Onda Pride: Milano, Bologna, Napoli, Catania, Sardegna

  

Sette giorni dopo il Pride nazionale di Palermo, le rivendicazioni del movimento LGBTQI si diffonderanno capillarmente lungo lo stivale attraverso un’iniziativa inedita che mette in rete cinque diversi territori: sabato 29 giugno Milano, Bologna, Napoli, Catania e tutta la Sardegna saranno infatti attraversati dall’Onda Pride, cinque parate dell’orgoglio che dai cinque capoluoghi – geograficamente distribuiti lungo tutto il paese – solleveranno una stessa voce e rappresenteranno un paese sintonizzato sull’onda del l’autodeterminazione e dei diritti

 

 

DOCUMENTO UNITARIO PRIDE ITALIANI 2013

Il movimento lgbtqi italiano, dopo oltre trent’anni di lotte, è pronto a rinnovare la propria mobilitazione per riportare al centro del dibattito politico la rivendicazione dei diritti delle persone gay, lesbiche, bisessuali, trans, queer e intersessuali. Scendiamo nelle strade di un Paese immobile, impoverito, precario, frammentato. Non vogliamo subire impotenti e conniventi la deriva di una crisi che ci viene raccontata attraverso i numeri della finanza e della macroeconomia, ma che quotidianamente mostra i suoi sintomi nell’imbarbarimento delle relazioni sociali, nel AVVANZARE DI NUOVE GENERAZIONI private del proprio futuro, nella corruzione dei rappresentanti istituzionali, nell’omologazione e nell’impoverimento delle identità e dei comportamenti, nella prevaricazione e nell’abuso eletti a modus operandi da parte di chi detiene il potere, nei diritti violati o addirittura da sempre negati.  Ci ritroviamo oggi a condividere un presente che è lo specchio di un Paese che ancora inciampa nelle lezioni che avrebbe dovuto già  apprendere, che cede alla lusinga ignobile del pensiero iniettato di totalitarismo, di intolleranza, di sessismo e di razzismo. Un’Italia, insomma, che sembra a volte aver perso l’orgoglio. Pertanto, riportare l’orgoglio in piazza è oggi più che mai un’urgenza, prima ancora che il rinnovarsi di un appuntamento caro alla comunità lgbtqi. Perché è nell’orgoglio che troviamo la forza di indignarci e di tenere lo sguardo fermo verso l’idea di un Paese migliore.

 

Il Pride delle lesbiche, dei gay delle persone trans, bisessuali queer, intersessuali è l’affermazione delle nostre differenze e di tutte le differenze. Ed è il progetto di una società che su quelle differenze investe, nella ferma convinzione che proprio nelle differenze si trovi la ricetta per uscire da qualsiasi crisi, la tappa ineludibile per proiettare questo Paese in un futuro degno della sua Storia. I tanti Pride che il movimento lgbtqi ha messo in programma da Nord a Sud in questa stagione dell’orgoglio si pongono in un quadro europeo di continuo avanzamento legislativo in tema di diritti lgbtqi e nella pressante richiesta alle istituzioni parlamentari del nostro Paese, affinché anche l’Italia possa allinearsi allo standard di diritti riconosciuti in tutta l’Unione europea. A ciò si aggiunge il carattere peculiare di Palermo, la sede scelta per questo Pride nazionale, una città che, per storia, tradizione e posizione geografica, è per eccellenza il ponte tra l’Europa ed il Mediterraneo. Non una periferia, quindi, bensì un centro nevralgico che richiama l’Italia al suo ruolo di catalizzatore tra i due continenti, e al dovere che ha di intercettare e sostenere la domanda di diritti dei Paesi che si affacciano sul Mediterraneo. Il ritardo ingiustificabile di questa Italia che ancora non riesce ad onorare il suo appuntamento con la cultura dei diritti, porta il peso di una responsabilità che va oltre i suoi confini e ha i connotati di una storica partita internazionale giocata con un attore assolutamente immobile. Il movimento lgbtqi allora punta sul Sud, invertendo lo stereotipo odioso dell’arretratezza e valorizzando la vocazione alla contaminazione e al dialogo che caratterizza la storia della Sicilia fin dall’antichità.

 

Da Palermo, come da Roma, Bologna, Milano, Torino, Vicenza, Napoli, Cagliari, Barletta e Catania, lanceremo un messaggio inequivocabile: le battaglie per i diritti si combattono per vincerle. In tema di diritti è non solo insufficiente ma grave tollerare oltre argomenti iniettati di attendismo, che rinviano, ridimensionano, approssimano e alla fine tradiscono ogni promessa. ll Pride – la mobilitazione dell’orgoglio lgbtqi – accanto ai movimenti delle donne, degli EXTRACOMINTARI, dei lavoratori e delle lavoratrici, dei detenuti e delle detenute dei nostri carceri/lager e dei centri di permanenza temporanea, si pone in continuità con la lotta di liberazione che nel secolo scorso è riuscita a riscattarci dall’occupazione nazi-fascista, offrendo un esempio della grande energia democratica  alla base dei valori fondanti del nostro Paese. E di quella lotta oggi vuole scrivere il nuovo inderogabile capitolo, l’esito di un Paese che finalmente declina quella Liberazione nelle pratiche quotidiane, scoprendone il valore pieno.

PIATTAFORMA RIVENDICATIVA PRIDE ITALIANI 2013

 

Le forze politiche, i partiti e le istituzioni, da troppo tempo distanti e disattenti rispetto alla realtà sociale e civile del Paese, non possono più ignorare le nostre chiare e forti richieste di parità, dignità, laicità e libertà.  L’evidente evoluzione del tessuto sociale e civile, la crescente sensibilità dell’opinione pubblica, le pressanti richieste delle istituzioni europee e le recenti sentenze delle supreme corti italiane indicano chiaramente la strada da seguire, in sintonia con alcuni punti dell’agenda storica del movimento LGBTQI italiano e internazionale.

Per costituire uno Stato pienamente di diritto ogni persona deve essere libera di vedere riconosciuto il proprio status e la propria autodeterminazione come individuo e nelle relazioni affettive. Per questo rivendichiamo:

– il riconoscimento del matrimonio civile per le coppie formate da persone dello stesso sesso come sollecitato dalle sentenze 138/2010 della Corte Costituzionale e dalla 4184/2012 della Corte di Cassazione.

– il riconoscimento pubblico delle unioni civili, per coppie dello stesso sesso o di sesso diverso, attraverso una normativa differente da quella del matrimonio.

– un nuovo sistema di diritti di singoli in un’ottica di welfare individuale, per continuare a inventare differenti forme di relazione, reti affettive complesse e articolate, amori multiformi che lasciano spazio alla libera scelta e all’imprevisto.

 

Per le nostre famiglie e per i nostri figli vogliamo

– l’estensione al partner o al genitore non biologico della co-responsabilità sul minore;

– l’estensione della possibilità di adozione alle coppie formate da persone dello stesso sesso o a persone singole;

– l’abolizione della Legge 40, definendo una nuova legge che permetta l’accesso alla procreazione assistita per singoli e coppie, anche dello stesso sesso.

 

Vogliamo che la discriminazione basata sull’orientamento sessuale e sull’identità di genere sia combattuta:

– con l’estensione della Legge Mancino (n.205/93)

– con un sistema di interventi sui media;

– con interventi formativi per i dipendenti di tutte le amministrazioni e uffici pubblici, per gli insegnanti e gli operatori scolastici, per le forze di pubblica sicurezza;

– con modelli educativi laici e ispirati alla cultura delle differenze e con interventi tematici ad hoc nelle scuole di ogni ordine e grado.

Vogliamo che la legge 211/2000 istitutiva della Giornata della Memoria includa il ricordo dello sterminio sistematico di Gay, Lesbiche e Transessuali nei lager nazisti, insieme a tutti gli altri “stermini dimenticati”: Rom, Sinti, Disabili, Malati di Mente e Testimoni di Geova.

Vogliamo che le persone transessuali e intersessuali possano trovare nelle istituzioni e nella società l’appoggio morale e materiale per vivere pienamente e in maniera serena la propria identità di genere. In particolare vogliamo che:

– le cure, l’assistenza e le terapie necessarie alla transizione di genere siano erogate dal sistema sanitario nazionale.

– il cambio anagrafico del nome proprio e dell’identificativo di genere non comporti l’obbligo di interventi chirurgici per le persone in transizione sessuale ed intersessuali.

– sia introdotta, in tutti i possibili campi applicativi, di natura pubblica o privata, la possibilità di scegliere identificativi di genere specifici per le persone intersessuali e transessuali.

– sia prevista l’applicazione della direttiva europea 207/76 e della sentenza della Suprema corte europea del 30/04/96 sulla parità di trattamento per accesso, formazione, promozione professionale e condizioni di lavoro anche alle persone che compiono la transizione di sesso.

– la transessualità sia rimossa dal D.S.M. V (Manuale Diagnostico dei disturbi mentali) e dall’ICD 10,,aderendo alla campagna Stop 2012 per la depatologizzazione del transessualismo e che per il trattamento vengano seguite le linee guida proposte al benessere dell’individuo.

– sia abrogato l’articolo 85 del Decreto 773 del 1931 sul camuffamento e mascheramento in pubblico.

– siano definiti ed attuati i protocolli per l’accertamento delle condizioni di rispetto dell’identità di genere per le persone sottoposte a provvedimenti restrittivi.

– siano avviate campagne di sensibilizzazione e informazione sulla transessualità, sull’intersessualità, e in particolare siano rispettate le Linee Guida Etiche per la gestione clinica di casi di Intersessualità salvaguardando il diritto dell’autodeterminazione del singolo.

Vogliamo che i professionisti dell’informazione definiscano e adottino un codice di autoregolamentazione per le materie LGBTQI come è stato già fatto per minori e minoranze etniche nelle Carte di Treviso e Roma.

Vogliamo che l’Italia diventi protagonista nel campo della difesa dei diritti umani nel Mondo, dando il massimo sostegno al lavoro dell’ONU per la depenalizzazione dell’omosessualità e per l’abolizione universale della pena di morte, ricordando che in taluni Paesi è prevista anche per i reati di omosessualità e transessualità.

Vogliamo anche che l’Italia applichi pienamente la direttiva europea 85 del 2005 e le norme internazionali riguardo lo status di rifugiato per le persone perseguitate in patria per il loro orientamento sessuale e la loro identità di genere.

 

Vogliamo che Regioni e Comuni d’Italia garantiscano parità di condizioni riguardo gli interventi e i servizi attuati, per quanto di loro competenza, rimuovendo ogni discriminazione derivante dall’orientamento sessuale e identità di genere che comporti, quindi, l’impossibilità di accesso a una piena cittadinanza delle persone LGBTQI (con particolare riferimento alla Sanità, all’assistenza economica, all’assistenza abitativa)

Vogliamo inoltre che gli Enti locali promuovano una corretta informazione e sensibilizzazione sulle malattie sessualmente trasmissibili e che siano aumentati i finanziamenti alle realtà che si occupano di cura e assistenza alle persone sieropositive e in AIDS.

Vogliamo che gli enti locali assicurino spazi e momenti di aggregazione, informazione e sensibilizzazione sulla cultura del mondo LGBTQI incentivando, anche attraverso stanziamenti economici, le diverse espressioni culturali.
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Il Napoli Campania Pride chiede alla REGIONE CAMPANIA:



* L’immediata discussione ed approvazione del disegno di legge contro le discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere elaborata dalla VI Commissione speciale ed affidata alla IV commissione consiliare da oltre 2 anni:
* Un piano d’investimenti ( anche in collaborazione con il Consiglio d’Europa e le Commissioni Europee per azioni contro l’omofobia e la trasfobia in accordo con l’ufficio Nazionale UNAR

Il Napoli Campania Pride chiede a tutte le amministrazioni locali:


L’adesione degli Enti locali al Patto rete RE.A.DY
la costituzione dei tavoli permanenti LGBT come già realizzato dal Comune di Napoli
il riconoscimento dell’attestazione di Famiglia Anagrafica (D.P.R. 223/89) dei Registri delle Unioni Civili con tutte le tutele ad essi collegate in tutte le provincie campane;
che vengano pianificate azioni positive contro il pregiudizio omofobico e transfobico attraverso interventi nelle scuole, campagne di sensibilizzazione, apertura di sportelli di sostegno ed attraverso la sottoscrizione della carta di intendi per la costituzione di una rete nazionale delle Pubbliche Amministrazioni anti discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere (rete RE.A.DY);
La piena attuazione della Direttiva 2000/78/CE per la parità di trattamento in materia di occupazione e di condizioni di lavoro, attraverso il potenziamento e l’applicazione di ogni forma di tutela possibile per quanto attiene l’accesso di lesbiche, gay e transessuali/transgender al mercato del lavoro, la sicurezza sui luoghi di lavoro, la tutela dell’occupazione e delle garanzie contrattuali frutto di battaglie e conquiste sociali;
che venga garantito il diritto alla salute delle persone lgbt ponendo fine alle discriminazioni in ambito sanitario, riattivando le campagne regionali d’informazione sulla prevenzione, garantendo i diritti delle persone sieropositive; – la gratuità delle terapie necessarie alla transizione di genere e che si affronti il tema dell’ intersessualità.

Chiediamo inoltre diritti di piena ed ugualitaria cittadinanza anche per:


il riconoscimento della cittadinanza ai minori nati in Italia ed ai cittadini stranieri regolarmente presenti sul territorio, così come previsto dalla proposta di legge di iniziativa popolare che va sotto il nome “L’Italia sono anch’io”;
una migliore applicazione della direttiva europea 85 del 2005 riguardo allo status di rifugiato anche per le persone gay, lesbiche, bisessuali e transessuali/transgender perseguitati nei paesi d’origine;
soluzioni urgenti per quanto attiene il dramma della condizione carceraria (resa ancora più dolorosa per gli aspetti discriminatori legati all’orientamento sessuale ed all’identità di genere ) e il
ripristino della legalità con l’applicazione di normative sul reinserimento e il recupero socio-occupazionale dei detenuti;
Il Napoli Campania Pride auspica che tutte le amministrazioni locali assumano un ruolo propositivo per:
produrre una legge nazionale che chiaramente definisca e persegua il reato di violenza a sfondo omo-trans fobico attraverso l’estensione della legge Mancino all’orientamento sessuale e all’identità di genere;
rimuovere gli ostacoli di natura sociale e normativa che limitano l’effettiva uguaglianza delle persone omosessuali e transessuali/transgender attraverso il recepimento pieno e sostanziale della Risoluzione del Parlamento europeo del gennaio 2006 e delle Direttive Europee 207 del 1976 e 78 del 2000;
la tutela dei diritti delle famiglie omogenitoriali;
il pieno recepimento della direttiva europea 38 del 2000 sulla libertà di movimento dei cittadini europei in modo rispettoso dei diritti delle coppie di fatto o registrate gay e lesbiche; – il rispetto dei diritti umani nel mondo, per l’abolizione della pena di morte, per la depenalizzazione del reato di omosessualità e transessualità presente nelle legislazione di decine di Paesi.


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