Contro l’omofobia religiosa

  

Anche questo 13 gennaio, come da 7 anni, Arcigay ricorda il suicidio di Alfredo Ormando, che si tolse la vita bruciandosi vivo in Piazza San Pietro il 13 gennaio del 1998, contro ‘intolleranza delle gerarchie vaticane verso le persone omosessuali.

VIENI ANCHE TU IN PIAZZA CON NOI
PER DIRE BASTA ALLA DISCRIMINAZIONE ANTIOMOSESSUALE SU BASE RELIGIOSA

13 Gennaio 2005 ore 16
Piazza S. Pietro – Piazza Pio XII – ROMA


In piazza San Pietro

In piazza San Pietro

Alfredo Ormando, orfano di padre e ultimogenito di una famiglia con otto figli di San Cataldo (Sicilia), due anni di seminario e un tormentato periodo universitario, si è immolato con la benzina in piazza San Pietro a Roma il 13 gennaio 1998. Sua madre lo aveva sentito la sera prima. Alfredo le aveva telefonato dicendo che si sarebbe recato a Roma per motivi di studio. Gaetano Mangano, un affittacamere di Palermo, l’aveva visto due giorni prima e Alfredo gli aveva chiesto in prestito centomila lire.

Una donna che pulisce i gabinetti a piazza San Pietro vide Ormando mentre si versava addosso la benzina e poi correva avvolto dalle fiamme verso il centro della piazza.

Gli agenti di polizia subito lo soccorsero e uno di loro tentò anche di spegnere le fiamme usando la propria giacca. Prima di perdere coscienza Alfredo disse: “Non sono neanche stato capace di morire”.

Fu trasportato all’ospedale Sant’Eugenio dove morì dopo dieci giorni di atroce agonia.

Le lettere che si era portato appresso non furono pubblicate e la sala stampa del Vaticano rilasciò un comunicato stampa, dichiarando che Alfredo Ormando non si era suicidato a causa della sua omosessualità o in protesta contro la chiesa cattolica, ma perché aveva problemi in famiglia.

Ma, subito dopo la sua morte l’ANSA ricevette le sue lettere con la posta e ne pubblicò parte.

Ormando aveva inviato da Palermo una copia all’ANSA, prima di prendere il treno per Roma. Sapeva benissimo che le lettere, una volta nelle mani dei preti, non sarebbero mai state pubblicate.

Un mese dopo la sua morte ci siamo recati (eravamo soltanto nove persone) in piazza San Pietro per porre dei fiori sul luogo dove lui si era bruciato come un bonzo. Arrivò subito la polizia e ci intimò di andar via. Avevano l’ordine del Vaticano di far togliere anche i fiori. Io dissi loro che se Gesù Cristo si fosse trovato sul sagrato della basilica, Lui sarebbe sceso e ci avrebbe abbracciati uno per uno e che quindi il Vaticano aveva dato ancora una volta dimostrazione di essere anticristico.

Gli uomini delle Forze dell’Ordine erano visibilmente dispiaciuti; avevano visto Ormando bruciare e uno di loro mi disse che anche lui era Siciliano; un altro mi raccontò che il poliziotto che aveva tentato di spegnerlo con la propria giacca era ancora sotto shock e di notte non riusciva a dormire.

La più bella pianta la regalai per farla dare a quel poliziotto per ringraziarlo per la sua buona azione.

Nel 1999, sotto una pioggia battente, eravamo di nuovo a San Pietro per commemorare Ormando. Questa volta erano presenti anche i presidenti Arcigay (Sergio Lo Giudice) e del Mario Mieli (Imma Battaglia). La polizia non poteva permetterci di entrare sulla piazza e così decidemmo di deporre i fiori sul suolo italiano, al confine con lo Stato del Vaticano, una chiara dimostrazione del comportamento anticristico di quello Stato. Il 13 gennaio è diventato ‘ORMANDO DAY.

Peter Boom

LETTERA AUTOGRAFA DI ALFREDO ORMANDO AD UN AMICO

Palermo, Natale 1997

Alfredo Ormando

Alfredo Ormando

Caro Adriano; quest’anno non sento più il Natale, mi è indifferente come tutte le cose; non c’è nulla che riesca a richiamarmi alla vita.

I miei preparativi per il suicidio procedono inesorabilmente; sento che questo è il mio destino, l’ho sempre saputo e mai accettato, ma questo destino tragico è là ad aspettarmi con una certosina pazienza che ha dell’incredibile.

Non sono riuscito a sottrarmi a questa idea di morte, sento che non posso evitarlo, tantomeno fare finta di vivere e progettare per un futuro che non avrò: il mio futuro non sarà altro che le prosecuzione del presente.

Vivo con la consapevolezza di chi sta per lasciare la vita terrena e ciò non mi fa orrore, anzi!, non vedo l’ora di porre fine ai miei giorni; penseranno che sia un pazzo perché ho deciso piazza San Pietro per darmi fuoco, mentre potevo farlo anche a Palermo.

Spero che capiranno il messaggio che voglio dare: è una forma di protesta contro la Chiesa che demonizza l’omosessualità, demonizzando nel contempo la natura, perché l’omosessualità è sua figlia.

Alfredo


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