PACS. L’intesa è vicina. E il Senato brucia i tempi

  

Unioni civili si parte davvero: mercoledì 10 Commissione Giustizia del Senato. In attesa del conclave di Caserta, del disegno di legge del ministro per le Pari Opportunità Barbara Pollastrini – già consegnato il 15 dicembre scorso ai tecnici del ministero della Famiglia – il Parlamento brucia i tempi a avvia il dibattito, a costo di far sospettare uno «sgarbo» verso l’esecutivo.

«Nessuno sgarbo – chiarisce Cesare Salvi, ds, presidente della commissione Giustizia e relatore di maggioranza delle proposte di legge depositate a Palazzo Madama – Si tratta di un punto del programma dell’Unione, di un impegno preso con l’elettorato, quindi adesso si deve procedere». Si inizia dal Senato, lo scoglio più difficile da superare, con maggioranze risicatissime e teodem pronti alla guerra. «Se la legge passerà sarà con una maggioranza mista. Dipende dal governo», avverte Salvi, che spiega: «Se il governo ci lascerà lavorare in pace allora faremo una buona legge, come abbiamo già dimostrato in questi mesi».

Polemiche con Palazzo Chigi? «No, se il governo presenterà un testo di legge condiviso il relatore lo assumerà come proprio e su quello si discuterà, se non sarà così allora entro un mese prevedo di arrivare ad un testo unificato su cui la commissione possa lavorare». Le proposte di legge sul tavolo della commissione sono diverse (19 quelle depositate durante questa legislatura), tra cui quelle di Rc, Verdi, Ulivo, Ds e Fi. A preferire l’iniziativa parlamentare rispetto a quella governativa, d’altra parte, ci sono anche il ministro della Giustizia Clemente Mastella, (Udeur) e parte dell’Idv del ministro alle Infrastrutture Antonio Di Pietro.

Franco Giordano, segretario di Rc, che sarà a Caserta, dice: «Se dipendesse da noi questo governo farebbe subito i Pacs. Il programma però su questo punto ha raggiunto una mediazione in termini di riconoscimento dei semplici diritti per quei cittadini che scelgono l’unione civile o che non possono legalmente sposarsi. Sia chiaro che dal programma non arretreremo di un millimetro».

Barbara Pollastrini, dal canto suo, annuncia che giovedì a Caserta si parlerà di Pacs ed è probabile che il testo verrà sottoposto politicamente all’attenzione del plenum di ministri e leader dell’Unione. «Abbiamo lavorato tenendo sempre presente il programma dell’Unione – spiega il professor Stefano Ceccanti, capo dell’Ufficio legislativo delle Pari Opportunità – Riconoscere diritti e doveri agli individui che convivono in una coppia di fatto: questo è lo spirito della legge».

Ci sarà un registro presso i comuni, dove le coppie – senza distinzione di sesso – potranno iscriversi e tale registrazione varrà come prova (ma non come condizione indispensabile), della convivenza per l’attivazione di diritti e doveri tra cui, ad esempio, reversibilità della pensione, assegno familiare anche dopo la separazione per l’ex convivente più debole economicamente, assistenza ospedaliera, permessi di visita in carcere, possibilità di subentrare nei contratti di affitto.

La parola adesso passa al ministro della Famiglia. Sui Pacs, anzi sulle unioni civili, «problemi non dovrebbero essercene – spiega Rosy Bindi in un’intervista -. Per fortuna abbiamo un programma nel quale è già indicato il punto di sintesi. Non vogliamo istituire i Pacs, vogliamo semplicemente garantire diritti alle persone che vivono insieme: un proposito al quale mi pare difficile opporsi». Sarà pure così ma ci sono pezzi di opposizione (ma anche i teodem della maggioranza, tra cui Binetti, Baio Dossi e Bobba che vorrebbero un riconoscimento di diritti individuali regolati dal diritto privato) che la vedono in altro modo. Pierferdinando Casini, Udc, vede pericolose minacce per la famiglia tradizionale, per esempio. Come la maggioranza di An.

Anche il movimento omosessuale è sul piede di guerra. Ieri sera a Milano si sono incontrate le segreterie nazionali di Arcigay e Arcilesbica proprio per discutere di questo. «Abbiamo deciso di aspettare prima di ufficializzare la data della manifestazione di protesta contro l’Unione – spiega il segretario nazionale Arcigay, Aurelio Mancuso che proprio nei giorni scorsi ha stracciato la tessera Ds – perché vogliamo leggere il testo di legge Pollastrini. Nel frattempo ci farebbe piacere essere ascoltati da qualcuno al riguardo».

Il 13 e il 14 gennaio è già fissato in agenda il consiglio nazionale dell’Arcigay mentre il 13 ci sarà un sit-in di protesta davanti al Vaticano in memoria di Alfredo Ormando, l’omosessuale che si diede fuoco il 13 gennaio del 1998. Franco Grillini, deputato ds, leader storico del movimento, avverte: «Aspetto di leggere il contenuto della legge Pollastrini, ma difenderò con tutte le forze la legge da me presentata e sottoscritta da ben 62 parlamentari. Ancora oggi nessuno mi ha spiegato cosa c’è che non va in quel testo».


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