Evitiamo di scivolare su una buccia di banana

  

Da "La Repubblica", edizione di Torino


Ho letto che il signor Marco Borgione, capogruppo comunale della Margherita – Alleanza per Torino, ha chiesto al sindaco di revocare i finanziamenti al festival di film con tematiche omosessuali che inizierà mercoledì. Il motivo pare sia un'immagine pubblicitaria che uno sponsor del film ha messo nella quarta di copertina del programma. Revocare i finanziamenti. Mica niente. A un festival che da sempre combatte per sopravvivere. A uno dei festival che danno a questa città l'onore di essere, per il cinema, la prima in Italia. E allora cerco di capire che cosa vuol dire tutta questa storia.

Per prima cosa telefono alla segreteria del festival. Parlo con il coordinatore generale, Luca Andreotti. Domanda diretta: che succede se revocano i finanziamenti? Risposta diretta: il festival non si fa più. Seconda cosa: vado a recuperare il programma. Guardo l'immagine che ha scatenato la polemichetta. Un ragazzo che se la ride dopo essersi infilato una banana nelle mutande. A dirla tutta, ho amici che hanno fatto ben di peggio. In ogni caso, si tratta di un pubblicità, e l'ho già vista da qualche parte, forse per strada. Mi chiedo se ho mai pensato che si trattasse di un'immagine disturbante, scandalosa, offensiva. Il tipo della foto ride. Per via della banana. Terza mossa: sfoglio i giornali, guardo dieci minuti di televisione, vado a fare quattro passi in centro. Risultato, di tutte le cose che vedo, il ragazzo con la banana non entra nella top 100 delle cose che mi fanno arrabbiare oggi.

Ora, se uno chiede al sindaco di revocare un finanziamento, non credo che lo faccia per spirito di polemica. Credo che lo faccia perché pensa che sia giusto revocare quel finanziamento, e pensa che una volta fatto la città sarà migliore. Di certo è consapevole che le conseguenze della sua richiesta potranno determinare la cancellazione del festival. E se mai il festival saltasse (mi sembra improbabile), quale sarà il bilancio della vita culturale torinese? Il tutto per una banana galeotta. Mi sembra che stiamo perdendo tempo. Che stiamo inventandoci un argomento valido per quindici minuti di conversazione, niente di più.

Certo, il titolista di Repubblica che scrive di "una Margherita antigay" ha la sua bella responsabilità nel rendere le cose più semplici. Mi sembra comunque ovvio che in nome della cultura poi non ci si debba sciroppare qualunque cretinata pubblicitaria. Ma stiamo parlando di un ragazzo che ci prende in giro con una banana. Stiamo coi piedi per terra, per cortesia. Pensiamo che questo festival produce una parte del nostro ossigeno culturale, che non solo chi ama il cinema ha bisogno di occasioni in cui il cervello si muova secondo traiettorie nuove, e strane, e inaspettate. Pensiamo che questo ossigeno è ancora poco, troppo poco, e che qui a Torino, maledizione, non vogliamo soffocare e non vogliamo neanche pensare di fare le valigie e andarcene. Pensiamo che bisogna sempre difendere l'idea che questa città può essere molto meglio di quello che vediamo sotto casa.


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