GREEN PASS E PERSONE TRANS. Il problema esiste, ma non chiamateci no vax. E neanche con il dead name!

  

In queste settimane si è detto tutto e il contrario di tutto sul #greenpass, e da qualche settimana anche in ottica trans*, poiché come soggettività T abbiamo sollevato alcune obiezioni e soprattutto preoccupazioni riguardo l’identificazione e il conseguente outing forzato delle persone trans* con documenti non corrispondenti alla propria identità di genere, dubbi ai quali abbiamo deciso di dare una risposta concreta senza affidarci al clamore dei social e dei media mainstream, che avrebbero potuto – e purtroppo lo hanno fatto – cavalcare le nostre perplessità a fini propagandistici no vax / no green pass.

Fughiamo da subito il dubbio: questa non è l’ennesima campagna legata a complotti immaginari perché “me l’ha detto un amico di mio cugino che lavora nel settore”. La comunità LGBTQIA+ in questi ormai quasi due anni di emergenza sanitaria ha scontato sulla sua pelle le disparità del Servizio Sanitario Nazionale che, esasperate dalle pandemia, hanno reso ancora più fragili persone che già in tempi “normali” non sono in cima alla classifica delle preoccupazioni dello Stato. Abbiamo risposto con molta responsabilità, chiudendo luoghi di ritrovo che erano anche di assistenza perché spesso quando non sei di casa nemmeno a casa tua, l’unica speranza è qualche ora nei circoli con quelle persone che ormai per molt* di noi sono le nostre vere famiglie. Abbiamo rinunciato ai Pride, tornando nelle piazze quest’anno, dovendo anche faticosamente trattare per spazi, modalità, partecipanti mentre intorno a noi vedevamo cortei e sit-in anche non autorizzati, anche con simboli fascisti.

Fatta la doverosa premessa, consapevol* che comunque ci saranno alcune testate che continueranno a sfruttare questa nostra iniziativa, ecco dunque lo stato dell’arte: abbiamo condiviso da subito le nostre perplessità in sede istituzionale riguardo l’esposizione a paricoli reali per le persone trans* in sede di identificazione, e lo abbiamo fatto a fari spenti proprio perché non volevamo essere strumentalizzat* dalla stampa di destra. Ovviamente non poteva bastarci l’interlocuzione con le istituzioni, perché oltre a presentare un problema è bene darsi da fare per proporre delle soluzioni, perciò abbiamo dato vita a un gruppo che si è occupato della tematica green pass in ottica trans* ma anche transfemminista e intersezionale, come vedremo più avanti, che ha prodotto dei suggerimenti per delle linee guida per i verificatori.

Lo abbiamo fatto cercando una soluzione che non contrastasse con la necessità cogente, appoggiandoci a ciò che esiste già: il diritto alla privacy e al rispetto della dignità umana, due questioni che in effetti riguardano tutta la cittadinanza, non solo le persone transgender.

Ci siamo interrogat* sull’utilizzo del green pass non solo per quanto attiene alla questione ristorazione o altri luoghi di svago, ma anche sui luoghi di lavoro e per la fruizione di servizi pubblici. Sono situazioni in cui le persone trans* – anche in tempi non funestati da virus – si trovano tutti i giorni, costrette al deadnaming, misgenderate ancora di più allorquando si scopre “l’inganno” che la persona identificata non corrisponde al documento mostrato.

Per quanto riguarda i verificatori abbiamo proposto che laddove si rendesse necessario esibire il green pass sui luoghi di lavoro questa mansione debba essere a carico dell’ufficio del personale in quanto già titolare del trattamento dei dati sottoposti al vincolo della

privacy, così come nelle scuole di ogni ordine e grado e nelle università dovrebbero essere solo le segreterie studenti a procedere alla verifica. Oltre a questo, pensiamo sia bene rammentare al personale designato al controllo che esistono degli obblighi e delle sanzioni in caso di violazione della privacy, ma che so debbano anche suggerire delle modalità di verifica rispettose della dignità personale di chiunque.

Abbiamo anche suggerito un sistema che tutelerebbe sia la dignità di tutte le persone controllate che la necessità di arginare il solito esercito di furbetti che magari pensa di utilizzare il pass del nonno: un sistema a doppia verifica, tipo quelli utilizzati dai circuiti bancari per la conferma di operazioni online, per cui una volta “ricevuto il verde” alla lettura del QR-Code si mostra un SMS che non rechi dati personali ma un codice alfanumerico che può arrivare solamente sul numero dichiarato in sede di download del green pass.

A chiudere la nostra serie di suggerimenti, inviata a chi siede in Parlamento, ma anche ai Sindacati e alle FDO, ci sono queste considerazioni: alla luce del lavoro corale che ha coinvolto diverse soggettività LGBTQIA+ e non solo, è ancora una volta necessario evidenziare quanto sia impellente risolvere la questione delle carriere alias, nelle scuole e sui luoghi di lavoro, nella fruizione dei servizi pubblici; a fronte di alcune segnalazioni ricevute, da student* e personale del MIUR di ogni ordine e grado, da chi lavora sia nel settore pubblico che privato, ribadiamo che è illegittimo richiedere diagnosi di incongruenza di genere a chi avvia la procedura di attivazione di una carriera alias (in caso di documenti anagrafici non rettificati) perché la richiesta viola la vigente normativa sulla privacy. La carriera alias è un diritto delle persone trans*, a tutela dei diritti inviolabili dell’uomo come indicato dall’articolo 2 della Costituzione.

Tutto ciò per ribadire che le lotte non vanno in vacanza e che, ovviamente, anche questa elaborazione ci ha ricondotto alla questione nodale della riforma della Legge 164/82 e dei protocolli per la riaffermazione di genere, che non dovranno e non potranno essere scritte anche questa volta senza ascoltare le persone da tutelare, cioè la comunità trans* che non può continuare a dipendere dai bias e dai pregiudizi di una classe politica cisgender, eterosessuale e binaria che ancora nel 2021 parla di identità di genere come di un capriccio.

Sottoscrive:

ACQUE – Associazione per la Cultura Queer
Agedo Nazionale (e tutti i territori)
Antéros LGBTI Padova
Arcigay Friuli Odv
Arcigay Modena Matthew Shepard
Arcigay Rainbow Vercelli Valsesia
Arcobaleni Turritani
Brianza Oltre l’Arcobaleno aps
Collettivə Bruna
Collettivo ugualmente Frosinone
Gruppo Melitea
I Sentinelli di Roma
NEG ZONE
NovarArcobaleno
NUDM Marche
Rete Genitori Rainbow
SPIGA Sardegna

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Articolo tratto da https://www.lgbt.bz.it/

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