Intervento di Gianfranco Pagliarulo

  
Gianfranco Pagliarulo

Gianfranco Pagliarulo

Credo che, per determinarsi, la felicità di essere, per usare il sottotitolo del convegno, "gay e lesbiche, felici di essere", abbia delle condizioni insufficienti ma necessarie. Fra queste, l'inclusione, il diritto, il riconoscimento. Oggi sono in corso processi che ostacolano queste condizioni. Credo che ci sia il rischio di sottovalutare ciò che sta succedendo. Per questo parlerò di politica.

Conoscete, suppongo, il nostro giudizio sull'attuale governo.
Sapete della nostra critica radicale e irriducibile ai provvedimenti in particolare in campo sociale, economico e di giustizia che Berlusconi e i suoi ministri hanno varato e stanno varando.
Ma il punto che vorrei mettere a fuoco, sia pure in pochi minuti, è la logica generale, e quindi la cultura, a cui pare si ispiri l'attuale governo. E' la logica dell'impresa come valore assoluto, la logica della competizione come suo corollario, il modello del self made man, il progetto di privatizzazione generale e integrale della società italiana. E' la logica di un individualismo dispotico, in cui l'interesse generale cessa davanti all'egoismo e all'individualismo di pochi. Questo governo iperliberista nega i fondamenti della stesa cultura liberale. La notizia di oggi, per cui il signor Berlusconi vorrebbe vendere la Rai, di proprietà di tutti noi, la signor Murdoch, ne è l'ultima sconcertante conferma. Questa logica viene condotta con suggestioni plebiscitarie e con un atteggiamento arrogante della maggioranza.

Ho in breve ricordato le questioni a nostro avviso essenziali di questi mesi, per collegarmi subito al vostro dibattito. Voglio dire che la riduzione delle finalità all'avere riduce lo spazio sociale della felicità di essere.

Il vicepresidente del Consiglio Gianfranco Fini ha avuto dal governo l'incarico di contribuire a stendere la nuova Costituzione europea. Fini è colui che qualche anno fa sostenne che mai avrebbe mandato il proprio figlio in una classe con un professore gay. Fini è il portatore di un virus molto diffuso, il virus della discriminazione e dell'esclusione. D'altra parte sapete della proposta di legge Storace sulle coppie sposate; tale proposta esclude in base alle scelte di vita ed alle condizioni individuali. Potrei fare decine di esempi analoghi. Ma li conoscete bene.

Voglio sostenere, in sostanza, che i due campi in lotta oggi – quello del governo e quello dell'opposizione – non sono affatto equivalenti, anche dal punto di vista della ricerca della felicità dell'essere, come non sono equivalenti le forze di ciascun campo. Se questo sfuggisse, passerebbe un'idea di trasversalismo utopistica e perdente; d'altra parte la storia ha dimostrato che il movimento vince quando declina assieme i diritti civili con i diritti sociali. Non è stato così nella grande stagione dell'aborto, del divorzio, dello Statuto dei lavoratori, del nuovo diritto di famiglia, della riforma sanitaria?

Oggi quella stagione è lontana nella storia e nella politica. Occorre riorganizzare le forze e ricostruire assieme, a partire dagli interessi, dalle soggettività, dalle culture, un comune progetto di cambiamento, unificando il fronte di lotta per i diritti sociali e per i diritti civili. Per questo la lotta per la difesa della laicità dello Stato è anche la lotta dei lavoratori italiani; per questo la difesa la difesa dell'articolo 18 dello Statuto, contro l'arbitrio nei licenziamenti, io credo che sia anche la vostra lotta!

Dobbiamo avere la piena consapevolezza che oggi quel sistema di diritti e di tutele che si è dispiegato nel tempo dal 1945 in poi con arretramenti e grandi avanzate, quel sistema che sappiamo democratico e che avremmo voluto di democrazia progressiva, è messo in radice in discussione.

C'è un'aria plumbea nel Paese, che oscilla da punte oscurantiste ad aspetti che richiamano l'arditismo di antica memoria; vi è la tentazione di una censura strisciante o conclamata; vi è un attacco alla cultura ed alle sue libertà; c'è il ritorno di un tradizionalismo intollerante, composito ed eclettico.

Nell'analisi che ho letto, voi cogliete nel meglio del pensiero liberale e nella pratica della sinistra la frontiera più avanzata che ha dipinto una società senza discriminazioni ed ha operato in questa direzione. Penso che sia giusto.

Molto francamente e con grande senso del limite, penso che noi Comunisti Italiani abbiamo dato prova di responsabilità di sensibilità, in particolare nelle azioni della ex ministra Katia Bellillo, a cominciare da ciò che ha detto e fatto a proposito del Wordl Gay Pride, che ha visto nella destra attualmente al governo l'avversario più feroce. Nell'ultimo congresso nazionale, che abbiamo svolto pochi mesi fa, abbiamo introdotto nei documenti e nello Statuto del partito una norma relativa alla necessità di operare per la difesa e l'avanzamento dei diritti delle persone omosessuali e di intervenire attivamente come partito in questo campo.

Non dico queste cose per averne merito. Ritengo che questa scelta sia un dovere preliminare, una precondizione, si dice oggi, per costruire, come stiamo cercando di fare, per ciò che ci riguarda, una moderna forza politica comunista.

Il vostro programma rappresenta un decalogo dell'iniziativa politica: dalla visibilità culturale alle azioni affermative in ambito sociale, dalla legittimità e dignità sociale delle relazioni d'amore e convivenza, al diritto alla salute alla laicità dello Stato, alla lotta alle discriminazioni al rispetto per i diritti umani, avete elencato un corpo di princìpi e di obiettivi che oggi sono in gran parte dimezzati o negati.

C'è in Italia un allarmante ritorno all'indietro delle leggi e della cultura dominante di cui le prime vittime, come sempre, sono le minoranze.
Occorre un di più, nella reciproca autonomia.
Occorre la disponibilità reale da parte dei partiti ad interpretare la domanda di giustizia civile e sociale che viene dalle vostre richieste, e farsene carico, combattendo insieme le battaglie di libertà e di democrazia che ci aspettano. E queste grandi battaglie di libertà e di democrazia ci aspettano davvero. Non è un mistero l'omofobia che caratterizza la lega Nord, né l'eredità machista di tanta parte di Alleanza nazionale, né le punte intolleranti delle forze cattoliche di governo. Basti pensare alla Lombardia ed al suo Presidente. Né infine, ed in primo luogo, alla retorica viriloide del Presidente del Consiglio.

Quando si risente, nella sostanza, parlare di Dio, Patria e Famiglia, si determinano le condizioni di una trasformazione della natura dello Stato che diventa pericolosa per la società e per i cittadini: lo Stato etico. Quella retorica ha rappresentato lo sfondo della peggiore involuzione antidemocratica del nostro Paese. C'è il pericolo di uno Stato confessionale, asociale, nazionalista, bellicista. Vorrei ricordare infatti che oggi il nostro Paese è in guerra, e pochi giorni fa ha approvato, per la prima volta dal 1945, l'applicazione del Codice penale militare di guerra, in palese violazione di almeno due articoli ella Costituzione.

Noi oscilliamo in questa fase buia della nostra storia recente fra un'idea di Stato etico, ed un'idea di Stato minimo, che tende a non intervenire in nome della presunta capacità di autoregolazione del mercato, a dismettere il sistema di diritti e garanzie, il welfare. Il mix di Stato etico e di Stato minimo è micidiale per la democrazia, per la solidarietà, per le libertà, per le responsabilità. Dominerà la legge di Hobbes, "homo homini lupus", la legge del più forte.

Sapete bene – sono di questi giorni discussioni ed anche polemiche – che riteniamo che la grande esperienza unitaria dell'Ulivo debba essere ridiscussa. Ma non perché ci vuole meno unità democratica. Esattamente per il contrario. Perché ci vuole più unità democratica; ci vuole una casa più grande ove si ascoltino tutte le voci che si oppongono alla deriva plebiscitaria e autoritaria verso cui sta scivolando il Paese. Qualcuno la ha chiamata casa delle solidarietà e dei diritti. Va bene. A noi interessa che sia sempre più ampia l'area delle forze non solo politiche, ma anche sociali, che usi questa casa, che interloquisca, che ne colga le risorse, che la adoperi come leva per il cambiamento e per i diritti.

Per questo non solo apprezziamo e sosteniamo la vostra autonomia; non solo vi chiediamo di lottare insieme per difendere ed estendere la Repubblica dei diritti e delle solidarietà. Ma specialmente vi invitiamo ad alzare la voce. A farvi sentire. A farvi vedere. A far pesare sulla scena del Paese la vostra presenza, le vostre idee, la vostra irreversibile scelta di libertà, la lotta senza quartiere all'esclusione che avete manifestato in modo straordinario il giorno del Wordl Gay Pride, ponendo assieme, in modo irreversibile, la questione della laicità dello Stato.

La storia dell'umanità è anche – non nascondiamocelo – storia di persecuzioni. La storia dell'Occidente è anche storia di persecuzioni. La storia delle persone omosessuali è, nella grande maggioranza dei casi, storia di persone, di intere comunità emarginate o perseguitate.

Mi piace immaginare che questa storia sia in realtà la preistoria dell'umanità. Mi piace pensare che in tanti, a cominciare da voi, da noi, da altri, si operi perché cessi la preistoria, cominci la storia dell'umanità. Una storia in cui scompaia l'idea della tolleranza, che presuppone un mondo diviso in chi tollera e chi è tollerato, ma riaffermi l'idea dei diritti sociali e civili, di nuove libertà, di nuove opportunità, di nuove responsabilità, l'idea, in sostanza, della felicità di essere.

Per questo, nel 2002, abbiamo una speranza in più anche nella pagina nuova che si sta aprendo per il mondo intero a Porto Alegre.

Gianfranco Pagliarulo


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