Gay, la casa è un diritto negato

  

Quello della casa, per le persone lesbiche, gay e trans è un tema sentito, e molto serio, reso ancora più acuto in questo momento di crisi.

Il dibattito di questi giorni, messo in moto dall’inchiesta condotta da un giornalista della tv Retesole, ha portato alla luce un fenomeno complesso e difficile da fotografare ma di cui la nostra associazione e il servizio Gay Help Line 800.713.713 si sono già occupati in passato.

La ricerca di un’abitazione può diventare davvero molto complicata per gli studenti, a cui spesso vengono affittate stanze senza un regolare contratto, o per le coppie lesbiche e gay, che sempre di più, negli ultimi anni, hanno scelto di vivere insieme.

Si va, allora, dall’agente immobiliare che fa ripetutamente notare che c’è una – e una sola – camera matrimoniale a disposizione, magari con una faccia interrogativa, fino al proprietario di casa che rifiuta di concludere il contratto a un soffio dalla firma, senza dare alcuna spiegazione, oltre al fatto che, in molti casi, mancano contributi economici da parte di istituzioni, enti locali o istituti bancari per le giovani coppie. La Regione Lazio era intervenuta, qualche tempo fa, in questa direzione. Anche se occorre un nuovo approccio culturale capace di coinvolgere anche i soggetti privati.

Di fronte a queste forme di discriminazione, la legge può fare ben poco, mentre si può lavorare sul terreno della cultura per contrastare ogni forma di discriminazione e di intolleranza.

Il fatto che ci siano persone disposte a chiudere un mercato importante come quello immobiliare, perché anche di questo si tratta, in nome del pregiudizio, la dice lunga sulle dinamiche della crisi economica – e sociale – che stiamo vivendo e sull’incapacità di guardare alla diversità come a un fattore di ricchezza e di sviluppo.

Il cristallizzarsi di questa cultura chiusa non può, quindi, che rappresentare un elemento negativo per tutti, che rischia di diventare strutturale.

Per questo, è fondamentale una vasta azione da parte delle istituzioni che, insieme, hanno gli strumenti per indagare le ragioni dell’omofobia e per mettere a punto nuovi servizi, coinvolgendo la società.


Una vera e propria rivoluzione in questo senso si avrebbe con l’approvazione di una legge antiomofobia
. Da anni attendiamo che il Parlamento dia il via libera a questo provvedimento, come è già avvenuto in altre nazioni europee, uno strumento utile dal punto di vista normativo, ma anche per la crescita civile del nostro paese.

Fabrizio Marrazzo
Presidente Arcigay Roma


  •