Bullismo. Il caso omofobia a Pavia va al ministero

  

PAVIA. Il caso-Foscolo arriva al ministero delle pari opportunità retto da Mara Carfagna. L’ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali (Unar) ha aperto un fascicolo su quanto denunciato dall’Arcigay di Pavia, che ha raccolto le segnalazioni di due studenti presi di mira dai compagni di scuola perché omosessuali. «Abbiamo aperto un’istruttoria per verificare quanto avvenuto al liceo Foscolo di Pavia», ha spiegato Massimiliano Monnanni, direttore dell’ufficio nazionale anti discriminazioni durante la presentazione del protocollo di intesa firmato con il Comune di Pavia. Mentre ieri il testo unico sull’omofobia ha avuto un altro stop dalla commissione giustizia della Camera, suscitando la rabbia del ministro Mara Carfagna («Il Pdl ha perso un’occasione», il suo commento) la denuncia di omofobia al Foscolo trova spazio per un approfondimento a livello nazionale.
Due studenti del liceo classico si erano rivolti ad Arcigay per segnalare una situazione per loro insostenibile. Scritte sui banchi, telefonate anonime, battute pesanti. Si erano sentiti in difficoltà con la paura di rivolgersi alle famiglie e ai loro docenti. «Siamo nella prima fase del percorso – continua Monnanni – dopo la segnalazione del caso un nostro operatore cerca di acquisire il maggior numero di elementi per capire il problema». L’ufficio nazionale che lavora all’interno del ministero delle pari opportunità ha già preso contatti con il liceo classico e con l’Arcigay di Pavia.
Finita questa prima fase, se ci sono i presupposti penali, l’ufficio può presentare una denuncia, oppure parlare con la vittima per spiegare quali strumenti ha a disposizione. «Ma mettiamo anche i nostri strumenti di prevenzione a disposizione delle scuole – dice Monnanni – da due anni promuoviamo la settimana contro la violenza e le discriminazioni e mettiamo a disposizione delle scuole dei moduli formativi». Che saranno offerti anche al liceo classico di Pavia. «In questi casi ci si rivolge all’ufficio scolastico regionale – sottolinea il direttore dell’Unar – perché svolga il suo compito amministrativo». «Noi chiederemo un incontro con i rappresentanti dei genitori e degli studenti – spiega Giuseppe Polizzi, portavoce di Arcigay Pavia – è un passo importante che l’ufficio nazionale si prenda carico del caso-Foscolo». Uno dei due ragazzi del liceo aveva anche scritto una lettera all’Arcigay, in cui raccontava «di ripetuti scherzi a tinte omofobe». «Inizialmente si trattava di scritte a matita sui banchi, che miravano ad offendere e stigmatizzare per un orientamento sessuale ritenuto sbagliato, deviato», scrive lo studente. Si è tenuto dentro il disagio finché non è più riuscito a sopportarne il peso. Parlarne a casa o con i suoi insegnanti sarebbe stato un modo per dichiararsi omosessuale. Così si è rivolto ad Arcigay che ha messo a disposizione il suo psicologo e il sostegno dell’associazione. (ma.br.)
Studenti divisi: «Ma certe cose sono successe»

L’impiegata del liceo: «Quei ragazzi dovevano parlarne con noi, li avremmo aiutati»

VERONICA LANFRANCHI

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PAVIA. «Dobbiamo dire no al bullismo, ma non puntate il dito contro di noi», a parlare è Sara, studentessa dell’ultimo anno del liceo Foscolo. Qualche settimana fa la scuola s’è ritrovata nel bel mezzo di una tormenta a causa di una segnalazione indirizzata all’Arcigay su alcuni atti omofobi avvenuti all’interno dell’istituto. Ha voluto rispondere chi il Foscolo lo vive tutti i giorni.
«Tutti quanti dovremmo opporci a gran voce ad ogni forma d’ingiustizia o discriminazione, – continua Sara – ma non credo che sia il nostro caso. Le scaramucce fra ragazzi ci sono, ma non sono nulla di più e non vanno generalizzate. Sia chiaro, nessun comportamento offensivo dev’essere preso sotto gamba ma il razzismo e l’omofobia sono fenomeni gravissimi e fortunatamente non m’è mai capitato di assistere a nulla del genere» .
«E’ inutile nascondere la testa sotto la sabbia, il bullismo esiste e c’è in tutte le scuole, Foscolo compreso. – spiega Davide del terzo anno – Ma parlare di omofobia mettendo in mezzo istituzioni e stampa e creando così “il caso” mi sembra pretestuoso ed esagerato. Non ho mai pensato che la situazione fosse così grave» . «Invece è vero, certe cose sono successe e sono sotto gli occhi di tutti, ogni giorno, in tutte le scuole d’Italia. – afferma uno studente dell’ultimo anno – Mi dispiace che la notizia sia apparsa eccessiva per la maggior parte delle persone perché, purtroppo, l’utilizzo d’insulti e appellativi omofobi fra i ragazzi è considerato quasi una prassi. Credo che le scuole dovrebbero puntare di più sull’educazione, sul rispetto reciproco e sull’utilizzo corretto del linguaggio» . «Studenti e genitori sono sereni, – commenta un’impiegata del Foscolo fuori da scuola – non ci sono state manifestazioni o altri casi analoghi e nessuno ne ha più parlato. Ma leggere la notizia sui giornali è stato uno vero shock. L’abbiamo scoperto così, nessuno ne sapeva nulla. Se gli studenti avessero parlato con gli insegnanti o con un adulto della scuola al posto di mandare segnalazioni anonime all’Arcigay, avremmo potuto fare qualcosa per aiutarli. Il preside avrebbe sicuramente preso provvedimenti, mentre in questo modo non c’è stato altro che un gran polverone senza possibilità di ottenere risultati pratici».


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