Sciopero generale Settecento in piazza contro la manovra

  

L’adesione in Provincia di Pavia ha sfiorato il 35-40% secondo le rilevazioni della Cgil, più bassa rispetto alla media nazionale che ha toccato il 60%, ma con diverse eccezioni: all’Isem di Vigevano 25 lavoratori hanno fermato il 70% dello stabilimento, all’ultimo sciopero erano stati 2. Nel settore metalmeccanico adesione al 90% circa alla Sea di Trivolzio e alla Rc di Valle, 60% alla Genset di carbonara e 40% alla Cameron di Voghera. In Comune hanno scioperato un’ottantina di dipendenti. Alle Ogr di Voghera 60% di adesione, Line Pavia tra il 90 e il 100% . All’Arfea a Voghera e a Varzi si è arrivati al 90%, Appalti ferroviari Pavia e Voghera 40%, Pavia Milano Trasporti (ex Sila) 30%. Tra le grandi aziende edili la partecipazione ha oscillato tra il 35 e l’80%, nel chimico farmaceutico la Merck ha visto l’adesione del 70% dei lavoratori, la Piberplast del 70% e alla Moreschi di Vigevano hanno partecipato allo sciopero generale il 60% dei lavoratori.
di Anna Ghezzi wPAVIA «Pietà». La chiede Nadia, dipendente pubblico che ieri è scesa in piazza insieme a studenti e lavoratori privati «perché lavorare è sempre più difficile, perché temo per la pensione, perché non amo i precari senza diritti». Bruno Chiola è lì per solidarietà «per chi non sarà fortunato come me da andare in pensione, per cambiare qualcosa». Vittoria Casazza, docente, «perché da due anni le famiglie si mettono le mani in tasca per i figli, ma con sempre maggiore fatica», Claudia Ghioni «perché la scuola è dimezzata, le garanzie dei lavoratori cancellate, gli stipendi fermi». Antonino Costantino protesta in nome dei giovani precari che non possono farlo, «perché si sgretolano tutti i diritti per cui ho lottato una vita». Tutti a chiedere che la crisi «la paghino tutti. A partire da chi non ha mai pagato nulla». Slogan e comizi, ma niente corteo. Sul palco dello sciopero generale in piazza Guicciardi, davanti a circa 700 persone, il segretario generale della Camera del Lavoro Renato Losio è stato accolto da un’ovazione quando ha parlato di mandare a casa un Governo che « ha detto che la crisi non c’era, e poi c’era, e poi era stata superata, ed era tutto sotto controllo. Ora che abbiamo perso due anni per affrontarla la vuole far pagare a chi ha già pagato abbastanza, senza chiamare a pagare tutti gli altri». Ma la piazza si è scaldata anche sulle parole di Bernardo Caldarola, Unione degli universitari, che ha aderito allo sciopero generale insieme alle associazioni (tra le altre Arcigay, Auser) e Pd, Prc, Idv e Sel: «Non è facile vivere dovendo limitare continuamente i propri orizzonti e aumentare i sacrifici – ha spiegato Caldarola – E diventa più complicato se la regione dimezza da 4 a 2 milioni i fondi destinati al diritto allo studio. La crisi ci è piombata addosso come un macigno e lascia illesi quelli che illesi lo sono sempre stati, alle spalle degli altri, pesanti come i loro conti in banca». C’era tutta la giunta provinciale, in piazza, i consiglieri Pd, Idv e di Democrazia e solidarietà, il consigliere regionale Giuseppe Villani e tutte le categorie della Cgil. Ma anche studenti e specializzandi. Come Alice, 27 anni: «Il Governo ha scambiato i medici per un bancomat di stato, tagliando Tfr e imponendo mobilità impossibili».


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