Roma Pride, una festa per ventimila

  

Da "Il Messaggero" del 06.07.03 di MARIA LOMBARDI
Gay pride, una festa per ventimila
Prima del corteo dieci neofascisti contestano la manifestazione. La kermesse dell’orgoglio omosessuale è partita da piazza della Repubblica ed è terminata a piazza Venezia

C’hanno provato a rovinargli la festa. Saluti romani e slogan contro i gay urlati da un gruppetto di Forza Nuova nel bel mezzo del raduno omosessuale, a piazza Esedra. Ma la musica non s’è fermata, e nemmeno i balli, per un paio d’ore l’allegria ha sfilato per le strade del centro nonostante tutto, e quella provocazione che per qualche minuto ha fatto tremare manifestanti e agenti alla fine viene liquidata con un sorriso dal presidente del Circolo Mario Mieli, Massimo Mazzotta, «complimenti per il coraggio».

Il corteo non s’è ancora mosso, sono quasi le 5, ma la piazza è già un palcoscenico per la brasiliana con gli occhi bianchi, i capelli arancioni e il rossetto verde, per Babi e Vatusi, vestite da spose di Rio, per Sabrina, cubista triste in nero, per Carla con i rubini sulle guance, per Thelma con i capelli argento, e anche per Marco, infermiere di Genzano, che la sua faccia non l’esibisce, ma la nasconde, una benda intorno alla testa che lascia scoperti solo gli occhi. I turisti fotograno e riprendono, «siamo a piazza Esedra, questo è il Gay Pride». I ragazzi di Forza Nuova sono già lì, ma nessuno li nota fino a quando non srotolano uno striscione: «La vostra cultura è contro natura». E cominciano a urlare slogan, alzano le braccia in segno di saluto romano, salgono sui bordi della fontana per farsi vedere meglio. Dalla folla partono insulti, i poliziotti portano via i provocatori, loro continuano a urlare «Boia chi molla», la gente gli grida dietro «vergognatevi».

Quelli di Forza Nuova lasciano la piazza su un furgone dei carabinieri. Prima d’andar via uno di loro parla: «Diciamo no a questo scempio. Dov’è la Casa delle libertà che dice di difendere le famiglie italiane? Sappiano di una richiesta per un pedopride presentata in Questura, bisogna smetterla». I sette fermati dalla Digos verranno denunciati per manifestazione non autorizzata. Protesta Forza Nuova: «Si permette la violazione delle leggi morali, naturali e del comune senso della decenza e si reprime duramente chi come noi difende il diritto di natura e la famiglia tradizionale».

Ma la festa continua, e poco dopo le 17,30 via alla sfilata (circa ventimila persone) con le moto in testa e tanti carri a seguire. C’è quello dove Karl du Pigné, fasciato da una tuta di lamè, scandisce il ritmo del corteo. «Adesso che siamo davanti a Santa Maria Maggiore, per cortesia tutti zitti, questo per dire che non vogliamo ingerenze da parte del vaticano». Si balla sui carri, quello della Cgil, quello con la jeep militare un mezzo cingolato dove sono tutti rigorosamente vestiti di cuoio, del Gay Village, quello bianco del movimento raeliano, e si balla anche per strada. Una delegazione di Monaco saltella con gli abiti bavaresi, con tanto di calzettoni e cappellini con le piume, i ragazzi dei centro sociali si scatenano al ritmo dei tamburi, le brasiliane s’affaticano su altissimi tacchi a spillo. E i politici dove sono? «Scusa, hai visto il sindaco?», Fabrizio, insegnante, l’ha scritto su un cartello che porta al collo, «Veltroni potrebbe fare qualcosa di sinistra, come un registro per le unioni di fatto».

Eppure sarebbe importante che i politici ci fossero, a due giorni dall’approvazione del decreto legge sulle discriminazioni sul lavoro, che dovrebbe abolirle, e invece dicono, i manifestanti, le introduce. «Andrebbe reso carta straccia dalla Corte Costituzionale», protesta Edoardo Del Vecchio, consigliere provinciale Ds. Franco Grillini, parlamentare diessino: «Sarebbe stato opportuno per i politici farsi vedere». Imma Battaglia, una delle leader del movimento, è preoccupata: «Il pericolo oggi è per i gay, domani ‘allarme sarà per chiunque». Massimo Mazzotta, «la lista delle rivendicazioni della popolazione G.L.B.T. s’è allungata». Si finisce a piazza Venezia, è stata festa, nonostante tutto.


Da "Il Manifesto" del 06.07.03 di SARA MENAFRA
Un pride anti-governo
In 20 mila sfilano a Roma per ‘orgoglio omosessuale e contro il decreto sul lavoro che discrimina le scelte sessuali e religiose. Ieri mattina sit-in a Palazzo Chigi per chiedere il ritiro del provvedimento

ROMA «An other ridicule italian law? (U’altra ridicola legge italiana?)» Neppure i ballerini/cow boy arrivati direttamente da Monaco di Baviera si stupiscono a sentir parlare del decreto pro-discriminazione approvato dal governo. E scoppiano a ridere appena spieghi che il testo recepisce una normativa europea ribaltandola completamente, e facendo diventare possibilità di licenziare qualcuno per le sue scelte sessuali o religiose una legge fatta per dare maggiori garanzie: «Is’t this the Berlusconi style? (Non è questo lo stile di Berlusconi?)». Al gay pride che ha sfilato ieri per le vie del centro di Roma, fra sound system e gruppi di drag queen, non si parlava ‘altro. ‘ultima della serie di parate che nel’ultimo mese hanno portato ‘orgoglio omosessuale in tutta Italia, partendo da quella nazionale di Bari e passando per Milano, Catania, Bologna e Venezia, è arrivata proprio in contemporanea al decreto del governo approvato due giorni fa. Ieri mattina alcuni dei manifestanti che nel pomeriggio si sono scatenati ai ritmi della dance anni `80 erano davanti a Palazzo Chigi per protestare contro la «legge che rende ‘Italia il fanalino di coda del’Europa in fatto di discriminazioni» come sintetizza Franco Grillini, deputato Ds ed ex presidente del’Arcigay: «Il ministro Giovanardi ha detto esplicitamente che questa legge consente alle scuole cattoliche di licenziare gli insegnanti gay. Peccato che quelle scuole siano finanziate anche con i nostri soldi».

Il gay pride vero e proprio si muove da piazza della Repubblica verso le cinque del pomeriggio. ‘ colorato, movimentato, baciato da un sole spendente e meno aggressivo del solito, ma è anche più piccolo di quelli degli anni scorsi, con ventimila presenze secondo gli organizzatori. Prima di partire deve anche fronteggiare una breve provocazione da parte di nove manifestanti di Forza Nuova – la cifra esatta è sottolineata con orgoglio dai post-fascisti – che si piazzano al centro del concentramento muniti di striscione «La nostra cultura contro la vostra» e, dopo qualche botta e risposta con il corteo, vengono caricati su un cellulare dei carabinieri e portati via. Sette di loro saranno poi denunciati per manifestazione non autorizzata. Quindi la manifestazione si muove portandosi dietro cinque sound system e un paio di carri silenziosi. In seconda posizione per potenza musicale ‘è il tir della Cgil. Ma come? E il sindacato bacchettone tutto famiglia e fabbrica che fine ha fatto? «I tempi cambiano – sorride Alessandro Catente, responsabile del gruppo Nuovi Diritti di Roma e del Lazio – In realtà la Cgil è presente dal primo gay pride italiano, e da tre anni organizza anche dei camion». Dice anche che il sindacato aveva organizzato una campagna di cartoline da mandare al presidente del consiglio per far approvare la legge storpiata due giorni fa: «Il governo capisce sempre il contrario di quello che gli si chiede. Spero che decidano di ritirare il testo».

Fra un camion e ‘altro sfilano gruppi di ogni genere. Alcuni con il tema della sessualità non ‘entrano nulla, come i Raeliani, convinti che ‘umanità sia stata creata dagli alieni e che tutte le scelte sessuali siano state scientificamente previste dai nostri padri spaziali. Altri hanno fatto del sesso una chiave di lettura per le passioni più diverse. Gli Schuwnplattler, ad esempio, un gruppo di ballerini folcloristici bavaresi – di quelli con il cappello con la penna, i pantaloni corti e le bretelle – che cinque anni fa hanno deciso di mettersi insieme per sfuggire alla omofobica cultura tradizionale tedesca.

In breve tempo la parata passa accanto alla basilica di Santa Maria Maggiore dove per qualche istante la musica sparata dai camion sparsi lungo il corteo si zittisce. ‘ il saluto polemico alla chiesa. Dal camion del circolo culturale Mario Mieli, storica associazione gay-lesbo romana che come ogni anno si è data da fare per organizzare la manifestazione, una speaker drag-queen legge un cartellone: «Karol ebbe più rispetto per Castro, Tarek Aziz e Pinochet» e continua: « Le gonne continuiamo a mettercele pure noi, non solo i preti! Basta Karol! Abbasso il Vaticano» . La musica riprende e la parata anche. Si chiuderà a piazza Venezia circa due ore dopo con una serie di interventi dal palco. A Paolo, che sfila insieme alla squadra di nuotatori gay Il Pesce, è piaciuta un p’ meno delle altre: «Si sente aria di repressione, è per questo che ci sono meno persone del solito. Un paio ‘anni fa sembrava che le cose potessero cambiare sul serio, invece non è successo niente. Ormai anche la Turchia fa più sforzi per la parità del’Italia».


  •