Omofobia, insultato e licenziato perché gay

  
ARCIGAY: “NON BASTA CREARE OCCUPAZIONE SE NON CI SI FA CARICO DELLE DISCRIMINAZIONI DEI LAVORATORI”
Bologna, 25 ottobre 2018 – Prima insultato e poi licenziato perché omosessuale: è successo a Piacenza a un 28enne, assunto in una nota azienda locale a settembre attraverso un’agenzia interinale. Lo stesso tutor, che avrebbe dovuto insegnargli le mansioni, ha messo in atto nei confronti del ragazzo un atteggiamento persecutorio, esplicitamente riferito al suo orientamento sessuale. “Se è vero che sei gay ti investo con il muletto”, è una delle frasi che sono state rivolte al giovane, in presenza di testimoni. Poi è arrivata la marginalizzazione del lavoratore e infine il licenziamento. L’episodio, denunciato da Arcigay L’Atomo di Piacenza e dal Telefono Rosa, è stato raccontato questa mattina dal quotidiano La Libertà. “È assolutamente grave e sconfortante – commenta Gabriele Piazzoni, segretario nazionale di Arcigay – che in luogo di lavoro, nel quale esistono precise norme contro le discriminazioni per orientamento sessuale, una persona debba subire questi episodi persecutori, solo perché omosessuale. Non parliamo di un’eccezione, anzi di eccezionale in questa vicenda c’è solo il coraggio del ragazzo che anziché subire e vergognarsi ha deciso di denunciare pubblicamente l’accaduto. Di solito, l’evidente condizione di disparità alla quale sono sottoposti i lavoratori, li costringe al silenzio, all’invisibilità, a sopportare gli insulti pur di mantenere il posto di lavoro. La questione è molto seria e in un momento in cui nel dibattito pubblico si discute di occupazione in termini esclusivamente quantitativi, sarebbe ora che ci si occupasse anche del livello qualitativo. Cosa deve subire o sopportare un lavoratore omosessuale per non perdere il lavoro? Nulla, diciamo noi. Perché il lavoro dovrebbe dare dignità e non toglierla. Ringraziamo allora il 28enne piacentino per il coraggio della sua denuncia e gli trasmettiamo tutta la nostra solidarietà. Ma nel frattempo chiediamo anche al Ministro del Lavoro, il vicepremier Luigi Di Maio, di non trattare l’occupazione come una questione aritmetica, in cui contano solo i numeri. Il lavoro che umilia non è lavoro: questo Paese ha bisogno non solo di occupazione ma di buona occupazione, di luoghi di lavoro dignitosi e non violenti, in cui le persone lgbti non siano costrette a rendersi invisibili o peggio ancora a rinunciare alla propria occupazione. Perché il benessere dei lavoratori e delle lavoratrici è la prima leva di crescita da attivare in un Paese che ancora fatica a uscire da una lunga ed estenuante crisi.”, conclude Piazzoni.

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