La persecuzione in base alla sessualità è una viol

  

"Un secolo dopo la condanna di Oscar Wilde, un diciassettenne condannato a 3 anni di lavori forzati perché omosessuale"

Succede in Egitto, in un processo contro 52 uomini processati per il loro orientamento omosessuale. Arcigay e Amnesty International Italia hanno richiesto un incontro con i responsabili del'Ambasciata Egiziana a Roma

Oggi si tiene al Cairo una nuova udienza del processo contro 52 presunti omosessuali, processati per comportamento contrario alla morale e vilipendio della religione islamica. "Si tratta di un processo animato da un dogmatismo oscurantista che associa 'omosessualità al vizio e al degrado — commenta il presidente nazionale di Arcigay, Sergio Lo Giudice – tutte le informazioni di cui noi e le organizzazioni internazionali per la tutela dei diritti umani disponiamo, indicano che i 52 imputati sono processati a causa del loro presunto comportamento omosessuale. Nonostante la legge egiziana non condanni direttamente 'omosessualità, reati come quello di ‘comportamenti contrari alla morale pubblic', possono essere usati ad ampia discrezione dei magistrati per perseguitare cittadini omosessuali".

I 52 imputati sono stati arrestati lo scorso 11 maggio, per lo più durante un blitz della polizia su un battello ormeggiato lungo le rive del Nilo, adibito regolarmente a discoteca, nota come luogo di ritrovo della comunità gay della capitale egiziana. Dal'inizio del processo le dichiarazioni del Pubblico Ministero sono state sprezzanti verso la presunta omosessualità degli imputati, che hanno subìto un vero e proprio linciaggio da parte della stampa egiziana, nonostante abbiano sempre respinto le accuse. Le foto di molti di loro sono state pubblicate sui giornali e, di qualcuno, è stato pubblicato persino 'indirizzo di casa. Alcuni familiari degli imputati hanno denunciato gravi violazioni dei loro diritti, percosse, estorsioni forzate di false ammissioni di responsabilità, impossibilità per i familiari e gli avvocati di avere notizie e contatti con gli arrestati per molti giorni, dopo 'arresto.

Lo scorso 19 settembre è stata pronunciata la sentenza di condanna contro uno degli accusati, processato separatamente perché minorenne. Il ragazzo, 17 anni ancora da compiere, è stato condannato al massimo della pena: 3 anni di lavori forzati più altri 3 di libertà vigilata. "' abominevole — continua Lo Giudice — che un adolescente subisca una pena così disumana per ragioni collegate alla propria identità e condotta sessuale. "La cosa ancora più grave è che il processo degli altri 51 imputati sia stato affidato ad una Corte Suprema per la Sicurezza di Stato e contro la manipolazione delle religioni islamica, nata per contrastare la deriva integralista di alcuni gruppi terroristici. Non è ammessa possibilità di ricorso alle sentenze pronunciate da questa corte". Arcigay ha inoltrato ieri, congiuntamente alla sezione italiana di Amnesty International, una richiesta di incontro con i responsabili del'Ambasciata Egiziana a Roma, per esprimere le preoccupazioni del'associazione per le condizioni di detenzione e il rispetto dei diritti umani dei 52 arrestati e la contrarietà alla stigmatizzazione delle persone omosessuali in Egitto fomentata da questo processo.

Rompendo una tradizione di equilibrio e tolleranza verso la vita della comunità omosessuale del Cairo, questo processo ha aperto una vera e propria caccia alle streghe contro gli omosessuali in Egitto. "Come anche i tragici eventi e le conseguenti tensioni internazionali di queste settimane suggeriscono — conclude Sergio Lo Giudice – occorre da parte di tutti 'impegno a mettere il rispetto per la vita e la dignità delle persone al primo posto, bandendo estremismi dogmatici di origine ideologica o religiosa che hanno in disprezzo la vita umana. Arcigay confida nella sensibilità e nel'equilibrio delle autorità egiziane competenti perché questo principio prevalga anche in questa vicenda. Contemporaneamente chiediamo al Ministro degli Esteri, Renato Ruggero, di seguire gli sviluppi del processo e di intervenire, nel'ambito delle sue competenze, presso lo Stato Egiziano per rappresentare le ragioni della sensibilità democratica e civile del'Italia".
Sergio Lo Giudice
Presidente nazionale Arcigay


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