Le unioni gay: benedette dalla chiesa anglicana, maledette da Ruini

  
La Regina Elisabetta II, capo della chiesa anglicana

La Regina Elisabetta II, capo della chiesa anglicana

“Mentre in Gran Bretagna la legge sui matrimoni gay, o meglio il Civil partnership act, ha ricevuto la benedizione di sua maestà la regina Elisabetta in persona, capo della chiesa anglicana, che l’ha annunciata nel tradizionale discorso della corona sul programma di governo, il capo della chiesa cattolica italiana, il cardinal Camillo Ruini, presidente dei vescovi, osannato a destra e a manca come un sovrano, non perde occasione per scagliare anatemi contro la proposta di legge nostrana sui Pacs, i patti civili di solidarietà”, così il presidente nazionale di Arcigay, Sergio Lo Giudice, alla notizia dell’entrata in vigore nel Regno unito della legge che riconosce giuridicamente le unioni dello stesso sesso.

"L’Italia è l’unico tra i grandi stati europei — continua Lo Giudice – a non essersi ancora dotato di una legge che riconosca alle coppie di fatto che lo desiderino diritti e doveri reciproci di buon senso, come quello di assistersi liberamente in ospedale in caso di malattia e avere permessi sul lavoro, prendere decisioni importanti sulla salute del partner in caso di sua incapacità, ereditare reciprocamente senza gli svantaggi di un testamento, ricevere la pensione di reversibilità, essere tutelati in caso di separazione, ecc."

"Tutti gli altri grandi stati a noi vicini, tra cui la Germania, la Francia, la Spagna e ora anche la Gran Bretagna, hanno, in alcuni casi da diversi anni, leggi di questo tipo, senza che alcun danno sia stato recato alle famiglie tradizionali, che talvolta se la passano perfino meglio di quelle di casa nostra."

"Quando i vertici del clero paventano infatti catastrofi e rovine per la famiglia fondata sul matrimonio non si riferiscono alle famiglie italiane in carne ed ossa, ma alla propria concezione ideologica di famiglia, alle quale vorrebbero che i cittadini italiani si adeguassero per imposizione di legge."

"Speriamo — conclude Lo Giudice – che l’esempio concreto di quello che sta accadendo nel resto del continente possa favorire, anche in Italia, una discussione più razionale e meno dogmatica, maggiormente basata sui fatti e sull’esperienza concreta".


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