Orgoglio Gaga

  

La popstar americana salirà sul palco dell’Europride sabato a Roma. «La nostra è stata una scelta politica – spiega Paolo Patanè dell’Arcigay – volevamo che la parata diventasse l’evento di massa in grado di rappresentare il cambiamento del paese, tra le amministrative e i referendum. Ma ci hanno messo il silenziatore». Poi è arrivato l’aiuto degli americani

Alzi la mano chi sapeva che sabato prossimo, 11 giugno, a Roma si terrà la Big Parade dell’Europride, e che dal 1 giugno piazza Vittorio è diventato il «Pride Park» dove vengono ospitati convegni, mostre, dibattiti, eventi. Siete in pochi, pochissimi, visto che l’Europride è la più importante manifestazione europea dell’orgoglio omosessuale e transgender, un momento di promozione dei valori della libertà e dell’uguaglianza. Dovrebbe essere un evento che «passa» sui telegiornali, di cui si discute, non soltanto tra chi è interessato al “genere”. Almeno in un paese normale. Bene, da oggi ne parleranno tutti, perché al concertone finale di sabato prossimo – a Circo Massimo – si esibirà niente meno che Lady Gaga. Eppure sorge un dubbio: la regina del pop – ma pure del trash secondo alcuni – non è una scelta molto molto commerciale? Lo chiediamo a Paolo Patanè, presidente di Arcigay e membro del Comitato direttivo dell’EuroPride
Non vi schierate troppo su una certa “nota” artistica e culturale?
Per quel che conta non è il mio genere musicale. Ma la nostra è stata una valutazione prettamente politica.
Addirittura?
Sì, perché fin dall’inizio abbiamo capito che volevano metterci il silenziatore. L’Europride si piazza proprio tra le elezioni amministrative e i referendum.
E siete stati schiacciati…
Ma secondo noi era una grande opportunità per tutti! L’Europride ha avuto sin da subito questa coscienza politica: abbiamo cercato di far capire che poteva diventare il grande evento di massa capace di creare il trait d’union tra questi due appuntamenti che ci stanno raccontando un paese in trasformazione. Volevamo diventasse il “grande evento” capace di proporre i diritti civili come una chiave di lettura per la democrazia in questo paese. Basta pensare a come sono andate le amministrative: la destra non ha più argomenti politici, è alla frutta. Di cosa parla? Delle paure della gente? Della disunione del paese? Il corpo della società sta dicendo che vuole altro, vuole cambiare, vuole andare avanti. Ma la sinistra deve muoversi.
E invece?
Invece il messaggio non è stato colto. La sinistra continua ad avere una grossa difficoltà di lettura. Nelle città in cui si sono svolte le amministrative, penso a Napoli o a Milano, qualche riscontro lo abbiamo avuto. Ma a livello nazionale non è ancora avvenuto il salto: bisogna legare i diritti sociali ai diritti civili. Il momento è questo, non un altro. Stiamo perdendo il treno.
Giusto, e Lady Gaga?
Per noi è l’ariete che sfonda il muro. È l’amplificatore. Avremmo potuto puntare su altri grandi personaggi, ma non abbiamo voluto. Volevamo lei, perché è una persona che in modo molto chiaro e esplicito si è spesa sul rispetto dei diritti civili. Certo, la presenza di Lady Gaga è anche segnale del fatto che troppi esponenti del mondo dello spettacolo, della cultura, dello sport, italiani non hanno coraggio. Lady Gaga verrà, e verrà gratis. Quanti italiani lo avrebbero fatto?
Non avete trovato neanche un big?
Neanche uno.
E avere Lady Gaga è stato semplice?
No, ma la nostra tenacia l’ha avuta vinta. Cercavamo di contattarla dal 17 maggio, giornata mondiale contro l’omofobia, ma senza risultati. Allora abbiamo capito che l’unico modo era provare a farlo politicamente. Case discografiche e agenti, sarebbero venuti dopo.
In che modo?
L’11 maggio avevamo appuntamento con l’ambasciata americana. L’ordine del giorno era tutto un altro, si discuteva della persecuzione degli omosessuali in Uganda. Ma noi, con un po’ di faccia tosta, abbiamo buttato la proposta sul tavolo, chiedendo a David Thorne, l’ambasciatore americano, un sostegno concreto all’Europride, alla sua voce di democrazia, chiedendogli di contattare lady Gaga. Siamo usciti pensando di essere stati ascoltati garbatamente, ma che fosse finita lì. Invece Thorne ci ha riflettuto, e ha scritto una lettera alla cantante trasmettendole tutte le emozioni che aveva ricevuto, il nostro desiderio di fare di questo Europride un momento di esaltazione della libertà e della democrazia. E che per farlo avevamo bisogno di un aiuto per sfondare un muro, che in Italia c’è. Da quella lettera sono nati i contatti con la Universal Music Italia, che è stata fantastica. E da lì è stato un crescendo: si è capito che Lady Gaga in quel periodo era in Europa, che sabato avrebbe potuto essere a Roma, e così via.
Vista l’incapacità tutta italiana di cogliere le occasioni, deve aver giocato una congiunzione astrale favorevole…
Sì lo penso anch’io, ma aldilà delle battute ora sta a noi cucire queste cose e dimostrare che Europride è l’evento di massa che trascina verso l’alto questo momento di cambiamento.


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