Affermiamoci a Catania per il Sicilia Pride

  

Il corteo del Sicilia Pride 2009, manifestazione regionale dell’orgoglio conclude un mese di appuntamenti sociali e culturali che hanno coinvolto tutte le città siciliane e la stagione 2009 dei Pride, dopo Torino, Napoli, Roma e il Pride nazionale di Genova.

La manifestazione si svolgerà a Catania sabato 4 luglio 2009: si radunerà alle ore 16.00 in piazza Cavour, per partire alle ore 17.00 e scorrere lungo l’asse di via Etnea; si giungerà infine, intorno alle ore 19:00, in piazza Università dove si terrà il comizio finale.

Abbiamo vissuto insieme e proposto alla città numerosi Pride sino al 2008, manifestazioni tutte ad alto contenuto rivendicativo: dignità, laicità, matrimoni, diritti. Rivendicazioni avanzate alla classe dirigente italiana, a volte anche con qualche speranza di accoglimento sia pure parziale. Sino ad oggi abbiamo interloquito con un muro di gomma che ha sempre palesemente o subdolamente respinto qualunque istanza, anche quando in un ampio programma politico-elettorale si era fatta finalmente menzione di talune esigenze, puntualmente, poi, disattese in ossequio agli indirizzi forniti da oltre le mura leonine. Sino ad oggi abbiamo ricevuto, senza peraltro averla mai chiesta, solo una maggiore visibilità ma limitata all’aspetto scenico televisivo, una sorta cioè di esposizione mediatica pubblicitaria, falsamente libertaria, che, in buona sostanza, ci ha trattato come soggetti che divertono, sono simpatici, ma ai quali è negato ogni diritto.

Ci siamo, allora, posti l’interrogativo: a chi chiedere, chi disturbare, a chi far sapere della nostra esistenza, dei nostri disagi, del fatto che la Carta Costituzionale per noi non esiste (uguaglianza dei cittadini), delle violenze fisiche e morali, degli spazi negati.

Abbiamo, quindi, scorso le pagine della storia e una risposta ci è stata fornita proprio dalla nostra storia, dalla storia del Pride e del movimento omosessuale, risposta che ha un nome ben preciso STONEWALL, un nome che, proprio a giugno di quest’anno compie 40 anni.


Il 28 giugno 1969, infatti, la polizia che compiva l’ennesima irruzione omofoba nel celebre locale STONEWALL INN si trovava per la prima volta la reazione decisa degli avventori, in buona parte trans, guidati dalla mitica SYLVIA RIVERA la, quale con il lancio di una scarpa e una bottiglia, diede inizio alla rivolta dalla quale prese avvio il movimento omosessuale.
Sicuramente il clima politico generale del 68 e, segnatamente per l’America, la tragedia del Vietnam influirono significativamente dando coraggio e consapevolezza ai protagonisti di Stonewall, ma la misura era anche già sufficientemente colma.

A chi si rivolsero i nostri nel 1969? A chi chiesero e cosa? Essi non si rivolsero a nessuno ma solo alla popolazione omosessuale chiedendo di scendere nelle piazze, di affermare la propria esistenza, di rendersi essi stessi interpreti delle loro vite ed esigenze, delle loro dignità. Pochi anni dopo, Milk RECLUTAVA la sua gente, la nostra gente, e avviava la sua politica divenendo un faro per tutta la comunità. Nulla di autoreferenziale, ma esclusivamente la assoluta consapevolezza e certezza di poter parlare venendo ascoltato da propri simili, una scelta strategica basata sulla intuizione che solo un movimento forte e compatto poteva condurre a risultati che avrebbero coinvolto anche altri strati sociali avvicinandoli alle nostre posizioni. Così avvenne.
Ciò che noi rivendichiamo è già ben noto, come parimenti è ben noto che, in realtà, trattasi di istanze perfettamente in linea con i dettami costituzionali, con lo spirito stesso della democrazia, della civiltà. Ma nulla è mai cambiato ugualmente, nemmeno l’esempio di altri paesi è servito a nulla. La classe politica italiana è sorda e vive già da tempo la crisi dell’esser venuti meno proprio i valori ispiratori delle diverse parti, divenendo solo una parodia di personaggi in cerca
non di autori ma di potere e basta.


Da queste considerazioni nasce in noi la scelta di non rivolgerci più ai conducenti ma solo al nostro popolo e a chi ad esso si sente vicino. Non più, quindi, un Pride RIVENDICATIVO, bensì AFFERMATIVO.

Affermativo della nostra esistenza, della nostra dignità, delle nostre vite. NOI ESISTIAMO, CI SIAMO E SEMPRE CI SAREMO, piaccia o non piaccia, ci amiamo e ci ameremo e ci faremo anche amare. E questo non più tacitamente, non più nascosti ma visibilmente. Abbiamo solo un’arma: la VISIBILITA’ e la useremo sino in fondo, facendo appello a ciascuno di noi affinché esca dall’anonimato perché questo è proprio ciò che vogliono i nostri avversari: recingerci nelle cortine dell’anonimato, tirandoci fuori solo per esibizioni mediatiche che possano dare, comunque, una facile e comoda patente di liberalità. Grazie NO, niente elemosine, niente mance.

E’ a noi stessi che chiediamo coraggio, coerenza, dignità, è a noi stessi che chiediamo di occupare i nostri spazi, le nostre città, è a noi stessi che chiediamo di trasformarci in militanti e attivisti, senza inciuci, senza compromessi di sorta con nessuna politica che oggi non è degna nemmeno di questo nome.

NON CHIEDIAMO MA FACCIAMO.

E questa nostra affermazione la formuliamo anche alla cittadinanza nei suoi diversi e molteplici strati sociali e categorie di lavoro, coinvolgiamoli nelle nostre attività, nelle nostre iniziative, reclutiamo artigiani, operai, professionisti, studenti, migranti e mostriamo loro la nostra forza. Ma, prima ancora, prendiamo noi stessi coscienza della nostra forza e che questa può aumentare, perché solo dalla nostra forza possono scaturire benefici per tutti noi. Ecco perché questo è un PRIDE AFFERMATIVO.


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