Per ora i nomi sono dieci

  

ROMA Per ora i nomi sono dieci.
Dieci politici italiani che sarebbero gay ma che, in pubblico, prendono posizioni anti-gay (omofobe). Tre di loro sono al governo. Otto appartengono alla maggioranza e due all’opposizione di ispirazione cattolica. La lista è stata diffusa da un blog anonimo chiamato «Listaouting», pubblicato su un sito estero. Il blog spiega che questo è «un modo di riportare un po’ di giustizia in un Paese dove ci sono persone che non hanno difesa rispetto a insulti e attacchi da parte di una classe politica ipocrita e cattiva». Dicono, quelli di «Listaouting», di avere i nominativi di una decina di alti prelati, di personalità del mondo dello spettacolo e di molti altri politici, di tutti i partiti: «Per ora ci limitiamo a pubblicare un estratto di quelli appartenenti ai partiti che hanno votato contro la legge sull’omofobia». La lista ha fonte anonima e non porta alcuna prova della scelta gay delle persone citate. Eppure, su Facebook già decine di migliaia di persone l’hanno «rilanciata». Quattro dei politici citati hanno replicato. Le associazioni gay hanno criticato l’iniziativa.
Quando (fine luglio) le norme che aumentavano le pene sull’omofobia furono bocciate, Aurelio Mancuso, uno dei leader del movimento gay, scrisse che ci sarebbe voluto un’outing per rivelare l’ipocrisia di certi politici italiani. Ora Mancuso assicura che lui non c’entra: «L’operazione è estrema, ma dà voce a un sentimento d’indignazione diffuso nella comunità gay».
Ed ecco i politici finiti in lista che hanno risposto. Il capogruppo Pdl al Senato, Maurizio Gasparri: «Pur con rispetto verso tutti devo ammettere di essere un banale e convinto eterosessuale». Il presidente della Lombardia, Roberto Formigoni: «Fantasie malate di personaggi inqualificabili. Sciocchezze estreme». Il vicecapogruppo Pdl alla Camera, Massimo Corsaro: «Ho temuto di essere inserito nell’elenco degli interisti occulti. Tutto sommato, meglio così…». Il deputato Pdl, Mario Baccini: «Un comitato di donne raccoglierà le firme affinché l’Unesco mi riconosca come maschio patrimonio dell’umanità».
Dal resto del mondo politico, il ministro per le Pari opportunità, Mara Carfagna, parla di «diffamazione gratuita». E il deputato pd Ginefra la riprende: «Considerare una persona gay non vuol dire diffamarla». Franco Grillini, Idv, presidente onorario Arcigay, sostiene che la pubblicazione della lista viola la privacy, non è corredata da prove ed è eticamente sbagliata. Paola Concia, deputata Pd, da poco sposata con la sua compagna in Germania, chiede un dibattito subito su tre temi: coerenza in politica, privacy e percezione dell’omosessualità in Italia. Il capogruppo Pdl alla Camera, Cicchitto, raccoglie con interesse l’invito.
Quasi unanime la condanna delle associazioni gay. Patané di Arcigay definisce l’operazione «spregevole». «Boomerang contro la nostra lotta», per Oliari di GayLib. Stessi toni dal Circolo Mario Mieli, Gay Center, Gay.it, Gay Project. Il Garante per la Privacy, Pizzetti, ricorda che «i dati sulle tendenze sessuali delle persone non possono mai essere diffusi senza il consenso degli interessati».
A. Gar.


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