Amare vuol dire non discriminare

  

In occasione della Giornata di Dialogo tra omosessualità e religioni, che si svolge a Roma il 13 gennaio, incontriamo don Franco Barbero, presbiterio della Comunità Cristiana di Base di Pinerolo. Barbero, che il Vaticano ha cercato di mettere a tacere per la sua opera in favore dei credenti omosessuali, continua il suo lavoro di ascolto ed accoglienza ed ha raccolto alcune tra le innumerevoli lettere che riceve ogni giorno nel libro “Omosessualità e vangelo”, curato da Pasquale Quaranta (ed. Gabrielli).

Un estratto di questa intervista di Carmine Urciuoli è pubblicato su Pegaso15



Perché ha scelto di titolare il libro “omosessualità e vangelo” invece che, ad esempio, “omosessualità e fede” ?


Il titolo è stato scelto per essere davvero esplicito. Dire fede avrebbe potuto alludere anche ad altre confessioni ma, senza voler escludere nessuno, a noi interessa rivolgerci principalmente ai cristiani che vivono dentro la tradizione cattolica. Volevamo quindi fare una allusione esplicita al vangelo, perché dentro la chiesa cattolica oggi è in atto una vera e propria persecuzione degli omosessuali, delle lesbiche e dei transessuali. Noi vogliamo mostrare che il vangelo non è con la gerarchia. Il tema esplicito ha questa funzione, di evidenziare due diverse visioni, quella dittatoriale ed oppressiva del Vaticano e quella liberatrice del vangelo.


Partiamo da questo, possiamo affermare che il vangelo contiene delle parti che possono essere lette in modo tale da giustificare questo atteggiamento ostile da parte del Vaticano ?


Certamente nella Bibbia ci sono i cosiddetti passi difficili, voglio alludere al Levitico, alla prima lettera ai Romani. Passi che sono stati attentamente studiati e che si prestano, ad una lettura decontestualizzata ovvero letterale, ad una interpretazione fondamentalista. C’è chi estrae questi versetti e li spara contro gli omosessuali. Ma questa è una operazione da bifolchi. Dalla bibbia posso estrarre versetti e farli diventare pietre contro le donne e contro qualunque categoria di persone. Ma questa è una operazione perfida. E’ chiaro che la bibbia è stata redatta in un contesto patriarcale particolare di cui bisogna tener conto. Ed inoltre prendere un versetto e spararlo contro qualcuno è una operazione indegna. Allo stesso modo, se i cattolici dicessero al papa vade retro Satana  farebbero una operazione giusta per certi versi ma esegeticamente impropria.

L’atteggiamento delle istituzioni cattoliche sono che la verità scritta non si discute, non può cambiare e non può essere aggiornata all’uomo che cambia. La sua pastorale è invece diversa…


Io credo che la parola vangelo voglia dire buona notizia di liberazione e di vita e per fortuna noi camminando scopriamo che la libertà cresce con la vita nello svolgersi della storia. Per un credente non c’è da estrarre da un testo le verità, pillole dogmatiche o pillole di verità, ma c’è da cogliere un messaggio fondamentale che è quello dell’amore. E laicamente, dentro la cultura del proprio tempo, bisogna tradurlo nel cammino umano. Trovo quindi che sia una operazione storica questa. Cosa vuol dire adesso amare ? Vuol dire non discriminare, vuol dire dare ad ogni persona il suo spazio, riconoscere le differenze, non gerarchizzarsi ma fare una convivialità del creato. Ed invece, vede, la prigionia vaticana è quella di voler estrarre dalla bibbia dei modelli e proiettarli sulle persone. Ma sono delle brache strette, sono queste le operazioni che veramente opprimono. La libertà va cercata nella storia. E’ dentro la storia che i cristiani insieme a tutti gli altri uomini ed alle altre donne cercano i sentieri della libertà.


Il cristianesimo è una religione storicamente data, la rivoluzione, la trasformazione della società inizia col vangelo. La morale che collocazione ha ?


La morale non è una traiettoria di principi, è il cammino umano, che è perfettibile, e per il quale è inutile seminare principi o sputarli e proiettarli sugli altri. La morale la costruiamo insieme, nei piccoli passi quotidiani, avvalendoci del confronto tra le persone, tra le culture e le religioni diverse. Nella morale siamo tutti soggetti etici, credenti e non credenti, e non c’è nessuna tradizione che sia portatrice della totalità etica. Nelle situazioni umane c’è bisogno di tutte le culture e di tutte le tradizioni, ma chi pretende di calare dal cielo dei principi astratti ed assoluti, non fa morale, fa evasione dalla storia, EVASIONE DALLA STORIA. Perché la storia non è il luogo degli assoluti ma il luogo dei contingenti, di ciò che è perfettibile, di ciò che si va scoprendo ciascuno con le proprie motivazioni, giorno dopo giorno.


Ed in cui tutte le culture hanno eguale dignità, secondo la prospettiva relativista.


Secondo il buon relativismo, che è quello di non assolutizzare nessuna tradizione, nessuna religione e nessuna cultura. Ed invece l’esperienza della gerarchia cattolica e la cultura che elabora è che c’è una sola religione perfetta che è la detentrice della vera etica. Ma questa è una assurdità, una presunzione. E’ proprio questo che crea aggressività, violenza, la sacralizzazione di una etica. Direi proprio che su questo c’è bisogno di tanta laicità: ognuno può portare le sue motivazioni ma nessuno può portare una etica che per sé e per sua natura sia assoluta.


Io condivido quello che lei dice, ma per i felicemente agnostici e per chi non vive di religione appare un po’ strano che tutto quello che lei professa venga agìto all’interno della chiesa cattolica. Uno dice ma perché don Franco si ostina a dirsi cattolico ?


E’una domanda che spesso mi è stata posta. Dunque perché io resto? Perché io mi dico cristiano dentro la tradizione cattolica, ma con una forte tinteggiatura ecumenica.


Quasi protocristiano…


Sì, penso di essere protocristiano. Ma cosa vuol dire questo ? Io resto qui perché conosce bene i miei polli e proprio quando loro mi hanno detto vattene ho puntato i piedi, perché ho capito che quando il dittatore ti chiede di togliere il disturbo quello è il tempo di non andare, e la cosa che mi convince di più è che dentro questa chiesa sono molte le persone cattoliche ma non romane, non vaticane.
Un po’ di disturbo voglio continuare a farlo non tanto per disturbare il manovratore, quanto per rendere più felice il viaggio in questa che dovrebbe essere una casa ed invece è diventata una prigione. Allora, per allargare la casa e le grate della prigione siamo parecchi che abbiamo deciso di rimanere perché per quanto piccola per noi è una grande opera.


Questo non è forse lo stesso spirito che animava il Concilio Vaticano II ? Come spiegherebbe oggi ad un giovane il Concilio ?


Ad un giovane direi che adesso viviamo in un tempo che ha negato il Concilio, che sta seppellendo il Concilio. Se vuoi appellarti al Concilio devi pensare che la chiesa non è gerarchie, ma la chiesa è donne e uomini, che pregano insieme e discutono, che sanno essere insieme anche nella diversità e nella contrarietà. Il concilio come l’avevo vissuto e come l’ho vissuto non era il tutto. L’avevo vissuto come l’inizio di una stagione nuova, ora dicono che il concilio è una rivoluzione, ma sono fandonie, era una porta che era aperta per dire avanti. Ma ora sono chiuse porte e finestre, quindi direi ad un ragazzo, il concilio apriva un vento di libertà, rendeva la chiesa più in simpatia con gli uomini e le donne, con la realtà umana. Ora sarebbe tempo di andare ben oltre il concilio, ma nella chiesa sono persone che lo stanno affossando.


La chiesa è molto diversa rispetto a come l’aveva immaginata il popolo del concilio. Ed ha bracci secolari finemente insinuati nello stato laico per orientarne le decisioni. Di recente la senatrice Paola Binetti, numeraria dell’Opus Dei, ha suscitato aspre polemiche per avere ancora una volta accostato l’omosessualità ad una patologia. Quale è il suo commento ?


Se Paola Binetti vuole flagellarsi con un cilicio e ci trova gusto, che faccia pure. Se ci trova tanta soddisfazione a sanguinare, che si fustighi. A me è la seconda parte che mi preoccupa, e cioè che lei non si accontenta di flagellare se stessa ma vuole flagellare pure gli altri. Ed il problema è che dice delle cose che non stanno né in cielo né in terra, ma purtroppo stanno in questa Italia. Lei rappresenta una di quelle persone che vogliono vaticanizzare l’Italia. E trovo ridicolo quando ritorna, chiede scusa e si scusa dicendo banalità.


In maniera peraltro furba, senza retrocedere di un passo.


Lei ha in testa due emisferi, da una parte c’è il cervello e dall’altro il papa. Mi dispiace. Ci sono forti prigionie dalla dipendenza dal Vaticano, e lei è una di quelle che certe cose se le porta proprio dentro. Non ho nulla contro la sua persona ma questa è l’ideologia che permette in Italia le terapie riparative. Ma curare una persona sana è una operazione poco sana, direi anche malata. Il dibattito che si apre nel Partito Democratico è importante e mi fa piacere che la Concia e gli altri abbiano reagito.

La senatrice della Repubblica è intervenuta anche sull’ultimo documento dello Stato vaticano contro il sacerdozio per gli omosessuali, inadatti a questo ruolo per tare psicologiche. In sintonia con l’opera di diversi professionisti di ispirazione cattolica come Chiara Atzori e Tonino Cantelmi.


L’ultimo documento che riprende quello precedente è la dimostrazione palese di una vera e propria ossessione del Vaticano. Si scopre che all’interno della chiesa c’è una percentuale altissima di gay, e parte un allarme.
Vorrei dire si ha paura di sé, è una ossessione, è chiaro che siamo passati ad una persecuzione e ad un controllo che ha qualcosa di patologico. Ma il problema è a monte. Sta in una chiesa che si è chiusa dentro una cultura e non ascolta più nessuno, non ascolta la scienza, la psicologia, la medicina, nessuno. Soprattutto non ascolta le persone. Parla dei gay e no parla mai con i gay, il vero problema è cambiare questo atteggiamento perché proprio sull’onda di questa persecuzione si distruggono delle vite.


Rispetto ad altri che lo hanno preceduto, presenti nelle ore della tristezza, questo papa la sofferenza pare che te la crei lui. Il libro “Omosesualità e vangelo” è una testimonianza dell’ascolto. Mi parli di questa opera, quante lettere ha ricevuto ?


In quarantasei anni di ministero ho ricevuto seicentomila lettere. Una cosa veramente bella. Negli ultimi dieci anni poi è iniziata la comunicazione in rete che ha varcato spazi e confini e le lettere di carta che ho conservate sono solo un piccolo saggio delle comunicazioni che ho ricevuto e delle persone con cui sono entrato in contatto. Il fine di tutto questo lavoro è di metterci in comunicazione, per liberare quei cristiani che si sentono condannati e dire che la maledizione del papa può andare, venire, ma ciascuno deve sentire sempre il sorriso di dio sulle proprie vite e vivere l’amore con trasporto e proverbialità. Che ciascuno si butti alle spalle questi sproloqui vaticani, bisogna avere pace con sé. Senza pace con sé non c’è pace con dio, e per un credente la pace con dio è un coefficiente della pace con sé.


C’è una testimonianza nel libro e sono in contatto con lei molti preti omosessuali. Come vivono i sacerdoti omosessuali dentro la chiesa cattolica ?



Posso dire che non è dolore l’amore omosessuale ma un continente di felicità e di tenerezza
. Ed anche tra i preti ci sono bellissimi amori, vissuti in barba a tutti i canoni e alle lettere pontificie. Per fortuna, dico, c’è chi sa vivere e sa godere dell’amore perché creare amore è diffondere amore.
Ma per un prete ora, per il controllo che c’è, si vive una situazione difficile. Io dò ai confratelli gay la mia solidarietà perché vivere in libertà l’amore è una delle cose che rende più fecondo il ministero. Ma dobbiamo lottare perché questa chiesa ha paura della felicità, vuole tutti gementi e piangenti in questa valle di lacrime e semina angoscia.


Quale chiesa immagina ?


Guardi la chiesa che immagino è una chiesa molto semplice. Prima di tutto eliminerei il vaticano che è inutile e dannoso. Creerei invece un ministero di animazione, uomini, donne, eterosessuali, omosessuali, transessuali, un ministero per tutti. Immagino una chiesa più povera, senza privilegi. Che promuova la laicità e che sia sorella delle altre tradizioni.
Semplici, più poveri, più miti meno arroganti, come ci ha insegnato Gesù che andava per le strade della Palestina ed ha insegnato a quelle donne e a quegli uomini ad essere più felici e più umani.


Lei ha benedetto molte coppie omosessuali, in cosa consiste questo rito ?


Ho benedetto duecento coppie non solo a Pinerolo ma anche a Roma
. Le due persone partecipano ad un percorso di amicizia e di riflessione biblica e poi ricevono la benedizione durante la messa domenicale, alla celebrazione dell’eucarestia. Che lo chiamino matrimonio o patto di amore a me interessa poco. A me interessa che nelle comunità ci sia la stessa dignità ed accoglienza per chi è omosessuale o eterosessuale. Dove c’è l’amore c’è una comunità che lo accoglie e guarda all’amore.

Ricorda una storia, una persona che ha incontrato in questi anni ?


O quanti me ne ricordo! Non potrei dire… penso a don Fabrizio e a sua moglie Karina, a Federico, alle mie amiche lesbiche di Roma e a tante persone che conoscono, omosessuali, lesbiche in cerca di libertà. La mia vita è stata felice per le persone che ho accompagnato e dalle quali ho imparato. Senza il contatto con tante persone mi sarebbe mancato il pane, ho avuto degli amici e delle amiche persone bellissime.


E tra i fratelli e le sorelle c’è qualcuno che avrebbe desiderio di rivedere ?


Rivedrei volentieri suor Jeannine Gramick. L’ho incontrata a Torino quando venne a presentare il libro “Anime Gay”, con lei mi sono trovato in immediata sintonia. Più la sbattevano fuori più diceva io mi sento dentro. Il suo libro mi è piaciuto molto ma purtroppo nella vita non riesco a stare in contatto con tutti. Soprattutto perché non ho mezzi finanziari che mi consentono di farlo.


Cosa farà dopo questa intervista ?


Devo rispondere a delle mail ed aggiornare il mio blog (http://donfrancobarbero.blogspot.com) ed organizzarmi perché parto per delle presentazioni, ah e poi stasera ho un gruppo biblico. La passione per la letture e per le scritture mi prende più divento vecchio. Sarò in Sardegna per due incontri. Uno di presentazione del libro ed uno ad Olbia con un amico prete sposato.

Sposato ? Quindi neanche lui è più prete…


Prete per me vuole dire confermato nella fede il
resto è un aspetto burocratico. Io sono stato più prete che mai dal giorno in cui il papa mi ha detto che non lo ero. La burocrazia non mi interessa, io sono prete dentro. Questo amico compie un lavoro come animatore ed un servizio di accompagnamento agli altri credenti.


Come vive adesso ?


Lavorando, molto. Ci sono piccoli contributi per la nostra comunità ma vivo in una situazione umile, del tipo che non potrei mai pensare di comperarmi una macchina, ma mi va bene così, non mi sono venduto. Ed il vaticano mi avrebbe comperato a caro prezzo. I viaggi però devo sempre misurarli. La comunità si regge sull’autofinanziamento.


Allora invitiamo chi volesse fare una donazione, piccola o grande, ad inviarla a Franco Barbero, alla Comunità cristiana di base di Pinorolo.
La ringrazio della disponibilità e la saluto.


Un saluto a tutti gli amici di Arcigay. E ricordate di mettere un po’ di eresia nelle cose! Un po’ di eresia salva il mondo.


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