Discriminati nella loro patria perché gay, ottengono lo status di rifugiati in Italia

  

Ma i casi «risolti» sono già sei
MILANO — Una trentenne libica da pochi mesi in Italia, un egiziano qui già da tempo, un uomo scampato alla pena di morte in Iran. Hanno appena ottenuto lo status di rifugiati in quanto omosessuali: la Commissione territoriale ha riconosciuto che son dovuti fuggire dalle discriminazioni (e in alcuni casi dalle violenze) che rischiavano in patria.

IL GRUPPO «IO» – Una vittoria del gruppo «IO» – Immigrazioni e omosessualità dell’Arcigay di Milano. «In due anni il progetto è diventato più strutturato», i casi «risolti» sono già sei, spiega il responsabile, Diego Puccio, e «l’ultimo risultato lascia ben sperare per il futuro». Il gruppo dell’Arcigay sostiene i richiedenti asilo soprattutto nella fase della preparazione del dossier destinato alla Commissione: «Facciamo in modo che sia il più dettagliato possibile, mettiamo in evidenza tutto quello che è legato alla discriminazione, spesso alleghiamo rapporti sul Paese d’origine. Se la storia è limpida, ormai sappiamo che possiamo avere buone risposte».

Alessandra Coppola


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