Reggio Calabria. Paolo Patanè, presidente Arcigay “Violenza contro l’intera società civile”

  

di Alessia Candito – Non ha bisogno di lunghe spiegazioni Paolo Patanè, il presidente nazionale dell’Arcigay per centrare immediatamente l’argomento. È perfettamente a conoscenza di quanto avvenuto venerdì notte a Reggio Calabria, quando Claudio Toscano, un ragazzo di 28 anni la cui unica “colpa” è quella di vivere con serenità la propria omosessualità, è stato brutalmente aggredito per due volte nella stessa notte. Prima sono arrivati gli insulti e un pugno ingiustificato e ingiustificabile, dopo è stato umiliato in ospedale, dove si è anche sentito dare del “malato” in quanto gay da un infermiere. Patanè ha già parlato a lungo con Claudio e al Dispaccio assicura che se i ragazzi dell’Arcigay I due mari di Reggio Calabria organizzeranno qualcosa il prossimo fine settimana – come pare abbiano intenzione di fare – “ovunque sia a Padova, a Roma, scenderò a Reggio”.

Presidente, come giudica quanto accaduto venerdì sera a Reggio Calabria?
Episodi di questo genere sono veramente difficili da definire, soprattutto in un’Italia che troppo spesso è colpevolmente silenziosa su tanti episodi di violenza in generale: violenza sulle donne, sulle persone di diversa etnia, di diverso colore, e in molti casi come in questo, violenza sulle persone omosessuali e transessuali. Chi risponde della violenza che ha subito questo ragazzo? Un ragazzo come tanti altri, un cittadino di questo Paese che avrebbe diritto di vivere e camminare serenamente in questo Paese, che è suo come di tutti gli altri. Chi ne risponde? Ne risponde ovviamente chi questa violenza l’ha consumata con un disprezzo, con un odio ingiustificabile e inammissibile. Ma in realtà ne rispondono anche quelle istituzioni locali, centrali, nazionali che colpevolmente, troppo spesso, su episodi di questo genere voltano la testa dall’altra parte, non li denunciano con sufficiente forza e soprattutto non assumono delle iniziative normative che servano a cambiare la cultura o meglio la subcultura che produce queste mostruosità.

Che tipo di reazione c’è in genere a episodi di questo tipo?
Quando accade un episodio così grave, denso di odio, inaccettabile, spesso ci fermiamo al fatto di cronaca, lo commentiamo , ce ne arrabbiamo, poi però si volta pagina. Tutto finisce lì. Invece qui siamo molto oltre il mero fatto di cronaca. Quando la violenza si esplica in questo modo è perché troppe cose sono avvenute prima e troppe altre non sono accadute mai.

Una violenza che è stata duplice e doppia..
E’ stata assolutamente doppia e questo rende quest’episodio ancor più abominevole. La seconda violenza- quella dell’infermiere che in presenza di un medico ha in qualche modo giustificato l’atto, all’insegna di una sorta di “tutto sommato te lo sei meritato, prova a cambiare”- è veramente una cosa spregevole. E’ una dichiarazione non soltanto di ignoranza, ma di disumanità, di distanza dalla verità scientifica. Una persona viene picchiata, aggredita, è vittima di violenza per una sua condizione innata – come l’Organizzazione Mondiale della Sanità ci dice – e in qualche modo le viene restituita l’impressione che sia lui ad essere sbagliato e debba fare di tutto per cambiarsi, utilizzando addirittura le cure ormonali. Una vergogna inaccettabile. E’ come dire ad una persona di colore “vieni picchiato perchè sei nero, cerca di diventare bianco”. Di quest’episodio, che forse è ancora più grave del precedente, qualcuno dovrà rispondere: mi aspetto che venga aperta un’inchiesta interna, che l’Azienda Sanitaria si assuma delle responsabilità e soprattutto che guardi a che questi episodi non si ripetano più. Questa è una violenza nella violenza, un oltraggio alla dignità di una persona.

Nella sua esperienza, quanta ignoranza c’è sull’omosessualità in Italia?
Devo dire notevole e trasversale. Oggi c’è un’omofobia che non conosce un confine netto fra Nord e Sud. Non è così vero che c’è un Nord più progredito rispetto all’inclusione delle persone omosessuali o transessuali e un Sud più arretrato. Ci sono zone del profondo Nord molto arretrate e zone del profondo Sud molto avanzate e viceversa, però è sicuramente, purtroppo l’ignoranza sul tema è estremamente diffusa. C’è da dire poi che ci i sono vari livelli e tipi diversi di omofobia.

In che senso?
Molto spesso c’è un’omofobia inconsapevole, quella che usa delle parole offensive e che ferisce qualcuno anche senza accorgersene, perchè lo disumanizza, gli nega l’umanità, il suo essere uomo per quello che è e non per quello che quella fetta di società vorrebbe. Ma c’è soprattutto il silenzio delle istituzioni. E questo è il vero problema dell’Italia, perchè la mancanza di una legge che combatta l’omofobia, che la prevenga culturalmente, che la sanzioni penalmente e la mancanza di un riconoscimento dei diritti delle coppie dello stesso sesso, finiscono per alimentare una percezione di legittimità da parte di chi esercita la violenza, da parte di chi è omofobo, da parte di chi esercita la transfobia. Ricordiamoci che l’Italia è l’unico Paese dell’Unione Europea a non avere una legge a tutela delle persone omosessuali e allo stesso tempo il Paese dell’Ue con la percentuale più alta di omicidi di transessuali. Sono dei primati tremendi, ma che ti spiegano il perchè di certi fenomeni.

A cosa si deve questo vuoto?
Non credo che questo vuoto normativo sia un derivato della società italiana, perchè dubito che sia più arretrata di quella spagnola, portoghese, messicana, sudafricana, argentina dove esistono delle norme contro le discriminazioni e dove esiste il riconoscimento anche del matrimonio civile per coppie dello stesso sesso. Persino in Albania c’è una legge contro le discriminazioni omofobiche. Non è un problema sociale. Le sentenze dei tribunali, della Corte di Cassazione e della Corte Costituzionale riconoscono anche la dignità costituzionale delle coppie dello stesso sesso. Ma non solo la giustizia, anche la società civile, i giornali, i media in generale, la pubblicità, le imprese sono andate avanti in questo Paese, è la politica ad essere rimasta indietro. Questo vuoto normativo è frutto esclusivo di una scelta politica e non di arretratezza sociale. La politica è molto più arretrata della società che dovrebbe rappresentare e io credo che l’esistenza di una legge elettorale che ha favorito il formarsi di un Parlamento di nominati dai partiti e non di eletti dai cittadini, abbia consolidato questa distanza della classe politica dalla società che sostiene di rappresentare.

A questa società e a quel ragazzo che venerdì sera è stato vittima di un’aggressione duplice ma ugualmente barbara che messaggio si sente di dare?
Io ho già sentito Claudio – abbiamo parlato proprio ieri – ma vorrei ripetergli che non è e non resterà mai solo, perchè tutti noi, tutta Arcigay abbraccia il suo coraggio e la sua dignità che sono forti e importanti anche per chi non ha ancora la forza e la capacità, di fare quello che lui ha fatto. Il suo coraggio e la sua dignità fanno il bene di tutti. Ma soprattutto vorrei mandare un messaggio all’intera città di Reggio Calabria, alla gente di Reggio Calabria, tutta. Non alla comunità di omosessuali e transessuali, ma ai cittadini, alle persone, agli uomini, alle donne a tutti. Deve essere Reggio Calabria a sentirsi indignata da questo atto, questo non è un atto che offende solo una persona omosessuale o la comunità omosessuale, questo è un atto che offende profondamente la città. Io vorrei vedere il sindaco di Reggio, le istituzioni cittadine, la gente che scende in piazza per protestare contro cose di questo genere. Questi episodi di violenza non sono soltanto un problema nostro, non è soltanto un atto di violenza a Claudio, è un atto di violenza alla civiltà.


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