Arcigay al Sindaco di Treviso: il pride è patrimonio di tutti i cittadini

  

Gianpaolo Gobbo, sindaco leghista di Treviso, ci regala quest’oggi una raffinata analisi sociologica degna del miglior celodurismo padano.
Stando alle dichiarazioni il sindaco giura che, finché ci sarà lui, Treviso non ospiterà mai il pride. La manifestazione sarebbe un eccesso che danneggia la libido di bambini e adolescenti perché offre “un modello esasperato che può essere molto negativo per i giovani, che già soffrono un calo di libido, di voglia nel sesso opposto, a causa di internet, della tv e della pornografia. C’è già una netta crisi fra i due sessi, a cui è sbagliato aggiungere l’ostentazione e gli estremismi”.
Non pago Gobbo aggiunge che il pride fa “vedere che qualcuno può fare tutto quello che vuole, e questo non va bene: ostentare a tutti i costi la diversità come fosse un dono è razzismo al contrario”.
Ricordiamo a Gobbo, che evidentemente interpreta la sua carica istituzionale alla stregua di un rozzo feudatario medioevale, che Treviso non è di sua proprietà e che le sue parole non sono ostative ad una manifestazione di diritti e libertà come il pride: il diritto di manifestare è sancito dalla Costituzione della repubblica italiana.
Treviso, da questo punto di vista, meriterebbe un Pride, come lo meritano tutte le città italiane governate da individui che sognano un mondo dipinto di verde, possibilmente senza alcun tipo di “diverse” sfumature.
Europride, a Roma dall’1 al 12 giugno prossimo, testimonierà, per l’ennesima volta, che le provocazioni, i cali della libido, le ostentazioni e le provocazioni stanno solo nella testa di chi non vuole digerire il fatto che omosessuali, lesbiche e transessuali sono cittadini esattamente come tutti gli altri e che la loro piena parità è una conquista per la civiltà e la maturazione della nostra democrazia.

Paolo Patanè, presidente nazionale Arcigay


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