Bologna: divieto di manifestare in centro? Grave errore

  

In una città che quotidianamente consolida il suo ruolo di teatro di violenza lo "stop" alle manifestazioni durante il weekend imposto dalla prefettura con l’accordo di Comune e Provincia – e argomentato con l’obbiettivo assolutamente discutibile  di "migliorare la vivibilità del centro storico nelle giornate di sabato e domenica" – ha i connotati di un provvedimento irresponsabile e unilaterale, che in nome di una non meglio specificata vivibilità, chiude le porte del centro cittadino alle libere espressioni dei suoi abitanti.

Il Cassero di Bologna esprime un dissenso forte rispetto a questa scelta e chiama gli amministratori locali – Cofferati e Draghetti, entrambi presenti all’incontro in prefettura – ad assumersi responsabilità rispetto alla deriva del cuore cittadino, senza ulteriormente caricare di questi problemi la cittadinanza, i suoi fermenti, le sue espressioni.

In cinque anni di mandato Provincia e Comune di Bologna hanno messo in campo un’imbarazzante sequenza di divieti che hanno profondamente interrotto la vivacità di fruizione degli spazi cittadini. Ne soffrono gli albergatori, i commercianti, e i cittadini tutti, costretti a muoversi in una città divenuta a tutti gli effetti vuota e pericolosa. Cortei, happening, flash mob sono la linfa e l’anima di un tessuto urbano, canali di scambio e confronto di opinioni. Censurarli vuol dire sottoscrivere la deriva di questa città, percorso di sofferenza rispetto al quale gli amministratori del centrosinistra bolognese non si sono mostrati per niente all’altezza, latitando sulle proposte e inflazionando la cultura e del divieto e del proibizionismo, che non è legalità bensì soltanto uno stile anacronistico e povero (di risorse e di idee) per affrontare problemi.

Il Bologna Pride dello scorso anno, così come il Crossing Kisses che abbiamo messo in atto per il giorno di San Valentino, sono dimostrazioni di come il pensiero, l’opinione, il movimento possano essere ingredienti pacifici e sereni di confronto e pluralismo.

Draghetti, Cofferati per convincerci dell’opportunità di questo loro ulteriore atto di forza, dovranno prima smentire questa considerazione e dichiarare chiusa, dall’alto del loro colore politico e delle proprie storie – l’era dell’espressione del pensiero per lasciar spazio a quella dello shopping.

Il consiglio direttivo del comitato provinciale Arcigay "Il Cassero" di Bologna


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