Arcigay, la nuova frontiera

  

Quale solerzia, quale lungimiranza, quale intraprendenza: non era ancora uscita in agenzia la notizia del senegalese, clandestino sì, ma omosex, e quindi non-espellibile, che la corazzata Arcigay lanciava già i primi proclami, «segnali incoraggianti», bla bla.

Ieri, alla fine di un crescendo rossiniano, l’appello finale: «Sei clandestino e gay, figlio di uno Stato patrigno che ti mette in galera in quanto sodomita? Fai domanda d’asilo: ti aiutiamo noi!».

Si chiedono i maligni: e se poi sei clandestino, ma non gay? L’Arcigay ti aiuta lo stesso? Beh, di sicuro ha il cuore grande e i clandestini li ama tutti, anche quelli etero: un sistema si troverà… Insomma, venghino clandestini (e clandestine?): si offre «assistenza legale, informazioni e supporto per la regolarizzazione». Il mercato è aperto.

Ro. P.


Calderoli: un precedente gravissimo
«Sentenza di Milano, rischiamo di diventare il porto franco dei terroristi»

Clandestini: terroristi, guerriglieri, gay… in questi giorni non c’è che l’imbarazzo della scelta e per i giudici politicizzati è una manna dal cielo. Per i cittadini un po’ meno.

Il ministro per le Riforme Roberto Calderoli

Il ministro per le Riforme Roberto Calderoli

E la Lega non manca di farlo notare. «È un fatto gravissimo quello che è accaduto oggi a Milano, non solo in quanto tale, ma perchè rischia di diventare un precedente che attirerebbe nel nostro Paese terroristi in cerca di aree franche», ha affermato ieri il ministro delle Riforme, Roberto Calderoli a proposito di Mohamed Daki, uomo libero ma in questura. «Qualcuno, in questo momento – aggiunge Calderoli – si sta assumendo delle responsabilità enormi, ma, purtroppo, a pagarne le conseguenze non saranno i responsabili, ma la sicurezza e l’immagine del Paese. Quella che fino a poco tempo fa era una frattura tra la politica e la magistratura si sta trasformando in una frattura fra politica-istituzioni-gente da una parte e magistratura dall’altra e questo è un evento gravissimo e drammatico, che porta al venir meno del rispetto verso la giustizia e rischia di innescare pericolose e sempre condannabili forme di giustizia “fai da te”…». Calderoli ha anche rinnovato le parole di apprezzamento avute l’altro ieri verso il ministro dell’Interno. «Giovedì ho detto a Pisanu “bravo” per aver emanato il decreto di espulsione nei confronti di Mohamed Daki, adesso gli dico “bravissimo” a fronte della sua decisione e del fatto di aver ribadito che l’avrebbe assunta altre 100 volte. Io e la Lega siamo al suo fianco e se qualcuno vuole fare bracci di ferro troverà pane per i suoi denti», ha aggiunto il ministro per le Riforme Istituzionali. «Pisanu – ha fatto notare – ha tenuto fede al suo mandato di ministro dell’Interno, che è quello di tutelare prima di tutto l’ordine pubblico e la sicurezza e quindi il bene dei cittadini. Sorprende, invece, in tutta questa vicenda che l’organismo a cui spettano per Costituzione gli eventuali provvedimenti disciplinari nei riguardi dei magistrati, prima ancora di avere accertato la sussistenza di elementi che potrebbero configurare l’avvio di un’azione disciplinare, abbia già aperto una pratica a tutela del gup di Milano, Clementina Forleo, guarda caso su richiesta, presentata dai togati delle correnti di sinistra». Calderoli è tornato anche sull’altra vicenda “calda” di questi giorni, quella del senegalese clandestino al quale un solerte giudice ha bloccato l’espulsione.

«La mia battuta sui finocchi ha fatto effetto, nel senso che ha avuto l’effetto del sasso lanciato nello stagno e ha permesso così l’apertura di una discussione sulla decisione del giudice di pace di Torino sul’immigrato irregolare senegalese – ha ironizzato il ministro – Personalmente continuo a pensare che ciascuno possa fare quello che vuole della propria vita sessuale, fino a quando non vada a ledere i diritti degli altri, il problema che ho voluto sollevare riguarda la gravità che assume questa decisione, in quanto precedente e quindi per le conseguenze che possono derivarne».

«Secondo i dati forniti dall’Arcigay sono 94 i Paesi dove l’omosessualità è considerata un reato, fra cui la Cina, e da questo dato discende che la popolazione, in tali Paesi, supera almeno il miliardo e mezzo di abitanti. Gli studi più recenti riferiscono, approssimativamente – ha proseguito Calderoli – che il 4-5% della popolazione mondiale è omosessuale: prendendo per buoni questi dati si deduce che ci sono dai 60 ai 75 milioni di persone al mondo che potrebbero richiedere asilo politico al nostro Paese sulla base del precedente creato dalla sentenza di Torino».

«Ci si rende conto di che vaso di Pandora è stato scoperchiato? – è la domanda – Sulla base di quali elementi probatori è stata riconosciuta l’omosessualità dell’immigrato senegalese e quindi respinta la richiesta di espulsione? È sufficiente l’autocertificazione, con i rischi di mendaci dichiarazioni, o si deve arrivare all’incidente probatorio?».


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