L’ONU sbatte la porta in faccia alle associazioni gay

  
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L’Onu sbatte la porta in faccia alle organizzazioni per la parità di diritti di gay e lesbiche. Il Consiglio economico e sociale delle Nazioni unite (Ecosoc), riunitosi nei giorni scorsi a Ginevra, ha infatti negato lo status consultivo all’associazione lesbica e gay internazionale ILGA, e ha lasciato sulle spine, rinviando il verdetto, altre organizzazioni non governative (Ong) nazionali ed europei, tra le quali ILGA-Europee, cui aderisce Arcigay, l’associazione omosessuale italiana.

L’esclusione di Ilga è stata approvata grazie all’apporto determinante di USA e Australia, che hanno scelto di votare come stati quali la Nigeria e la Mauritania dove vige la pena di morte per gli omosessuali. Nel caso di Ilga-Europe, invece, come della tedesca Lsvd, e della danese Lbl, il sostanziale equilibrio tra paesi occidentali a favore dell’ingresso, e paesi islamici e africani, contrari, ha determinato un rinvio della decisione alla settimana entrante, dopo un tenace ostruzionismo procedurale dei paesi anti-gay, per evitare di discutere del merito delle questioni e delle associazioni omosessuali.

L’Italia si è allineata alla posizione comune dell’Unione europea, sostenendo il riconoscimento di tutte le Ong per la pari dignità delle persone omosessuali. In Europa, l’unica eccezione è stata la Polonia, che pur di evitare un voto a sostegno delle associazioni gay, e di disattendere l’omogeneo orientamento europeo, ha preferito non partecipare al voto. Astenutasi su tutta la linea la Turchia, che aspira ad entrare nell’Unione.

“In Europa, il governo polacco rappresenta un problema di razzismo anti-gay che ha pochi eguali nel mondo — commenta Renato Sabbadini, responsabile Esteri di Arcigay – L’ex premier polacco, Kazimierz Marcinkiewicz, ha detto che gli omosessuali non dovrebbero insegnare nelle scuole e li ha accusati di ‘infettare gli altri con la loro omosessualità’”.

“Il voto polacco potrebbe rivelarsi decisivo questa settimana per il riconoscimento di Ilga-Europe — spiega Riccardo Gottardi, co-presidente della Ong europea – così come quello della Turchia, che ha l’opportunità, cambiando il suo voto, di dimostrarsi parte dell’Europa coi fatti e non solo con le parole”.

Nel resto del mondo, oltre alla posizione di Usa e Australia, sorprendente è stata quella della Repubblica del Sud Africa, che pur avendo sancito anni fa nella propria Costituzione, primo stato al mondo, il divieto di discriminare le persone omosessuali, si è opposta all’ingresso di tutti le associazione gay. Idem ha fatto la Russia, che si è peraltro recentemente distinta per la violenta repressione riservata al primo timido tentativo di gay-pride a Mosca.

Entrare all’Ecosoc consentirebbe alle organizzazioni gay e lesbiche di avere diritto di parola durante le riunioni ed essere riconosciute come interlocutori dell’organismo Onu.

Cos’è l’Ecosoc

Ecosoc è il Consiglio economico e sociale dell’Onu. Dopo il Consiglio di sicurezza e l’Assemblea generale è il terzo principale organo delle Nazioni unite. Si occupa di una serie di questioni economiche e sociali incluse le questioni di Diritti umani. È composto da 54 membri (a rotazione) appartenenti a varie regioni del globo — l’Italia ne fa attualmente parte.


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