Ma la Bari che non tollera ha già bocciato il Pride

  

Il bacio, no. Lo scambio di effusioni in corso Vittorio Emanuele o in corso Cavour, magari davanti alle rovine del teatro Petruzzelli, è meglio evitarlo. È diseducativo, oltre che inopportuno. Bari è disposta a tollerare, ma fino a un certo punto. E davanti alle manifestazioni ‘affetto (chiamiamole eufemisticamente così) fra persone dello stesso sesso, orgogliose della propria diversità, la tolleranza diventa subito fastidio e anche qualcosa di più. Un moto di repulsione che per Ettore Bucciero, avvocato e senatore barese di An, diventa viscerale più che epidermico, un impulso incontrollabile e irrefrenabile, sicuramente esagerato, di rigetto.
Stiano in guardia, allora, gli organizzatori del Gay Pride 2003: nella città in cui nessuno è straniero, non ci sarà spazio per la trasgressione, si chiami essa orgoglio omosessuale o in qualsiasi altro modo. Anzi, quello che per il momento è soltanto un annuncio, per molti baresi è già un caso.
Nella roccaforte di Alleanza nazionale ‘è già chi affila le armi della polemica. E il senatore Bucciero suona la carica anche per chi, sia pure con sfumature diverse, guarda con sospetto e non senza preoccupazione il raduno nazionale che ‘Arcigay vorrebbe organizzare a Bari ‘anno prossimo.
«Mi viene da vomitare perché ‘omosessualità non può essere motivo ‘orgoglio», taglia corto ‘esponente di Alleanza nazionale, che lamenta la mancanza di un centro congressi per organizzare «manifestazioni di categoria, penso ai medici, che porterebbero a Bari prestigio e soldi». Gli omosessuali, invece, proprio no. «Intendiamoci – taglia corto Bucciero – tutti hanno il diritto di manifestare, solo che mi dà fastidio che qualcuno ostenti in pubblico la propria omosessualità».
Se proprio non si potrà fare a meno di farla svolgere a Bari, allora, ‘auspicio del senatore di Alleanza nazionale è che «si faccia almeno in periferia o in luogo lontano dagli occhi di bambini innocenti, perché quelli che ho visto sfilare a Roma non avevano movenze da educande, anzi si comportavano in modo ripugnante». Di qui, allora, ‘appello al sindaco perché «assegni loro strade di periferia».
Simone Di Cagno Abbrescia, per il momento, preferisce aspettare. «Non ho ricevuto alcuna richiesta – rivela – ma valuteremo collegialmente: siamo u’amministrazione liberale e liberista, ma non ci facciamo "utilizzare" da nessuno».
‘argomento è delicato e non tutti sono pronti ad alzare le barricate come Ettore Bucciero. Mario De Cristofaro, presidente del Consiglio regionale e destrorso duro, puro e non pentito, dichiara che «gli omosessuali sono liberi di fare quello che vogliono». Nulla contro di loro e le loro feste, insomma, «anche se non capisco che bisogno ci sia di ostentare la propria diversità». Un discorso a parte, invece, per il patrocinio e il contributo che ‘Arcigay ha chiesto alla Regione. «A me non ‘hanno chiesto, deciderà il presidente Fitto – dice De Cristofaro – Dico solo che non si può patrocinare tutti né elargire contributi in denaro, perché se così fosse dovremmo darli anche a tutte le persone normali che organizzano manifestazioni».
Tace, almeno per il momento, la Chiesa. Se monsignor Cosmo Francesco Ruppi, arcivescovo di Lecce e presidente della Conferenza episcopale pugliese, ammette di non avere elementi per esprimere giudizi, padre Giovanni Matera, priore della Basilica di San Nicola, riconosce ai gay piena libertà di manifestare, sia pure a certe condizioni. «Non voglio fare discriminazioni né esprimere giudizi», dice il "custode" delle reliquie del Santo di Myra. «Bari non è Roma e qui non ‘è nessun Giubileo, per carità, sono persone anche loro, ma…». Ma? «Beh – ragiona padre Matera – io rispetto le loro opinioni, ma a condizioni che ci sia reciprocità. Anche loro devono rispettare gli altri. Insomma, voglio dire che è importante il modo di manifestare. ‘è forma e forma». Appunto: il bacio in via Sparano proprio no.


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