Ricerca sul suicidio tra i giovani gay

  

Il problema dei tentativi di suicidio tra i giovani gay è importante e bisogna affrontarlo in modo chiaro e onesto, perché solo così, comprendendolo, si potrà combatterlo in modo efficace. Alessandro Buffoli, laureando alla facoltà di Psicologia presso ‘Università di Padova (e attivista di Arcigay Brescia n.d.r.), sta conducendo una ricerca riguardo al significato del suicidio giovanile nella popolazione italiana sotto la supervisione del Prof. Guido Petter, docente di Psicologia dello sviluppo e della dottoressa Erminia Colucci, ricercatrice presso ‘University of Queensland, Australia, ed esperta della problematica.

Il questionario che è stato preparato mira ad approfondire opinioni e idee nei riguardi del suicidio e del tentato suicidio, è completamente anonimo ed è rivolto principalmente alla fascia di persone comprese tra i 15 e i 24 anni, ma è comunque aperto a chiunque voglia collaborare. Si tratta del primo studio su giovani gay e suicidio in Italia ed ha per obiettivo ultimo quello di creare piani di prevenzione che risultino realmente efficaci.

Il focus è sui giovani in quanto ‘adolescenza e il periodo successivo è quello della formazione della propria identità, anche sessuale. Gli adolescenti gay o lesbiche sono più esposti ai messaggi negativi che ricevono dalla società che li circonda e per questo sono soggetti a rischio. Per esempio, quando sentono usare nei loro confronti parole come "disordine" morale o mentale, che sono "male", che sono "innaturali", che le loro relazioni sarebbero comunque "minori", tutto questo ha un impatto psicologico sulla loro abilità di formare u’identità e una sessualità che siano positive e serene. Si sentono separati dai loro coetanei, diversi e non accettati; sovente non hanno supporto alcuno da parte della famiglia, e questo rende più difficile per loro ‘interazione con gli altri ragazzi e ragazze della stessa età. Se provano uno stato di vergogna per ciò che sono, sono meno portati a parlarne con gli altri, a confidarsi con la conseguente riduzione delle possibilità di poter affrontare serenamente questo delicato passaggio della loro vita. Quando tutto ciò porta al’emarginazione il rischio di depressione è alto. Proprio la depressione può essere uno dei fattori precursori al suicidio, una possibile "via ‘uscita" a quanto detto fi’ora.

‘alto tasso di tentati suicidi tra giovani omosessuali è un problema affrontato recentemente anche da Paolo Patanè, presidente del comitato provinciale di Arcigay Catania che, intervistato dal portale universitario Unimagazine.it, spiega che «esistono ancora molte situazioni difficili in cui manca u’accettazione di sé, in cui ci sono problemi in famiglia. «I dati oggi dicono che la percentuale di tentati suicidi in ambito omosessuale è tre volte superiore. Ancora oggi ci sono problemi legati al bullismo.» Patanè aggiunge che «forte è per tanti la difficoltà di instaurare un dialogo in famiglia (e) il problema della discriminazione è un problema generale». Tutti fattori che possono spingere verso atti sconsiderati.

Abbiamo chiesto alla dottoressa Colucci di spiegarci meglio co’è nato il progetto e ci ha detto che «la ricerca di Alessandro Buffoli è stata ispirata da quello che io ho svolto per il mio dottorato, in cui ho cercato di comprendere il "significato" del suicidio. Con questo intendo capire quali sono le rappresentazioni sociali, i valori e le credenze relative a tale fenomeno. Parte del mio campione includeva più di 200 studenti del’Università di Padova nella fascia 18-24anni. La ricerca di Alessandro paragonerà i risultati che sono emersi da questo campione più vario con quello di giovani gay italiani per avere una migliore idea anche di quali sono le aree che richiedono maggiori interventi e quali sono le strategie preventive più appropriate non solo per giovani italiani ma nello specifico giovani italiani omosessuali. La ricerca di Buffoli – prosegue Colucci – è iniziata più di 6 mesi fa, quando è stato messo online il questionario, strategia che a mio parere anche se elimina quella parte di giovani che non ha accesso a internet, rende più facile e veloce la raccolta ed inserimento dati. La raccolta dei questionari è iniziata circa 2 mesi fa. ‘è stata una buona risposta al momento, anche se servono molti più questionari, soprattutto da parte di donne. È interessante notare che gay al di fuori della fascia ‘età richiesta hanno compilato comunque il questionario: questo potrebbe essere un indice che è un argomento di cui si ha bisogno di parlare.»

Stando ad Alessandro stesso, che conduce la ricerca, «’omosessualità si intreccia con la problematica suicidaria in quanto la letteratura ha identificato gli omosessuali e i bisessuali come categoria ad alto rischio. ‘ipotesi più accreditata per la spiegazione di questo dato è ‘elevato stress derivante dal’autoaccettazione. A dispetto di quanto si potrebbe immaginare, la ricerca si è occupata "poco" del suicidio. Fino ad ora, la quasi totalità degli studi sul tema è stata di tipo meramente quantitativo, spesso condotta su campione clinico. Il lavoro della dott.ssa Colucci, dal quale il mio prende le mosse, si è aperto agli aspetti culturali/antropologici del problema: il suo è uno studio cross-culturale basato su tre campioni, uno australiano, uno indiano e uno italiano, di popolazione non clinica. La mia ricerca utilizza lo stesso questionario, modificato esclusivamente nella parte finale, dove al posto della batteria di identificazione culturale ho inserito domande riguardo a suicidio e omosessualità. Nei limiti di quanto possa fare attraverso una ricerca isolata, questo è comunque il primo studio qualitativo sul suicidio tra gli omosessuali in Italia

Chiunque sia interessato a dare il proprio contributo alla ricerca può compilare on line il questionario (che ripetiamo è del tutto anonimo) che si trova qui:

http://ricercasuicidio.altervista.org/


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