Unioni civili, l’appello di Arcigay alla commissione giustizia: “Nessuna mediazione con gli omofobi”

  

UNIONI CIVILI, L’APPELLO DI ARCIGAY ALLA COMMISSIONE GIUSTIZIA: “NESSUNA MEDIAZIONE CON GLI OMOFOBI”

Di seguito la dichiarazione di Flavio Romani, presidente di Arcigay:
Bologna, 31 agosto 2015 – Alla vigilia della riapertura della discussione in Commissione Giustizia del Senato del ddl sulle unioni civili ci sono alcuni punti che sentiamo di dover mettere in chiaro e due esortazioni che vorremmo rivolgere a chi è chiamato a rappresentare le italiane e gli italiani in Parlamento. Le considerazioni vertono innanzitutto sull’oggetto della discussione, cioè il progetto di legge che ha come prima firmataria la senatrice Democratica Monica Cirinnà. Questo testo, già votato come testo base, si configura come il tentativo di una forza politica di governo, il Partito democratico, di costruire una mediazione al suo interno, con gli alleati di coalizione e con alcuni pezzi dell’opposizione, al fine di raccogliere il consenso più ampio su un istituto giuridico nuovo, diverso dal matrimonio, ma che ne che garantisca gran parte dei diritti, esclusa l’adozione che rimarrebbe limitata alla step child adoption. Già su questo punto Arcigay è sempre stata critica, non solo perché il matrimonio egualitario è a nostro avviso l’unico modo per garantire piena uguaglianza tra cittadini e cittadine omo e eterosessuali, ma anche perché, considerato il modo in cui i parlamentari hanno scelto di procedere, l’obbiettivo di ottenere la legge migliore viene subito abbandonato in nome di altre “priorità” che  hanno a che fare con la necessità di compiacere potentati, dentro e fuori dal Parlamento, di chiara e manifesta omofobia.
Il ddl Cirinnà ha quindi intrapreso il suo cammino nelle forme e con le strategie decise dai partiti e dai membri della Commissione Giustizia del Senato, senza dare ascolto alla comunità LGBT, che ha sempre chiesto e chiede tuttora il matrimonio egualitario. Arcigay, assieme a molte altre associazioni LGBT, nel prendere atto di questa precoce corsa al ribasso, ha ribadito – nelle campagne, nei media e nelle piazze – la propria battaglia per il matrimonio. Ma nel frattempo non ha smesso di sollecitare i parlamentari al lavoro sul ddl Cirinnà per migliorare il profilo di quell’iniziativa e per scongiurarne le possibili derive, pericolosissime perché molto concrete, dal momento che proprio quelle derive aumenterebbero il consenso dell’aula e renderebbero quel testo votabile in tempi abbastanza rapidi. Per la condivisibile fretta di uscire dall’imbarazzo dei numerosi richiami europei in tema di riconoscimento delle coppie di gay e lesbiche, si rischia di rendere ulteriormente negoziabile ciò che negoziabile non dovrebbe essere mai, cioè i diritti delle persone. Perciò Arcigay, pur prendendo atto con  profondo dissenso del fatto che l’iniziativa parlamentare non proceda sulla via dell’uguaglianza, non rinuncia a prendere parola nel dibattito sulla proposta di legge della senatrice Cirinnà.Dopo il primo voto sul testo base in commissione è arrivata la prevedibile pioggia di emendamenti, da parte non solo delle opposizioni ma soprattutto dei senatori di maggioranza. Emendamenti che non hanno l’obbiettivo concreto di migliorare la legge, ma anzi nella maggioranza dei casi servono solo a produrre uno squallido divertissement mediatico che, oltre ad offendere le persone omosessuali e le loro famiglie, avvolge ancora una volta nella vergogna una delle più importanti sedi istituzionali del nostro Stato. Ma mentre il senatore Giovanardi vorrebbe spedire gli omosessuali a sposarsi dai vigili urbani, dall’altro versante non abbiamo registrato nelle fila della maggioranza tentativi altrettanto vigorosi di spostare quella legge in avanti, trasformandola nell’estensione del matrimonio per tutti e tutte. Ai tempi dell’interruzione estiva dei lavori dell’aula, il conflitto in commissione era polarizzato su due posizioni: chi difendeva il ddl Cirinnà e chi tentava di affondarlo. Fuori gay e lesbiche continuavano – e continuano – a chiedere il matrimonio egualitario.

Durante la pausa estiva poi abbiamo registrato le dichiarazioni pubbliche di alcuni esponenti del Partito Democratico (tra cui la Ministra Maria Elena Boschi e la vicesegretaria Debora Serracchiani) che si dicevano a favore del matrimonio egualitario. Ma questi slanci sembrano purtroppo non corrispondere ad alcun impegno concreto. Diversamente ragionano e agiscono altri membri del Partito Democratico che in occasione del Meeting di Comunione e Liberazione hanno dato vita a un triste teatrino che nel giro di poche ore ha prodotto la riapertura della mediazione  sul testo di legge sulle unioni civili. E con chi si media? Ancora una volta non  con le persone di cui quella legge parla e le cui vite andrà a regolare, bensì con chi quella legge non la vorrebbe affatto e che, ottenuto questo nuovo arretramento, si mobiliterà per ottenere il successivo. D’altronde se l’Italia nel 2015 non ha alcuna legge che riconosca le unioni tra le persone dello stesso sesso, è perché signori come Lupi, Sacconi e Quagliarello non hanno voluto dargliela. E non saranno i loro truffaldini “sì ai diritti ma” a convincerci del contrario.

La riapertura della discussione in Commissione Giustizia del ddl Cirinnà arriva quindi coi peggiori presupposti, cioè con la disponibilità dichiarata del Partito Democratico a rimettere mano al testo per andare incontro ai “fastidi” di alcuni membri della maggioranza, di Pd e Ncd. Per cambiare che cosa? Nella sostanza niente, ci dicono. Ma offende la nostra intelligenza volerci far credere che basterà un “niente” a ricostruire una mediazione che tra l’altro si dava per fatta. Sarà quindi comunque un “qualcosa”, non un “niente”. E  siccome quel “qualcosa” riguarda la vita di noi gay e lesbiche, respingiamo con fermezza l’invito a considerarlo come poco importante.

Ci sentiamo invece di rivolgere noi un appello ai senatori e alle senatrici che hanno veramente a cuore il riconoscimento dei diritti che da oggi riprenderanno a lavorare al ddl sulle unioni civili: innanzitutto, non si costruiscano mediazioni con chi ha come obbiettivo, dichiarato o meno, il naufragio di questa legge. Sarebbe come scrivere una legge a tutela dei neonati a quattro mani con Erode:  inconcepibile. E non c’è equilibrio o ingenuità che potrebbe mai giustificare questo assurdo mercato. In secondo luogo chiediamo ai senatori e alle senatrici di migliorare il ddl Cirinnà, non solo di difenderlo. Perché, specie in tema di genitorialità, quel testo produce una diseguaglianza e la scarica direttamente sulle vite dei minori. E infine perché ci ribelliamo all’idea che la piena uguaglianza sia una battaglia numericamente residuale nel nostro Parlamento. Renzi ieri in un’intervista diceva che sulle unioni civili ci sono i numeri per una forzatura. Sappiamo tutte e tutti che ci sono, lo sappiamo da mesi. Allora, se vuole essere pragmatico, la faccia”.


  •