XVII International AIDS Conference Mexico City – 6

  

Cari amici,

Oggi si chiude la XVII conferenza mundiale sull’AIDS, caratterizzata da un forte richiamo alla lotta globale contro la pandemia da HIV fin dal titolo: Global Action, now!

Emerge con chiarezza dalla conferenza che oggi piu’ che mai e’ necessario il lavoro coordinato ed unitario di tutti gli attori della lotta contro l’AIDS: ricerca, industria, finanza e associazionismo ed e’ stato ripetutamente sottolineato che l’HIV non si sconfigge solo sul piano sanitario e soprattutto non lo si sconfigge, anzi prolifera, laddove i diritti umani non sono stati ottenuti e garantiti nella loro interezza.

I numerosi studi presentati hanno largamente dimostrato che l’omofobia favorisce l’avanzata dell’infezione.

Se questo e’ sicuramente vero per il sud del mondo, dove frequentemente essere omosessuali e’ contro la legge, e’ altrettanto vero per l’Italia dove l’omofobia opportunamente guidata, alimentata, favorita, e sostenuta dal vaticano, dall’arsura intellettuale dei politici, dall’assurda e controproducente divisione interna al movimento LGBT, e’ ancora presente.

Lo stigma sociale che ne deriva porta ancora troppe persone omosessuali italiane a vivere celando la propria identita’ sessuale, lasciando di conseguenza ampi spazi di azione all’HIV cosi’ come alle altre MTS.

Una “cura” per l’HIV/AIDS esiste e si chiama comunita’, famiglia, empowerment, in una parola orgoglio omosessuale.

La nostra hidden epidemy, epidemia nascosta, come e’ stata definita qui, si puo’ e deve essere vinta, con l’aiuto e l’impegno di tutta la nostra comunita’, sia italiana sia non, e in questo senso gia’ a partire da questa prima esperienza abbiamo cercato di lavorare, Riccardo ed io, tessendo relazioni internazionali.

Dicevo del forte richiamo alla lotta globale al virus, aggiungo che da piu’ parti viene chiesto l’aiuto dell’associazionismo per ottenere nel campo della prevenzione globale, gli stessi buoni risultati che sono stati ottenuti nell’ambito dell’accesso globale ai trattamenti. Un implicito riconoscimento del fatto che se in meno di 10 anni siamo passati da 200.000 persone sieropositive in terapia a oltre 3 milioni, molto lo si deve alla capacita’ delle associazioni di fare pressione ognuna nel proprio ambito sia esso locale, nazionale o globale. In altre parole insistento e muovendoci insieme si ottengono dei risultati concreti.

Ma, oltre all’ambito piu’ propriamente sociale, come ha sottolineato il dott. Berstein del Global Vaccine Enterprise nel suo intervento, anche in ambito scientifico non e’ piu’ possibile continuare a lavorare ogni Paese per proprio conto. E’ necessario un approccio collaborativo globale. I finanziamenti per la ricerca sono oggettivamente molto aumentati, e a mio avviso molto lo si deve alle associazioni anche in questo campo.

In merito al futuro quello che mi sembra evidente e’ che un vaccino preventivo sia ancora lontano, con ogni probabilita’ possibile, ma ancora lontano.
Quindi oggi il focus di tutte le persone interessate a combattere questa pandemia non puo’ che essere la prevenzione in tutti i suoi risvolti: la trasmissione materno fetale oggi siamo largamente in grado di arginarla ed e’ assurdo come vengano ancora messi al mondo bambini sieropositivi, a proposito di accesso globale a farmaci e tecniche, questo e’ qualcosa che possiamo fare subito, da oggi, per fermare l’infezione; implementare la profilassi post esposizione sia occupazionale sia, soprattutto, non occupazione e’ un’altra delle priorita’ che possiamo darci fin da ora per fermare l’infezione. Insistere fino allo sfinimento sull’assoluta necessita’ di favorire l’uso del preservativo e, nel nostro caso, del gel (che spesso tendiamo a dimenticare); anche i trattamenti antiretrovirali possono essere letti in chiave di prevenzione. E’ questa, dunque, la nostra prossima sfida.

Un segnale di attenzione vorrei proporlo e mi rivolgo soprattutto alle persone sieropositive, ma non solo, e mi riferisco ai moltissimi appelli al test per la tubercolosi, per lo piu’ correlata all’HIV ma non solo, che sono stati lanciati da questa sede. Non si creda che sia un problema africano, vi do per certo che il reparto dell’Ospedale Bellaria di Bologna che segue da sempre il problema, non ha piu’ letti liberi. Si tratta di una malattia oggi curabile, ma la terapia e’ lunga, non e’ uno scherzo e soprattutto la TBC apre le porte all’HIV. Anche in questo caso la diagnosi precoce e’ essenziale e quindi lo e’ anche il test.
Politicamente parlando, come vi ho gia’ accennato, l’Italia ci ha fatto una figura penosa in questa conferenza, ne’ ho il coraggio di chiedere ad Alessandra Cerioli della LILA nazionale, che e’ gia’ alla quarta o quinta, se nelle altre conferenza l’Italia era presente.

La prossima conferenza sara’ nel luglio del 2010 a Vienna, vicino quindi, e penso che noi come Associazione nazionale potremo fare la nostra parte per sensibilizzare il Governo a partecipare ma non solo. Qui a Citta’ del Messico associazioni francesi ed inglesi hanno portato la loro esperienza, mostrato i risultati di studi sociali, portato il loro materiale negli stand. L’Italia non puo’ restare sempre cosi’ indietro, non ne faccio un problema di nazionalismo, ma di tutela degli interessi e della salute delle persone omosessuali del nostro Paese. Sono certo
che Arcigay proseguira’ sulla strada della partecipazione attiva che ha intrapreso e che fara’ del suo meglio per far notare una presenza concreta dell’Italia in campo internazionale. Gia’ oggi comunque la nostra presenza e’ stata notata ed apprezzata.

Da ultimo, mi perdonerete una piccola nota personale. Non e’ stato facile per me spararmi dieci giorni di conferenza e pre-conferenza a parlare di AIDS e a vedere come si muore, si vive male e come si e’ esposti a discriminazioni, stigma e a come in molti casi peggiora la vita di un omosessuale pure sieropositivo. In alcuni momenti il nodo alla gola mi ha impedito di parlare, ma e’ stata sicuramente un’esperienza utile, forte ma utile. Mi ha dato molta forza ed energia per affrontare il futuro alla faccia dell’HIV e credo che sia stato cosi’ per pressoche’ tutti i 26.000 delegati e delegate. In altre parole Aurelio sei avvisato: torno ancora piu’ terribile di prima.

Un bacio a tutti e arrivederci a Bologna.
Sandro


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