Un gay al potere?

  

La dichiarazione di Franco Grillini del 1° agosto

"Da sempre si dice che il fratello di Fidel Castro, Raul, sia gay. Non so se sia vero o meno. Certamente si tratta di una voce ultradecennale e, soprattutto, è così che la pensano tutti i cubani. Se ciò fosse vero, è possibile sperare che il regime da oggi tuteli i diritti umani di tutti i cubani, compresi ovviamente anche i gay". Lo afferma il leader storico della comunità gay italiana, oggi deputato dei Ds, Franco Grillini, a proposito del passaggio dei poteri da parte di Fidel al fratello.

"Mi rendo conto che Raul non è un giovanotto e che quindi – aggiunge Grillini – questo passaggio di consegne possa essere solo u’operazione di facciata e che non vi possa essere un reale cambiamento sino a quando si consumi ‘esperienza dei due fratelli. Tuttavia non sono mai stato un sostenitore del’o tutto o null’. Per questo voglio sperare che, sempre che questa voce sia vera, Raul dica pubblicamente di essere gay e che, quindi, a Cuba si tutelino i diritti civili di tutti i cittadini, compresi quelli omosessuali".


‘articolo del Corriere della Sera del 3 agosto

UN GAY AL POTERE? NON è DETTO CHE SIA BENE PER GLI OMOSESSUALI
Molti gay restano indifferenti ai problemi dei consimili

ROMA — «Ma sì che Raul è gay, lo sanno tutti in America Latina», insiste Franco Grillini. Autore del’outing per interposta persona sul fratello settantacinquenne di Fidel Castro, líder máximo pro tempore, poi chissà. «Spero che presto lo dica pure lui pubblicamente e si può sperare che questo sia un bene per i diritti civili a Cuba, non solo degli omosessuali», ragionava il presidente onorario di Arcigay e deputato Ds. Teorizzando che al’ascesa al potere di un gay corrisponda automaticamente un approccio politico più sensibile e liberale.

«Una fesseria sesquipedale», dice Daniele Scalise, giornalista di Prima Comunicazione e firma del Foglio (per cui compilava la rubrica «Froci»). «Che uno sia gay o no è uguale, anzi a volte può diventare una controindicazione. Ammesso che Raul lo sia, perché non ‘avevo mai sentito, il fascismo cubano è di lunga data, ‘omofobia è ben radicata grazie a Fidel ma anche al Che, sì pure a lui». La tesi di Grillini gli pare inconsistente: «Ci sarebbe allora da chiedersi perché il fratello di Castro non abbia mai fatto nulla per difendere le libertà elementari degli omosessuali cubani che sono perseguitati. Chiusi nei campi e rieducati. E comunque non è vero che i gay abbiano una sensibilità diversa, ‘identità sessuale di per sé non conta niente. Anzi, molti gay restano indifferenti ai problemi dei consimili, quando non diventano persino più feroci e vendicativi».

Non si appassiona a questo «pettegolezzo da Transatlantico» Angelo Pezzana, fondatore del Fuori, libraio a Torino: «Discutibile che Raul sia gay o no, non mi interessa. Non mi preoccupa e non mi fa gioire, un politico io lo giudico dalle leggi che approva e dagli errori che commette, non dalle scelte sessuali. Stimo George W. Bush per la politica internazionale che condivido, sebbene abbia posizioni discutibili sugli omosessuali. E poi pure Goffredo Parise scrisse che Ho Chi Minh portava ‘ombretto azzurro e che ciò faceva supporre certe sue inclinazioni, ma politicamente è irrilevante».

Fiducioso nel’intuito di Grillini (che racconta: Cesare Salvi ‘ha chiesto: ma sei davvero sicuro, Franco? Che io tra poco devo andarci a Cuba, allora te lo saluto Raul…») è il filosofo Gianni Vattimo: «Dice che è gay? Sarà per quello che non me ‘hanno fatto conoscere?… Mi parrebbe una buona premessa, anche se trovo poco verosimile un suo outing. Dubito che come prima cosa terrà conto della sua gayaggine, a Cuba il costume corrente non ama tanto gli omosessuali. Però è vero che molti di noi avendo questa debolezza o caratteristica diventano più tolleranti verso le minoranze, alla lunga sarà un bene per ‘affermazione dei diritti civili».

Non pensa che Castro jr. sia omosex Alessandro Cecchi Paone. E non crede nemmeno che ciò sarebbe un vantaggio per la libertà e la civiltà: «Mi pare ininfluente, Raul non ha mai battuto ciglio sulla repressione feroce. Quel che conta non è che sia gay o no, ma che sia rimasto un comunista e quindi un illiberale. Anche tra i nazisti ‘erano gli omosessuali, ma questo non ha impedito che mandassero i gay nei campi di concentramento col triangolo rosa».


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