E nella lista del Carroccio spunta un gay

  

di LUIGI SPEZIA
Forse è un pioniere o forse il segno delle origini, quando la Lega non era contraria alle unioni omosessuali. A Bologna, nella lista del Carroccio che appoggia il candidato sindaco del centrodestra Manes Bernardini, ieri incoronato in piazza Maggiore da Umberto Bossi e Giulio Tremonti, ci sono due gay dichiarati. Non sarebbe una notizia se, appunto, non si trattasse della Lega, che ha chiuso ad ogni unione che non sia quella del matrimonio tradizionale riconosciuto dalla Chiesa. Uno dei due candidati, Stefano Guida, ventisei anni, figlio di un ex comunista, professione parrucchiere, ha manifestato la sua inclinazione sessuale proprio ad una settimana dal voto. Senza apparenti problemi, in un outing più che personale, politico: «Per entrare nella Lega – ha dichiarato – devi credere nei valori che propaganda. Poi se sei gay poco importa».
Elenca i meriti della sua passione, compresi i pellegrinaggi a Pontida. Su Facebook indica come modelli Marine Le Pen e Moana Pozzi. Ricorda che in passato ha avuto una parte in un film porno: «Se la Lega lo scoprisse e mi cacciasse, beh, forse lo capirei», confessa. Però racconta un aneddoto capitato nella sede elettorale della Lega, quando la coordinatrice Rosi Mauro distribuiva rose alle donne e lui ne ha chiesta una per sé: «Mi ha strizzato l´occhio. Ha capito che sono gay e non ha avuto problemi». Dice di non essere l´unico in corsa per il Sole delle Alpi. Che anche dentro la Lega ci siano gay lo conferma Enrico Oliari, presidente di GayLib, l´associazione nazionale dei gay di centrodestra, alla quale Guida è legato su Facebook: «L´altro giorno mi ha telefonato una lesbica della Lega e mi ha detto che non è la sola omosessuale, che sono almeno in sette. Guida non è iscritto alla nostra associazione, ma è in contatto. Abbiamo invece tra gli iscritti altri leghisti». Guida non ha avuto difficoltà a frequentare anche il Cassero di Bologna, luogo cult dell´omosessualità a sinistra. «Ha frequentato anche un gruppo per un percorso di conoscenza, non è venuto solo in discoteca», dicono i responsabili.
Franco Grillini, fondatore dell´Arcigay, ora Idv, la storia dei gay dentro le liste padane l´ha usata politicamente contro il candidato Bernardini, dopo che ha ribadito il no alle unioni diverse dal matrimonio. «Ricordo che una volta la Lega, prima di diventare omofoba, aveva anche un gruppo gay che si chiamava “Los padanos”. La Lega non riconosce più la diversità come un valore».


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