Tra Bologna e Catania

  

Con questo documento il Comitato Bologna Pride intende fare chiarezza su fatti, parole e intenzioni che dalla serata conclusiva del Bologna Pride a oggi si sono susseguite attraverso documenti, email, blog e strumenti di varia natura, dando luogo a interpretazioni e posizionamenti che vanno ben oltre gli accadimenti di sabato 28 giugno.

Desideriamo innanzitutto tenere separati in modo netto la vicenda che ha visto coinvolta Graziella Bertozzo e l’azione di Facciamo Breccia sia sul palco sia dopo il pride.


Posto che:

il Comitato Bologna Pride, come è ovvio, anche se, visto il tono di alcuni interventi degli ultimi giorni, evidentemente serve ribadirlo, possiede e si assume ogni responsabilità politica e organizzativa del pride verso terzi e non mette in discussione che l’intervento della polizia nelle manifestazioni di movimento debba essere assolutamente scongiurato, cercando, per quanto possibile, a meno di non correre rischi per la propria incolumità, di sciogliere le divergenze che sorgono, attraverso la dialettica politica;

la presenza della polizia e la sua collocazione, all’interno di un contesto di manifestazione, è imposta dalle norme di pubblica sicurezza, come noto a chiunque abbia mai organizzato una manifestazione, e il potere di contrattazione dell’organizzazione è limitatissimo, attenendo solamente ad aspetti logistici del corteo e non incide minimamente sul modo con cui l’autorità pubblica decida di controllare la manifestazione;

a posteriori comprendiamo che sarebbe stato indubbiamente utile ed opportuno affiancare il servizio di gestione della zona transennata attorno al palco, svolto con grande coraggio e impegno dai volontari/e neomilitanti, che ancora una volta ringraziamo per il lavoro svolto, con militanti esperti – così come abbiamo fatto per gli ingressi – non solo e non tanto di manifestazioni, ma delle dinamiche e pratiche politiche interne al movimento, al fine non solo di gestire nel modo migliore eventuali problematicità, ma anche per non esporre le/i volontarie/i neomilitanti, a situazioni rispetto a cui non potevano avere i necessari strumenti di valutazione, e per salvaguardare quindi la loro stessa incolumità (morale e fisica);

in un pride, i militanti, nuovi o di lungo corso che siano, non dovrebbero mai sentirsi minacciati, da nessuno, nemmeno, da componenti del movimento LGBT tanto da trovarsi nella condizione di dover chiedere l’intervento della polizia lì presente, come ultima possibilità per gestire una situazione che appare loro ingestibile; e se ciò avviene significa che la questione di una rispettosa e pacifica convivenza tra pratiche politiche diverse non è stata opportunamente trattata, compresa e gestita né a livello dei singoli individui, né a livello di elaborazione complessiva e generale di movimento nelle molteplici sedi che più volte ci siamo dati per discutere;

sarà opportuno riflettere quanto prima sulla questione dell’aggressività, di varia natura, che, letta e interpretata in modo diverso da soggetti diversi, è interna a questo movimento, che ha pertanto il dovere di interrogarsi su di essa;


al Comitato Bologna Pride è stato consegnato il mandato di organizzare il pride nazionale
, sia nel gennaio 2007 – quando si decise il pride a Roma quell’anno e a Bologna nel 2008 – sia nel novembre 2007;

è stata individuata un’unica piattaforma politica per i pride grazie allo sforzo degli organizzatori del pride di Bologna e dei pride di Roma, Milano, Biella, Catania;

è stata realizzata, su proposta del Comitato Bologna pride, una presentazione congiunta della piattaforma rivendicativa che ha presentato al paese un movimento “alleato” di fronte a chi ci vuole aggredire e opprimere.


Riteniamo che:

il Comitato Bologna Pride ha condotto il palco e il pride a partire dalla consapevolezza che ogni pride appartiene alle lesbiche, ai gay, alle trans, ai bisessuali del paese e oltre, appartiene alla diversità di coloro che vi portano il proprio messaggio di liberazione;

gli organizzatori si sono prodigati fino allo sfinimento affinché tutti i numerosi e complicati passaggi che attengono ad una manifestazione di questa portata si svolgessero nel modo più sereno possibile, cercando la condivisione fra tutti i soggetti direttamente interessati che hanno deciso o meno di compiere un percorso comune sia politico sia organizzativo;

stare fuori da questo percorso è una scelta legittima e degna di rispetto; il dissenso è scelta legittima e degna di rispetto; la convivenza all’interno del movimento merita però che la pratica del dissenso venga esplicitata, nel movimento, senza prevaricazioni, che invece Facciamo Breccia in questo caso ha agito; merita quel dialogo che con le istituzioni, laiche o religiose, si può anche scegliere di non avere.

Il Comitato Bologna Pride non è il G8, non è il governo Berlusconi, non è il papa, ma è composto da associazioni che pur con modalità differenti da FB lottano per l’identico fine della liberazione della popolazione LGBT.



Il Comitato Bologna Pride, pertanto:


come ha già dimostrato il 28 giugno sia dal palco sia in questura, ribadisce e chiarisce che è a completa disposizione affinché la vicenda in cui è rimasta coinvolta Graziella Bertozzo si risolva velocemente e positivamente per lei.

Auspichiamo che la pratica dell’assunzione di responsabilità diventi un nuovo contesto di lavoro per tutti/e noi, e che venga agita coerentemente e con beneficio da parte di tutte le molteplici soggettività che fanno di questo movimento quello che oggi è.


In bocca al lupo a Catania! In bocca al lupo a tutte e tutti noi!



Comitato Bologna Pride


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