Il futuro è gay. Almeno a guardare la Viareggio di questi mesi assolati

  

Il futuro è gay. Almeno a guardare la Viareggio di questi mesi assolati, dove il turismo di massa è in crisi, ma quello di nicchia, prospera. Così al centro congressi del Principe di Piemonte, tredici finalisti si sono contesi, fra occhiatacce e mosse molto studiate, il titolo di «Mister gay Italia». In giuria, Alessandro Cecchi Paone, che recentemente ha dichiarato le sue inclinazioni omosessuali, e Grillini, l’anima storica dell’Arcigay. E al terzo sesso sono dedicati anche numerosi locali di Levante, dove un tempo fra Viareggio e Torre del Lago aveva imperversato, solitario, il Frau Marlene, ieri locale decisamente gay, oggi frequentato da questi e da quelli: etero e omo.

Così come etero e omo frequentano il Mamamia, che è nato e prospera su ispirazione e progetto dell’Arcigay di Pisa. Ci si trova un po’ di tutto: ragazzi in cerca di avventure bizzarre, ragazzine che ci stanno con altre ragazzine, figli di papà con Bmw Z4 nel parcheggio, in cerca di un approccio nuovo, capace di connotare in modo diverso la lunga estate versiliese. «Una ragazza mi va bene quanto un ragazzo — spiega Roberta, detta Ruby dagli amici, camicia bianca a fiori azzurri sbottonata, pendaglio d’oro (una chiave) al collo — Quello che importa è scavalcare la nottata cavalcando». Ride e si mescola alla tribù che sia agita e ribolle, che cerca e si fa cercare. Che caccia ed è cacciata.

Viareggio ha due momenti: giornate sonnacchiose fatte di famigliole raccolte sotto ordinate file di ombrelloni e inframmezzate da peregrinazioni lungo la passeggiata con brevi soste alla gelateria e puntate in pineta, e nottate elettrizzanti, dove i sensi assopiti si ridestano e sciamano per l’eterna Versilia vestita d’estate. Anche qui i giovani hanno individuato punti di riferimento per socializzare: l’aperitivo è da Amadeus al Fosso dell’Abate, per lo sport e l’imbrocco lo storico Bagno Balena rinato Bagno Balena 2000, che perduto il liberty e trovata la tecnologia, ha messo su piscina e palestra dove gli istruttori si danno daffare con signore sovrappeso e giovanotti abbronzati in cerca di muscoli esteticamente risolutivi.

Si mangia ancora bene

I ristoranti, ovviamente, non mancano: vanno ancora per la maggiore Romano, dove la signora Franca continua a fare miracoli. E Gusmano, intramontabile. Nella zona di Levante ‘tira’ la cucina del bagno ‘Giorgio’, dove si incontrano i Benelli, i Codecasa e tanti altri vip con barca al porto: «Assaggi i calamaretti allo spillo — mi raccomandano — poi ci saprà dire». I posti dove mangiar bene, ultimo lusso rimasto alla nostra società in crisi economica, non mancano davvero. Come non mancano gli angoli dove incontrarsi, stringere amicizie e bruciare amori appena iniziati e già finiti prima di mattina. Manca però quel ceto medio che ha fatto ricca Viareggio. Non c’è più. E nessuno l’ha sostituito: case sfitte al 30 per cento, alberghi con il 12 per cento di presenze in meno, spariti quasi del tutto i turisti stranieri tradizionali. Tedeschi e austriaci sono un ricordo, inglesi anche. E i russi qui sono rari, semmai sono arrivati un po’ di cechi e polacchi: «Ma non si illuda che bastino loro a salvare l’estate di Viareggio — dicono — ci vorrebbe altro». E i villeggianti di rimando: «Ci vorrebbero prezzi meno esosi».

Eppure laggiù, in fondo alla passeggiata, verso la Città Giardino, è rifiorito l’hotel Principe di Piemonte: un trionfo Anni Venti. Una piscina solarium, lassù sul tetto, rinnovella antichi splendori e ospita signore che ripropongono alla memoria i resoconti di viaggio di Arnaldo Cipolla o Mario Appelius, da Deauville al Pera di Costantinopoli. Bellezze vagamente misteriose, voci calde e basse. Anime in ebollizione, occhiate in tralice. Profumi. Mistero.

Il ritorno del Principe

Ci si aspetta da un momento all’altro di veder scivolare in acqua, con un bocchino d’avorio fra le labbra, una arciduchessa russa scampata alla rivoluzione d’ottobre. E invece è solo una deliziosa ragazzina di Budrio, che batte l’acqua con ritmo impeccabile. E appena esce mastica cheewing gum e ordina disinvolta una caipirinha. Al ristorante manca solo Hercule Poirot, il resto del bel mondo c’è tutto.

Insomma, il Principe è tornato principe, anche se a dire il vero, tutto intorno a questo gioiello dove scendono attori e cantanti c’è la noia del solito tran tran. Mancano nuovi locali, mancano discoteche, mancano gli agganci capaci di trainare i giovani. E forse di tutto questo Viareggio non s’è ancora resa conto. S’è lasciata fregare dall’altra costa, quella adriatica. Il Dive nome bifronte che significa «immergersi» ma richiama anche la «diva», fa certo tendenza, ma è solo. La Bussola è sparita da anni. Un monumento alla delusione e l’illusione. E con quel locale fra i mitici d’Europa sono spariti i giorni della nostra giovinezza e di una Versilia ruggente: quella nella quale ci ritrovavamo all’alba con Carosone che giocava per sé e per pochi amici con le sue canzoni, e Fred Buscaglione, ormai saturo di fumo, di whisky e di «eri piccola», che seduto sulla sabbia cercava un nuovo giorno fra le onde pigre d’agosto.

Addio Bussola, addio vecchio barman Pierpaolo che inventava ogni stagione una bevanda nuova e la lanciava nel mondo della sete estiva, addio febbricitanti serate con una Mina che ci elettrizzava come un miraggio raggiunto. Viene da pensare che questa parte di Versilia abbia perso splendore da quando ha perso Bernardini. Così oggi ci si arrangia nella transumanza notturna da Levante a Ponente, si va dal Bocachica alla Canniccia e ritorno, con soste sul lungomare, fra chiacchiere e corteggiamenti, liti e discussioni. Tradimenti e vendette.

La spiaggia è un Fort Alamo

Le ragazze escono a branchi, e i ragazzi fanno gruppo da soli. Si parte così e ci si mescola più tardi, dopo le una, quando si prende d’assalto le discoteche o si cerca di rimorchiare sulla spiaggia dov’è impossibile arrivare. Tutto chiuso tipo Fort Alamo. Un vecchio bagnino mi dice stizzito: «Che vòle: una volta su questa spiaggia, di notte, venivano sacrificate all’amore verginità poho difese e concepiti i figli dell’estate. Oggi sulla spiaggia un cis’arriva, un si tengono più barche, un ci sono che pochi patini, un si gioca a pallone e un si fanno scherzi d’acqua. Sennò vien fori un pandemonio fiorentin-pistoiese: “E m’hanno bagnato, c’è confusione, mi voglio riposare io, riposare, capito?”. E allora la gente che fa? Se ne va da un’altra parte. Primi fra tutti i giovani».

Regna la bicicletta. Si pedala fino al mercatino del Forte o ai bagni di Levante. Si fanno gare in pineta e raduni pseudosportivi in salita fino a Montignoso, ai ruderi del vecchio castello. E si rubano, le bici. Il furto di velocipede è lo sport preferito su questo tratto di mare. Vanno bene tutte, anche le rugginose. Quel che conta è che servano al momento giusto per spostarsi, poi vengono abbandonate da una parte.

Nonni e babbi stressati dall’inverno e dal lavoro, li ritrovi tutti in passeggiata: due chilometri di struscio con sosta alle vetrine, con fila da Galliano per il gelato o, dalla parte opposta, al molo per una pizza di mezzanotte. In periferia impazzano i centri sociali che di giorno se la prendono con giornalisti e magistrati, e di notte mettono su cagnare che tengono sveglie centinaia di persone. Inutile protestare: hanno ragione loro.

Insomma, l’estate non va davvero al meglio, la barca neppure. Ma ci resta la leggenda della Versilia, il mare, e il sole. E fin che dura non è poco. Ah, c’era una volta un altro mito: il premio Viareggio. Sì, insomma: c’era una volta. Peccato.


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