Salerno discute di transessualismo

  

di Antonello Villani
Transessualismi e transgenderismi, se n’è discusso ieri pomeriggio al Centro Maieutica di Salerno. «Il convegno organizzato insieme al comitato Arcigay di Salerno – ha spiegato la psicologa Jole Stefani – si propone di migliorare le proprie capacità di entrare a contatto con l’altro, abbandonando il criterio di sesso per passare a quello di genere. Per un trans la sofferenza e il disagio nascono dal mancato riconoscimento di quello che si sente di essere. «La depatologizzazione nel passaggio dal Dsm IV al Dsm V -ha precisato la presidente nazionale del Mit Porpora Marcasciano – segna una svolta culturale per tutto ciò che riguarda il transessualismo. Riconoscere al trans una dignità di persona è un passo verso l’accettazione in società». Per Marcasciano «il pregiudizio nasce da una cultura omofobica che non accetta la diversità». Associazionismo e sensibilizzazione nelle scuole, gli strumenti per combattere il pregiudizio dovrebbero contare su efficaci politiche del governo. E proprio sulle scuole è stata focalizzata l’attenzione del Centro studi di ricerche dell’Università di Napoli. «In dieci anni di esperienza professionale – ha ricordato Paolo Valerio della Federico II – abbiamo seguito 150-200 casi. Spesso sono proprio gli adolescenti a chiedere il nostro supporto. Da noi si rivolgono persone che desiderano cambiare sesso e che devono ottenere la certificazione necessaria per completare l’iter giuridico. La definizione di malattia appare oramai superata, ciò che andrebbe eliminato è lo stereotipo che vede accomunare il transessualismo alla prostituzione. Il presidente di Arcigay di Salerno Antonello Sannino ha lanciato un appello. «La legge 164/82 è stata all’avanguardia persino in Europa, oggi deve essere necessariamente rivista. Legare il cambio del sesso ad un intervento chirurgico non tiene conto di molti aspetti che sfuggono ad una stretta semplificazione. La discriminazione sociale deve essere risolta con un’integrazione nel mondo del lavoro per dare effettiva dignità a chi non sente di appartenere né al genere maschile né al genere femminile».


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