Carfagna. Un saluto ad Arcigay

  

di FRANCESCA SCHIANCHI
ROMA – A largo Chigi, nelle stanze del ministero della Gioventù, il brindisi di saluto è stato ieri: dopo tre giorni di «stoica resistenza», la ministra uscente Giorgia Meloni davanti al suo staff si è commossa, «lasciare loro è la cosa che mi dispiace di più». La Russa saluterà i collaboratori della Difesa oggi, come Daniela Santanchè, ormai ex sottosegretaria all’Attuazione del programma: «Un saluto, un arrivederci: non è mica un addio…».

Entro domani scatole e scatoloni, carte, documenti, portafortuna, ricordi di tre anni e mezzo di governo dovranno lasciare le stanze di ministri e sottosegretari, avanti i prossimi. Ma molti hanno già portato via tutto, «non mi faccio chiedere di andare via…», sottolinea la Santanchè. Lei non è eletta in Parlamento, non avrà un nuovo ufficio a Montecitorio. «Non è certo un problema, lavorerò al partito. Anzi, sa cosa le dico? Lasciare il governo è quasi un sollievo: sembrava tutta colpa nostra, sono contenta di lasciare il posto a un altro, ma lo aspetto al varco. E poi stare al governo mi limitava nelle mie esternazioni». E’ una minaccia? «Una promessa».

Per tutti gli eletti però, si tratta ora di trovare una sistemazione. Al gruppo del Pdl tocca destreggiarsi con la bellezza di 51 richieste di stanze, per governo uscente e loro addetti stampa, compresa anche qualche domanda un tantino esigente: chi chiede la disponibilità di 300 metri quadrati, chi desidera un gradevole panorama. Al momento non sanno ancora come piazzarli tutti: qualcuno troverà alloggio al partito, in via dell’Umiltà, qualcun altro dovrà adeguarsi a spostarsi da Montecitorio agli uffici distaccati di Palazzo Marino. Sospirano nel partito, «un altro trasloco! Il primo lo abbiamo dovuto fare un anno fa, quando c’è stata la spartizione degli uffici con Fini…».

Ieri, intanto, è stata giornata di scatoloni. Ha finito il trasloco Mara Carfagna: impacchettato carte, documenti, e la sua piccola collezione di mappamondi. Poi un saluto, ieri mattina, con alcune associazioni, dall’Arcigay all’Unicef. Aveva già terminato sabato Raffaele Fitto, che ricorda come esperienza più forte «l’intesa raggiunta più volte con le Regioni, in un clima non facile». Ora, incartati documenti e le foto della famiglia che lo seguono sempre, torna a fare il deputato, «non è la prima volta che ricomincio…».

Non sono ancora pronti pacchi e scatole al ministero dell’Istruzione né alla Giustizia («non ci sarebbero molte cose da portare via», fanno notare, visto che Palma è nominato da tre mesi). Sta smobilitando invece Stefania Prestigiacomo: ieri ha salutato i collaboratori, prima di incartare la tartaruga portafortuna che le ricorda il G8 Ambiente di Siracusa. Mentre la Meloni lascerà lì, nell’anticamera dello studio del ministro, un murales fatto da vari writers in occasione dell’anniversario della caduta del Muro di Berlino. Porterà con lei invece il ricordo più bello di questi tre anni e mezzo: «Quando una ragazza mi ha avvicinata e mi ha detto: lei mi ha cambiato la vita». Tra pochi giorni, lascerà i banchi del governo per sedersi tra quelli del gruppo. Con una promessa: «Sarò una parlamentare militante».


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