Sui grandi giornali lo stupro maschilista esalta la saga mafiosa

  

Non dovremmo stupirci se un ragazzo, appartenente ad un clan mafioso è violentato da altri otto in carcere perché sospettato d’essere omosessuale. Le varie mafie ci hanno abituato ad ogni orrore possibile e, trovo anche un po’ ridicolo questo rincorrersi di commenti sui grandi giornali che spiegano i vari codici d’onore, riti, e così via. E’ sempre in agguato il pericolo, mentre si cerca di esporre le brutture di queste organizzazioni criminali, di rendere un involontario favore. Infatti, l’esaltazione del più bieco violento maschilismo eterosessista è una componente costituente fin dagli albori delle mafie e, ha contributo ad avvolgerle in un alone d’eroicità virile, molto apprezzata nella società profonda italiana. Per non parlare della cosiddetta narrativa classica ottocento-novecentesca, zeppa di begli ombrosi maledetti, affiliati a sette segrete, cavalierati d’ogni specie, dai rituali sanguinolenti, tutti muscoli ed avventure.

Ed eccolo a noi questo ragazzo mafioso, poeta, dai modi femminili (come ci tiene a sottolineare il suo avvocato), che in fondo se l’è cercata (vi ricorda qualcosa?), ben consapevole che nella mafia non si sgarra, che persino grandi capi hanno subito angherie atroci accusati di pratiche sessuali non convenzionali. Sul suo corpo ben otto uomini, non si sa se insieme, a turno, grazie a quali connivenze e leggerezze che speriamo ora siano accertate, si sono accaniti per sfregio, per dominio, per rammentare a tutti gli uomini "d’onore" che non è possibile offendere la virilità, essere sensibili, scrivere dolci versi. Quanti altri uomini la pensano alla stessa maniera? Troppi. E a rileggere con cura gli articoli apparsi ieri, non traspare alcuna pietà; la notizia ha suscitato scalpore, ma delle conseguenze emotive, psicologiche, intime non importa a nessuno. Pietà l’è morta, in questo primo scorcio di millennio. E’ possibile che per ben due anni non si sia saputo nulla? Possiamo esternare una consapevole rabbia per l’assenza assoluta d’indignazione, che è l’evidentemente segno di quanto la politica sia spappolata, lontana, avversa? In quale girone infernale di colpevole assenza di sentimenti hanno potuto così inaridire le intellettualità, la cultura, alcune strutture dello Stato. Le donne sono le uniche che possono capire di cosa parlo; dell’abbandono in cui ci sentiamo precipitati, dell’inarestabile ondata omofobica di cui il governo passato e presente non ha inteso e non intende occuparsi.

Ad essere insufficientemente duri, si può affermare che delle consolatorie prese di posizione dei vari politici della sinistra e del centro sinistra, non ce ne facciamo proprio nulla. Siete responsabili di aver in questi anni negato a noi, e a tante altre persone di poter vivere finalmente alla luce del sole, di poter morire in modo dignitoso, le vostre esternazioni sono cumuli di niente. Vorrei che il dolore di quei nove punti di sutura all’ano e la devastazione intima che ha provato e continuerà a provare quel ragazzo vi fosse trasmessa, altro che cilici e genuflessioni, altro che esaltazioni sui ritrovati centralismi democratici, o conteggi di voti per eleggere questo o quel segretario. Cosa dire poi, del fatto che l’altro giorno l’opposizione è uscita dall’aula di Montecitorio per non votare ne contro ne a favore dell’indebito, straziante, inumano intervento di un Parlamento sul destino di una ragazza in coma da decenni? Per farvi venire qualche inutile senso di colpa, mi viene da chiedere, chissà perché questo ragazzo è diventato mafioso? Di lui non so nulla, quali e quanti reati abbia commesso, di certo so che di lui ci stiamo occupando perché non può accadere impunemente ciò che con leggerezza ieri è stato rivelato.

Ci vorrebbe un libro, una canzone, una rappresentazione teatrale, un film, per sintetizzare come, noi persone senza dignità, senza la possibilità di decidere sulla nostra vita e sulla nostra fine, che non lasceremo alcun segno in alcun ufficio statale e comunale, riusciamo ancora a vivere in questo paese.

Aurelio Mancuso
presidente nazionale Arcigay


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