Il Cassero risponde al poliziotto Segala

  

Il comitato provinciale Arcigay Il Cassero di Bologna insorge davanti alle dichiarazioni del comandante della sottosezione della Polstrada di Bologna, Franco Segala, che in una lettera aperta ad un quotidiano ha dichiarato il proprio "profondo disagio" per il meeting di "Polis Aperta", associazione di poliziotti e militari omosessuali, in programma a Bologna il 26 settembre. L’iniziativa, a dire di Segala, sarebbe "sconveniente per l’immagine della Polizia e delle forze dell’ordine".

Una dichiarazione "aberrante", replica oggi Emiliano Zaino, presidente del Cassero, che si dice innanzitutto "perplesso" dal disagio del comandante Segala, "perche’ lega una divisa a un valore, quello della famiglia tradizionale, che ne limita fortemente il campo di azione e competenza". Infatti, prosegue il leader bolognese dell’Arcigay, "alle forze dell’ordine spetta il compito di tutela della sicurezza degli individui quali che siano le relazioni che essi intrecciano". Invece, "il legare la divisa al valore della famiglia tradizionale, escludendo ciò che ne sta fuori, e’ un grave abuso su cui chiamiamo in causa le alte cariche della polizia, affinche’ riposizionino immediatamente ruoli e valori della divisa e denuncino l’aberrazione di Segala".

Il dirigente della Polstrada, piuttosto, "avrebbe dovuto provare scandalo e vergogna le volte in cui, attraverso quella divisa, hanno operato assassini senza scrupoli, casi rari ma dolorosi e chiari nella memoria dei bolognesi – sottolinea Zaino, con riferimento non solo alla vicenda della banda dei Savi, ma anche al caso Aldrovandi di Ferrara – che minano il senso eroico della missione militare, cosi’ come la mina la ‘pruderie’ fanciullesca e il conseguente puerile imbarazzo del comandante Segala".


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