Patrocinio di Bari al Gay pride, la destra litiga con Fitto

  

BARI – Il Gay Pride, la festa dell’orgoglio omosessuale, si farà a Bari l’anno prossimo, a giugno, e sarà patrocinata (senza alcun contributo finanziario) dalla Regione Puglia. Ma la decisione «laica e tollerante» di Raffaele Fitto, presidente della Giunta regionale, nonché democristiano dalla nascita e cattolico praticante, poi approdato a Forza Italia, non è piaciuta al sottosegretario agli Interni, Alfredo Mantovano, cattolico praticante anch’egli, ex magistrato, di An. Mantovano, in una lettera aperta pubblicata ieri dal Secolo d’Italia , ha spiegato perché considera «un oltraggio a Bari» il patrocinio. «Caro Fitto, sono indignato – scrive il sottosegretario -. I miei tre figli mi hanno chiesto, quasi con rimprovero, se eri la stessa persona per la quale avevo affrontato la campagna elettorale due anni or sono». Perché, continua Mantovano, il centrodestra sostiene un’iniziativa «che fino all’edizione di Padova, nel giugno scorso, ha sempre, e con fondatezza, osteggiato»? E più avanti: «Non è in discussione la libertà di opinione, né la discriminazione di omo e transessuali, ma la pubblica ostentazione dell’immoralità e del dileggio, al limite del vilipendio, delle persone e dei simboli della religione». Infine: «Consentimi quindi di raccontare ai miei figli (che non sono né bigotti né bacchettoni) che si è trattato di un incidente di percorso, a cui hai posto subito rimedio». Fitto si è guardato bene dal «porre rimedio» e si è astenuto da qualsiasi replica.
Il «caso» Gay Pride per lui non esiste. Ma il caso politico, sì. Perché mentre la sinistra applaude, dopo averlo attaccato sulla Sanità per giorni interi, la destra è arrabbiata. Prima di tutto, perché Fitto non demorde, «ponendosi così a sinistra di Rutelli», che da sindaco di Roma, nel 2000, prima concesse e poi ritirò il patrocinio del Comune al Gay Pride. E poi perché anche la Chiesa tace. Un silenzio interpretato, sempre da destra, come un tacito avallo alla scelta di Fitto. «Ho scritto alla Curia di Milano e a quella di Bari. Sono due mesi che su questa vicenda attendo una risposta », dice Ettore Bucciero, senatore di An e presidente della commissione Infanzia e minori. Secondo Bucciero, che sollevò il caso con lettere a prelati e interventi sui giornali, «questi fanno solo dell’esibizionismo osceno, non c’entra nulla il diritto costituzionalmente garantito, di manifestare». Giura, Bucciero, che avrebbe fatto e detto le stesse cose anche per le «oscenità eterosessuali», e persino per le «volgarità televisive», incluse quelle delle tv del presidente del Consiglio. E accusa Fitto: «E’ un provincialotto, che per non apparire tale si nasconde dietro il politically correct . Poi non ci lamentiamo se durante la sfilata qualche ragazzino dei quartieri popolari si mette a gridare "ric…"».
Anche i gay però votano. E magari votano anche per An e per Bucciero. «Ma i miei amici gay – risponde il senatore – sono dei signori, mica come questi qua del Gay Pride». Per sdrammatizzare, Fitto ha telefonato a Bucciero e gli ha strappato un sorriso. «Pronto, Ettore? Sono quel "ric…" di Fitto». E Bucciero: «No che non lo sei, sei un solo po’ str…». Però mi raccomando, dice il senatore, questo non lo scriviamo. Come no.


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