperta, associazione di omosessuali che svolgono prevalentemente il proprio servizio nelle forze di polizia e nelle forze armate, forti difficoltà tra militari ad essere visibili come omosessuali e lesbiche”. “Conosco bene i problemi dell’omofobia nelle forze armate – dice Paola Concia, deputata del Pd – Ci sono casi di discriminazione, nell’esercito come anche nelle forze dell’ordine. Si respira un clima molto pesante, che non favorisce il benessere psicologico di queste persone. Ho incontrato molti militari, che mi hanno sempre confermato come non ci sia nessuna accettazione verso il loro orientamento sessuale, che non viene mai dichiarato. Il clima non favorisce alcun coming out”.


  •